Archivi giornalieri: 23 Gennaio 2015

Lascia che sia io

 

 

Se volessi essere dolce per qualcuno
come i boccioli rosa
di un albicocco in fiore,
lascia che sia io.
Se volessi permettere a qualcuno
di perdersi nei tuoi occhi
dove si può vedere la bellezza
della terra in cui vivi,
lascia che sia io.

Se volessi mostrare a qualcuno
come volare spinto dalla brezza d’estate
che soffia al tramonto,
lascia che sia io.
Se volessi prendere il cuore di qualcuno
con le tue labbra
dello stesso sapore del mare,
lascia che sia io.

Se dovessi aver bisogno di qualcuno
che sappia seguirti da lontano
senza perderti mai, nemmeno un momento,
lascia che sia io.
E se tutto questo
resterà solo un sogno,
lascia che sia io.

 

MarcoSox

 

 

Iperione di fronte alla crisi greca: quella di Hölderlin

 

Nella storia della letteratura mondiale vi è un capolavoro assoluto, scritto in tedesco, nel 1797, da Johann Christian Friedrich Hölderlin (immagine a sinistra), un testo in cui la tensione poetica non è inferiore a quella di autori considerati insuperabili, come Dante Alighieri e William Shakespeare. Quest’opera è Hyperion oder der Eremit in Griechenland (Iperione o l’eremita in Grecia). In essa, è narrata la storia del giovane eponimo greco il quale, tornato nella sua terra e trovatavi una situazione politica catastrofica, scrive all’amico Bellarmino, rimasto in Germania, raccontandogli le sue esperienze. Iperione vive nella metà del XVIII secolo nella Grecia Meridionale, immerso nella natura, dove, introdotto dal saggio pedagogo Adamas al mondo eroico di Plutarco e a quello incantato delle divinità greche, si appassiona alle antichità del suo Paese. Più tardi, conosce Alabanda, unico a condividere i suoi ideali riguardo un progetto di liberazione della sua patria, pur non condividendone la visione sul ruolo dello Stato. 1Poi, l’incontro con Diotima, a Kalaurea, della quale finisce per innamorarsi e che durante un viaggio, di fronte alle rovine di Atene, gli infonde la forza per tramutare i suoi ideali in azione. Il giovane, così, partecipa alla guerra di liberazione della Grecia dai turchi. La lotta, però, lo cambia profondamente: viene ferito gravemente, Alabanda deve fuggire perché ricercato e una lettera gli annuncia la morte di Diotima, consunta dal dolore perché lo crede morto. Iperione comincia a vagare senza meta e senza scopo. In Sicilia, alle pendici dell’Etna e, poi, in Germania. Decide, infine, di tornare in Grecia, dove inizia una vita di eremitaggio, scoprendo, ancora una volta, la bellezza della natura, nella quale risuona la voce della sua amata Diotima. Riesce, così, a superare la tragicità della sua solitudine. La poesia di quest’opera insegna ad amare la Grecia, terra dal cui spirito e da quello del cui popolo, parafrasando un altro grande connazionale di Hölderlin, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, è nata tutta la nostra civiltà occidentale.

 

Pubblicato il 20 luglio 2011 su www.caravella.eu