Quando tu non ci sarai accoglierò per te fiori di campo spezzerò rami di pesco coi boccioli color rosa tenue e conterò le ore attraverso quei fiori lasciati nel vaso di vetro su un tavolo. Fisserò i zampilli di una fonte montana e ne berrò l’acqua fredda che toglierà anche la sete più tenace, e poi seguirò le foglie portate dalla corrente sulle quali lascerò andare il mio cuore. Quando tu non ci sarai cercherò di non piangere perché nel ricordo di te il mio sorriso avrò qualcosa del tuo e di quegl’occhi incantevoli.
Nel giardino concluso dal tempo sospeso dove viole e camelie t’han presa per mano custodisci il tuo giglio dai petali d’oro lo lavi con lacrime bionde di miele lo asciughi coi lunghi capelli di stelle pallida luna nel cielo brillante la notte dissolve le ombre nell’alba.
Il vento che muove le foglie arancioni che tendono i fili di larghi aquiloni nell’aria serena al profumo dell’erba gli orchi gelosi ti hanno violata squarciandoti il petto, brandendoti nuda usando parole, vergogna e violenza, lasciandoti prona e incapace di alzarti. Nel giardino concluso io sono passato e non hai voluto che io ti rialzassi. Ti ho carezzato le guance rigate le labbra assetate seccate dal sole. Ho provato a parlarti ma tu mi hai cacciato. Nel giardino concluso dal tempo sospeso tu dormi cullata dagli orchi gelosi dal petto squarciato sbocciano gocce di latte sprecato e di sogni confusi. La ninnananna ha cadenze ferine il tuo corpo di donna diventa di bimba e di lontano si vede una mamma.
Hieronymus Bosch, “Il giardino delle delizie” (part.), (1480-1490), Madrid, Museo del Prado