Archivi giornalieri: 20 Febbraio 2015

L’origine delle lingue (mica troppo seria, però!)

 

Secoli e secoli fa, si raccontava che il linguaggio fosse stato donato da Dio agli uomini, ma, poiché questi si capivano fin troppo bene tra loro e avevano imparato subito le parolacce, il Padreterno decise di mischiare un po’ le carte in tavola. A quel tempo, su tutta la Terra, si parlava una sola lingua e si usavano le stesse parole. Emigrando dall’Oriente, gli uomini giunsero in una pianura nel paese di Sennaar, dove si stabilirono. Un bel giorno, però, cominciarono ad annoiarsi perché non sapevano proprio più cosa fare. Mangiavano, bevevano, contavano le pecorelle prima di addormentarsi e dormivano. Così, qualcuno disse a tutti gli altri, tanto si capivano benissimo: “Amici miei, ho trovato il modo per passare la giornata: ci alziamo quando il sole sorge, andiamo a bere al fiume, facciamo colazione e ci mettiamo a fare mattoni. A mezzogiorno, li cuociamo col fuoco. Di pomeriggio, costruiamo una città e una torre così alta, ma così alta, che arrivi fino al cielo, toccandolo”. “Sì!”, lo interruppe un altro. “Finalmente sapremo cosa fare domani e dopo domani e dopo domani ancora”. “Poi”, concluse il primo, “di notte, riempiremo di baci le nostre mogli e ci riposeremo!”. Il giorno dopo, non l’avessero mai detto, la piana di Sennaar cominciò a diventare un cantiere più grande di quello della Salerno-Reggio Calabria. imagesM27YN1OVChi impastava paglia e fango, chi cuoceva mattoni, chi costruiva case, chi beveva al fiume, chi correva, chi si affannava. E più si spargeva la notizia nei dintorni, più gente arrivava lì per passarvi la giornata. Qualche tempo dopo, però, mentre la costruzione della torre procedeva spedita, Dio, affacciatosi al balcone del suo palazzo paradisiaco e accortosi che gli uomini stavano quasi arrivando alle porte della sua proprietà, trasalì: “Mio Me Stesso! Questi mo’ verranno a scocciarmi ogni momento per l’eternità. Vorranno stare sempre vicino a me a guadarmi risplendere, mi raccomanderanno i loro partenti vivi, mi chiederanno miracoli, si organizzeranno in un unico sindacato ultraterreno e avrò sempre i loro rappresentanti a seccarmi! No, no. Per Me Stesso non posso permetterlo, altrimenti perdo la pace e la serenità. E sì! Io passo il mio tempo infinito a sentire i loro lamenti? Tanto, li ho creati e passano la loro vita a lamentarsi, figurati se non mi rompono per la mia vita eterna? No, no. Devo trovare un rimedio!”. E pensa, pensa, Dio escogitò un piano: “Se confondessi la loro lingua in modo che non si capiscano più l’un l’altro, impedirei loro di comunicarsi reciprocamente qualsiasi cosa, a meno che, ognuno, non impari tre o quattrocento lingue. Così, non potranno più costruire questa maledetta torre e io me ne resterò tranquillo. E poi, visto che ci sono, li disperdo pure, tanto ho creato abbastanza terra per tutti, e chissà quanto tempo passerà prima che si possano rincontrare, provare a farsi capire e prendersi a brutte parole”. In un batter di fulmine, Dio scese sulla Terra per attuare il suo piano. Gli uomini non riuscirono più a capirsi e smisero di costruire la torre, che fu chiamata di Babele, proprio perché nessuno ci capiva niente. Questa è una leggenda ma, come tutte le leggende, ha certamente un fondo di verità.
Anche in altre zone del mondo circolavano favole simili. In India, si narrava che al centro della Terra crescesse un meraviglioso albero, chiamato Albero del mondo o Albero della conoscenza. Era così alto che quasi raggiungeva il cielo. imagesALIEO9BGUn giorno, questa pianta straordinaria disse tra sé: “Terrò la mia chioma nel cielo, allargherò i miei rami su tutta la Terra, manterrò tutti gli uomini radunati insieme sotto la mia ombra e li proteggerò, affinché non si separino. Amen! Andate in pace!”. Brama, il dio locale, un tipetto scontroso e permaloso, volle punire quell’albero, a suo dire, tanto superbo. Gli tagliò tutti i rami e li scagliò a terra, dove germogliarono come alberi Wata e, non ancora contento, fece sì che gli uomini cambiassero fede, speranza e carità, lingua e usanze, disperdendosi per il mondo come dei miserabili (alla faccia dell’albero!). Gli indiani Kaska del Nord America, invece, raccontavano quanto capitato ai loro antenati. Questi, una sera, al tramonto, nelle loro tende, mentre fumavano il calumet, che, evidentemente, non era caricato solo con il tabacco, furono sorpresi da una grande oscurità e un vento tanto impetuoso, tipo l’uragano Katrina, spazzò via loro, animali, tende, calumet, tabacco, quello che ci avevano mischiato, baracche, burattini, musica e musicanti. Molto tempo dopo, vagabondando tra canyon, fiumi, praterie e la Monument Valley, incontravano gente sconosciuta, che veniva da posti lontani, parlava lingue diverse e nessuno era in grado di comprendere quello che dicessero gli altri, proprio come sul set del film C’era una volta il West. Infine, anche sulle rive del Rio delle Amazzoni, si ascoltavano cose analoghe. untitledGli indigeni Tikuna, intanto che pescavano, perché la caccia era stata bandita, si ripetevano, fino ad averla imparata a memoria in tutti i particolari, questa incredibile storia: alcuni uomini di ritorno al villaggio dopo una battuta di caccia (l’ultima!), stanchi, affamati e con il carniere e la saccoccia vuoti, sicuri che sarebbero stati messi a pane e cipolla dalle mogli, mangiarono, di nascosto, due uova di colibrì. All’improvviso, tutti, anche quelli che non avevano neppure assaggiato i parti dell’uccello, cominciarono a parlare lingue diverse e si separarono, disperdendosi per il mondo. Hai voglia a dare la colpa al disgraziato che aveva suggerito di papparsi quelle uova. La frittata, ormai, era fatta.
Nei tempi antichi, quindi, era credenza diffusa che tutti i popoli della Terra fossero stati, all’alba della storia, una sola tribù, avessero vissuto insieme e avessero parlato la stessa lingua. Poi, però, qualcosa accadde. Se vi raccontassi la verità, questo mio articolo varrebbe 10 milioni di euro. Per cui, anch’io mi limito ad accettare questi racconti mitici, facendo finta che corrispondano al vero. E consiglio a voi di fare lo stesso. Ma, se avete 10 milioni di euro a testa, possiamo anche riparlarne!