Presentazione del saggio comico-critico di Riccardo Piroddi “Storia (non troppo seria) della Letteratura Italiana“, Albatros Il Filo, 2011. “La Storia della Letteratura Italiana: in secoli e secoli si sono succeduti autori e interpreti di tutto il sapere letterario della nostra nazione. Un sapere ammirato ma anche invidiato e certamente non inferiore alle altre Letterature europee e non. Ma quegli autori, più o meno illustri, spesso non sopportati con facilità in tempi di studi liceali, altro non erano che uomini, illuminati sì, ma pur sempre uomini. E allora Dante Alighieri, i cui versi hanno segnato parte della vita di ognuno di noi, lui, così impeccabile e intransigente, avrà avuto pure qualche difetto, o no? E Cecco Angiolieri è soltanto quell’autore così simpatico ai meno volenterosi, perché darebbe fuoco a tutti e prenderebbe tutte le belle donne per sé? Tra aneddoti e realtà, non senza mancare di approfondite riflessioni, l’autore di questo saggio ci propone un esilarante racconto dei più importanti personaggi letterari italiani, dando spunto agli intellettuali per prenderla un po’ meno sul serio e agli scettici per rendersi conto che in fondo in fondo I Promessi Sposi non sono solo un mattone destinato ad accumulare polvere su uno scaffale“. Relazione e dialoghi con l’Autore di Benedetta De Nicola.
Le cicale di Villa Borghese ci stordivano. Però non ci siamo interrotti. Mai. Così ti ho detto che sono giunto da solo a questa specie di bivio. Da un lato la necessità che sempre più si fa strada in me di trovare qualcuno con cui pian piano addomesticarmi, dall’altro le mie briglie sciolte, il mio seguitare a pisciare dove voglio e quando voglio, il mio piantar bandiere su tutte le lune che il mio radar per caso intercetta, la mia bulimia. Ti ho detto che amo stare sul mio palco e che voglio essere ammirato da tutti. Che nessuno si deve avvicinare troppo, a meno che non siate voi, i miei prediletti. Che il mio show, gratta gratta, è solo per te e quelli come te. E tu forse, nell’ascoltarmi, tra quelle cicale furiose, devi aver afferrato una volta per tutte questo pezzetto di me così fondamentale. Le femmine un tale cameratismo non lo potranno mai capire. Questo almeno dovresti potermelo riconoscere. In ogni modo sono tornato a casa che mi sentivo finalmente vuoto nella testa e come aggiustato. Sei un po’ il mio meccanico. Da sempre. Sostituisci le pasticche dei miei freni e mi lasci correre. Fino a che poi sono sfiatato e allora, se dio vuole, posso dormirci sopra.