Quanto è stata lunga Ti Jean la strada che da Lowell ti ha portato dove non ci sono più strade e quanto sarà lunga Ti Jean la strada sulla quale io dovrò correre per provare a raggiungerti correre sì correre come il ritmo sincopato di una partitura jazz che striscia tra i tasti di un sassofono nero in un locale stretto e fumoso giù a New Orleans come le parole spontanee su un rotolo per telescrivente senza punti né pause libere senza freni nude e senza coscienza parole bruciate troppo in fretta benzina nel carburatore dell’automobile che sfrecciava per le highways d’America da Est a Ovest a Est irrequieta battuta affamata di vita e beata il suo rumore è arrivato dovunque ha corso per tutte le strade del mondo e non si è finora ridotto né può continua è possibile ascoltarne il rombo limpido e chiaro come le notti passate a dormire sui prati e nei boschi nel sacco a pelo fatto di stelle e una bottiglia di bourbon.
Mi ci sono voluti cinque anni. Cinque anni buoni. Cinque anni di Facebook. Ma alla fine credo di aver capito. Il regno del vuoto sterminato. Il sommo paradigma del nulla. Ecco cos’è. Un’umanità che si parla addosso, che si specchia in pubblico perché a farlo in solitudine le farebbe troppa paura. Incapaci di interagire nei sapori e negli odori, ci muoviamo in chat imbarazzanti e imbarazzate. Ché oggi se telefoni a qualcuno sei uno stalker. Allora faccine e poi faccine e poi di nuovo faccine. Siamo emoticon sgrammaticate. Tento con sforzi disumani di costruire qualcosa di nuovo, qualcosa di buono. Di uscire da questa griglia artificiale. Ma non ce la faccio. Che beffa. Incroci di belle occasioni che temono per il loro stesso fiorire. Meglio seguitare a farci selfie sperando in un paio di “likes”. Meglio vagare per chat armati di copia e incolla. Meglio le tette, i culi, i tatuaggi, i cibi, le spiagge. Tanto è in questo che ci siamo specializzati. Ciascuno un banco, ciascuno la propria merce. E sarebbe perfino struggente se poi non ci illudessimo che qui si fa sul serio. Meglio battere le mani che parlare. Ma sì. Dopotutto questo è un concerto rock. Noi sul palco, giù la claque.