Presentazione del volume di racconti di Domenico Infante “Vento e sabbia“, Scrittura&Scritture, 2011. “La Tramontana soffia pungente sulla storia di uomini e donne venuti da lontano, il freddo Grecale cerca il nome da restituire all’uomo senza nome, il leggero Levante spira sul sogno di volare di Paolo mentre l’umido Scirocco getta polvere negli occhi di un barbone. Il meridionale Ostro trasporta la storia di un vecchio e simpatico parcheggiatore abusivo, il rapido Libeccio racconta degli oggetti rianimati da Tommaso e il fresco Ponente cambia il destino di una vita. Maestrale, il re dei venti, tesse il racconto dell’uomo del vento e del mare, filo di una ragnatela di infinite altre storie” (dalla quarta di copertina). Relazione e intervista all’Autore di Riccardo Piroddi. Letture di Marilena Altieri e Mimmo Bencivenga. Organizzazione generale e musiche di Mimmo Bencivenga, proprietario della Libreria Indipendente.
Sgomitola a mucchi di foglie gialle giù per i viali leggeri e aperti, il mio autobus puntuale ma svogliato. Mi sembra così disperatamente il 1986, io e Luigi per le vie grigie del dopopranzo domenicale, echi di partite lontane nelle cronache alla radio. I nostri miseri tredici e quindici anni, i muri sporchi di Via Val Melaina, i progetti per il futuro, quel Ponte delle Valli che poi ci facemmo a piedi, tutto, quasi a sfidare la grande tempesta di settembre. Inseparabili. Sempre. Fin lì. Poi ci separammo. Colpa della vita, pensai. La vita. Che ti separa di continuo. Da quello che amavi, da quello che eri. Ti porta via con sé, ti fa essere altro, amare altro. E solo quando sei diventato vecchio abbastanza puoi capire. Che la vita ti fa riempire la vita di un sacco di alternative, di un sacco di persone, linguaggi, posti, cose che ti esplodono addosso e all’istante ti dimentichi. E ti leva di colpo le sole piccolezze che davvero hanno contato per te. E le ferite profonde. I solchi. Tutti quei maledetti lupi rintanati nel buio.