Archivio mensile:Ottobre 2015

Dødheimsgard

 

Sappiamo veramente poco della storia dei Dødheimsgard (DHG). Sono un fenomeno di nicchia a tutti gli effetti, con pochi ma buoni fans. Impossibile scriverne una biografia completa. DSC7966Tutto quello che si sa con certezza è che i DHG sono una band norvegese, nata nel 1994, e capitanata dal polistrumentista Vicotnik (nome di battesimo Yusaf Parvez). Inizialmente dediti a un black/death metal dal sapore tipicamente nordico, hanno, poi, virato verso sonorità più sperimentali e un’attitudine tipicamente progressive, con l’album “666 International”, Moonfog Production, 1999 (ascolta). La band ha pubblicato cinque dischi in vent’anni, e ciò, in fondo, è stato un bene, perché ha permesso ai ragazzi di mantenersi sempre su certi livelli e non scadere nella banalità, come spesso accade a
chi ha fretta di pubblicare un album o è pressato dai discografici per produrre musica quanto prima.p19bih03e71nfj1ktd6tn94g1e204 Dei cinque dischi, il più maturo, folle e sperimentale, è sicuramente l’ultimo, “A umbra omega”, Peaceville Records, 2015 (copertina a sinistra). Ci sono voluti otto lunghi anni per dare alla luce questo capolavoro. Un’eternità nell’ambiente discografico odierno, che divora emozioni alla velocità della luce e sforna dischi con impressionante velocità. Ma tutto ciò sembra non preoccupare minimamente i DHG, band troppo fuori dagli schemi, avanti e lontana da qualsiasi moda o modello preimpostato di musica. “A umbra omega” (ascolta) non è un disco dal facile ascolto, è tortuoso e per certi versi ostile, tenebroso e oscuro, maledettamente complicato nella sua intenzione (così come dichiarato dalla band in una delle rarissime interviste) di trasmettere all’ascoltatore il disagio e l’angoscia dell’essere umano al cospetto del proprio mistero. Definire “A umbra omega” un disco sarebbe un errore. Esso non è soltanto un disco, ma un’esperienza sonora allucinante e sontuosa, da vivere col fiato sospeso, da assorbire in ogni singola nota e lasciarsi travolgere. 1424_photoL’album si compone di cinque brani più una breve intro, per oltre un’ora di follia e sperimentazione, un’orgia di suoni e di emozioni difficilmente descrivibili con parole, dinanzi alla quale si annulla persino il concetto di recensione. Complesso nella struttura e vario nei generi in cui spazia, “A umbra omega” mantiene comunque salda una chiara impronta black metal, alla quale si uniscono, meticolosamente studiati in ogni dettaglio, pianoforti, sax, sonorità acustiche e industrial. Preannunciato dalla breve intro “The love divine” (ascolta), il capolavoro “Aphelion void” (ascolta) apre le danze all’insegna di un black metal brutale e claustrofobico, interrotto bruscamente da giri di pianoforte e carezze di sax, da momenti chitarristici melodici, ma mai dolci, quasi a disegnare uno scenario gelido e schizofrenico. La voce è tipica del metal più duro e, assieme agli strumenti, raffigura scenari oscuri e malinconici, capaci di soffocare l’ascoltatore. Momenti più introspettivi si alternano a brutali cavalcate metal, entrando in rotta di collisione e dando vita a un sound più unico che raro, geniale nella sua sfrontatezza. “God protocol axium” (ascolta), invece, si struttura intorno ad arpeggi di chitarra volutamente ossessivi, che sfociano in scenari tipicamente ambient e in cori a sfondo mistico. Di fondo, sempre un black metal possente, il cui compito sembra quello di dichiarare improvvisamente guerra ai momenti “leggeri” e catapultare gli strumenti verso la velocità, il rumore e la precisione quasi aritmetica. Altro picco di grande creatività lo si raggiunge in “Architect of darkness” (ascolta), in cui gli DHG si cimentanoddheimsgarddhg_live_band in un metal dal ritmo lento e quasi d’atmosfera, interrotto da cori cupi e maestosi. Il disco termina in bellezza con “Blue moon duel” (ascolta), quattordici minuti di evoluzioni sonore precise e meticolose, tra tempeste sinfoniche, cori come d’abitudine, trombe epiche e violentissime raffiche di adrenalina. “A umbra omega” è un disco decadente e devastante, anarchico, geniale ed estremo come pochi. E’ sicuramente uno dei momenti di maggiore creatività di questo acerbo 2015, probabilmente uno dei migliori dischi dell’anno, almeno per quel che riguarda il metal, ma (purtroppo?) destinato a un pubblico di pochi e raffinati ascoltatori. “A umbra omega” è pura arte, da ascoltare con meticolosità e attenzione, per comprendere a pieno le sue mille sfaccettature e influenze, la sua ambizione e mentalità d’avanguardia. Un disco che si può continuare ad ascoltare per mesi e trovare ad ogni ascolto nuovi aspetti e sonorità nascoste, tanto è terrificante in queste, quanto è avanti nella mentalità. Da comprare a scatola chiusa!

Pier Luigi Tizzano

 

17 ottobre 2015. Sorrento. Libreria Indipendente

 

TV-SET: i programmi televisivi di intrattenimento, la manipolazione delle menti, il controllo sociale… 
Lettura corale del testo di Mimmo BencivengaTV-SET” e dibattito-discussione con Massimo Conte, sociologo.
“I talk show escludono i cittadini dal dibattito, come all’epoca fascista. I talk show televisivi sono il vero terrore, quello autentico, che massacra le coscienze, le annulla e le fa evaporare nel Nulla Mentale che il Potere vuole costruire, per sfruttare l’intera cittadinanza facendo creder loro che si stanno occupando del bene della collettività. E’ l’ipocrisia elevata a sistema di vita” (Pier Paolo Pasolini).

ATTENZIONE ATTENZIONE ATTENZIONE!!!
Il Grande Web ti guarda!

Letture di Marilena Altieri, Maddalena Marselli, Maria Caratunti e Mimmo Bencivenga. Introduzione di Riccardo Piroddi. Interventi di Massimo Conte. Consulenza tecnica di Antonino De Angelis. Organizzazione generale e musiche di Mimmo Bencivenga, proprietario della Libreria Indipendente.

 

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Amici

 

A quindici anni: si piange insieme, si ruba insieme, si fuma insieme, ci si sballa insieme, si fa a botte e poi si fa pace (anche dopo esser stati con la stessa ragazza, con lo stesso ragazzo), si fa sega insieme, si ride fino a morire.
A vent’anni: si va in macchina insieme, si battono tutte le discoteche fuori città, si va al mare, si dorme insieme, si viaggia insieme, si piange insieme, si studia insieme, si va ai concerti insieme, si sogna il domani insieme.
A trent’anni: si litiga, ci si fa del male, ci si perde, poi ci si ritrova, si pianifica, si fa il punto, si va avanti, ci si interroga, ci si aiuta (spesso anche economicamente), ci si offre il famoso divano finché non si trova di meglio.
A quarant’anni: ci si studia dall’alto in basso, ci si misura, ci si annusa, in silenzio e fintamente apatici, con spocchia, sicumera, indifferenza, per capire chi è il più forte, chi è il più debole, chi ha raggiunto il potere, chi sta sfiorando la merda.

Patrick Gentile

 

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Disinfestare

 

Col passare degli anni mi rendo sempre più facilmente conto di una cosa. Si perde un mucchio di tempo discutendo in modo sterile di questo e quello. Non si arriva mai da nessuna parte. Esiste solo una reciproca smania di imporre delle idee. Ciascuno le proprie. Per questo bisogna scorciare in fretta i rami che pesano inutilmente, i rampicanti che soffocano la nostra evoluzione. Date un calcio a tutti quelli che vi controbattono, non vi apprezzano appieno, non vi capiscono al primo sguardo. Già se dovete spiegarvi, giustificarvi, è segno che qualcosa non va. E serve poi? Serve discutere? Qual è lo scopo? Bisogna saper trovare avversari degni se proprio c’è bisogno di salire sul ring. Ma guardatevi attorno per un istante e ditemi: c’è forse qualcuno che sia abbastanza degno della vostra attenzione? Di un vostro pugno in faccia? Se la risposta è sì, ebbene, lì e solo lì allora è l’amore. Crudo e potente e aspro anche. Ma non il resto. Il resto sono piattole, pidocchi, sanguisughe. Coraggio, dunque. Disinfestate invece di frignare.

Patrick Gentile

 

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10 ottobre 2015. Sorrento. Libreria Indipendente

 

Presentazione del volume di racconti di Domenico InfanteVento e sabbia“, Scrittura&Scritture, 2011.
La Tramontana soffia pungente sulla storia di uomini e donne venuti da lontano, il freddo Grecale cerca il nome da restituire all’uomo senza nome, il leggero Levante spira sul sogno di volare di Paolo mentre l’umido Scirocco getta polvere negli occhi di un barbone. Il meridionale Ostro trasporta la storia di un vecchio e simpatico parcheggiatore abusivo, il rapido Libeccio racconta degli oggetti rianimati da Tommaso e il fresco Ponente cambia il destino di una vita. Maestrale, il re dei venti, tesse il racconto dell’uomo del vento e del mare, filo di una ragnatela di infinite altre storie” (dalla quarta di copertina).
Relazione e intervista all’Autore di Riccardo Piroddi. Letture di Marilena Altieri e Mimmo Bencivenga. Organizzazione generale e musiche di Mimmo Bencivenga, proprietario della Libreria Indipendente.

 

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Vita

 

Sgomitola a mucchi di foglie gialle giù per i viali leggeri e aperti, il mio autobus puntuale ma svogliato. Mi sembra così disperatamente il 1986, io e Luigi per le vie grigie del dopopranzo domenicale, echi di partite lontane nelle cronache alla radio. I nostri miseri tredici e quindici anni, i muri sporchi di Via Val Melaina, i progetti per il futuro, quel Ponte delle Valli che poi ci facemmo a piedi, tutto, quasi a sfidare la grande tempesta di settembre. Inseparabili. Sempre. Fin lì. Poi ci separammo. Colpa della vita, pensai. La vita. Che ti separa di continuo. Da quello che amavi, da quello che eri. Ti porta via con sé, ti fa essere altro, amare altro. E solo quando sei diventato vecchio abbastanza puoi capire. Che la vita ti fa riempire la vita di un sacco di alternative, di un sacco di persone, linguaggi, posti, cose che ti esplodono addosso e all’istante ti dimentichi. E ti leva di colpo le sole piccolezze che davvero hanno contato per te. E le ferite profonde. I solchi. Tutti quei maledetti lupi rintanati nel buio.

Patrick Gentile

 

ciclo della vita

 

Ritorno

 

Se non fosse per la ciclicità sarei ormai morto da parecchi anni. Fortunatamente di professione faccio il nostalgico. Così anche se perdo i pezzi per strada, poi, di colpo, ricordo tutti i pit stop da cui mi sono fermato durante la corsa. Le revisioni, i rabbocchi, le saldature, la fiamma ossidrica, le pacche sulla spalla. Difficilmente nella mia vita ho conosciuto dei pezzi di merda della mia caratura, lo ammetto. Ma siccome salgo e scendo le scale del tempo, allora so di potermi sempre riabilitare ai tuoi occhi. Quelli che vedi sul mio braccio sinistro sono dei numeri. Ma non sono più un deportato. Non ci sono finito nel tuo campo di concentramento. Perché ho imparato a scavare tra la rete e la terra. È solo questo fatto che dico. Che sento il tuo richiamo. Attraverso gli anni. Come succedeva a Grenouille con gli odori. E allora, vedi, trovo la strada per tornare. Io trovo sempre la strada per tornare. Da te.

Patrick Gentile

 

 

Miss Italia è ignorante?

 

Il servizio televisivo che propongo in calce all’articolo è un’ottimo specchio dell’Italia: la giovane Miss Italia 2015, Alice Sabatini, resasi protagonista della ormai celeberrima gaffe sulla seconda guerra mondiale, è stata insultata da persone che ne sanno quanto o meno di lei!!!

Ecco qualche risposta emersa dal video: la seconda guerra mondiale è cominciata nel 1936 o nel 1942. Winston Churchill era il presidente dell’America. Pearl Harbour è in Giappone. Yalta? Nessuna risposta. Il capo del governo italiano durante la guerra mondiale? Nessuna risposta. Il più famoso sbarco alleato della seconda guerra mondiale? Nessuna risposta.

Forse è bene che io cominci a vendere noccioline americane davanti ai cinema!!!

 

(guarda il video)

 

alice-sabatini-675Alice Sabatini, Miss Italia 2015

 

La partita

 

Bisogna trovare il coraggio di ricredersi. Tornare sui propri passi. Suonare al campanello. Sconveniente, è vero. È solo che quando si va via è più facile. Ma dentro lo senti. Lo avverti che la partita non si è mai conclusa. Che gli altri hanno continuato comunque a giocare. Anche senza di te. E che stanno bene, pure se ti eri suicidato credendo che si sarebbero fermati. Invece no.
E allora va bene tirare le tende. Va bene far finta di niente. Ingozzarsi e poi correre alla toilette a vomitare. Ma poi dovevi restare. Non ce la facevi, okay, lo abbiamo capito. Eri smembrato come una volpe investita sul ciglio del bosco. Ma ora ti sei leccato le ferite abbastanza. Ti abbiamo riaperto, e sì che era sprangato. Adesso sta a te. O salti su dalla panchina e torni in campo a giocare con noi, oppure… Be’, oppure vaffanculo.

Patrick Gentile

 

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Le mie battaglie

 

Ciascuno di noi ha delle battaglie da portare avanti. Se ancora vi steste chiedendo quali siano le mie, ebbene rispondo subito:
io lotto contro chi fa del male agli animali e agli insetti. Contro i bifobi, gli omofobi, i transofobi. Contro i presuntuosi, gli snob di sinistra, gli ottusi di destra. Contro gli ipocriti, i moralisti, i benpensanti, gli approssimativi, i vittimisti, i lamentosi a oltranza, gli intellettuali spocchiosi, i bigotti. Contro chi utilizza i social come una rivoltella e spara a caso sulla folla. Contro la strumentalizzazione psicologica che spesso si attua in amore e sul lavoro. Contro la maleducazione, la strafottenza, l’arroganza, l’umorismo fuori luogo. Contro chi denigra gratuitamente e non sa apprezzare quel che la vita gli offre.

Patrick Gentile

 

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