Presentazione del volume di poesie di Marco Russo “Qualcosa ha ancora più fame”, Graphisoft Edizioni, 2013. “Questo volume raccoglie poesie composte tra il 1998 e il 2012. Da un lato la verità vorace e distruttiva dello scorrere del tempo, dall’altro il tentativo di porvi un argine appartato e raccolto mediante la scrittura: l’esercizio spoglio e disadorno (lirico) che la poesia contrappone al ronzio velenoso e strisciante della dissoluzione; nessun altro scopo che intonare un possibile canto avverso al basso continuo del disfacimento. Cantare: voce del verbo salvare“. Relazione e intervista all’Autore di Riccardo Piroddi. Letture di Marilena Altieri. In conclusione della serata, il prof. Massimo Conte, amico della Libreria Indipendente, ha recitato alcuni suoi versi. Organizzazione generale e musiche di Mimmo Bencivenga, proprietario della Libreria Indipendente.
I ragazzini fumano ai bordi della gommalacca. Eppure sono ancora quanto di più vicino al 1984 possa esserci nel 2015. Ma c’è sempre stata come una perennità sinistra di quel tempo, non trovate? Un eterno faraglione piantato in mezzo a un campo di sassi. Gli anni ottanta. Proprio così. Si accesero i colori dai tubi catodici Philips e Telefunken, ci ordinarono di non posizionar gli apparecchi accanto agli impianti hi-fi per non doverci poi ritrovare con lo schermo tutto verde, ci diedero bottoni, ci dissero: that’s all, folks! Ed avevano maledettamente ragione. Razza di bastardi figli di puttana. Cazzo di giostra. Ci sono finiti dentro persino loro. Questi ragazzini che fumano in bilico alla gommalacca, ripeto. La stessa gommalacca dei vinili che facevamo girare noi sul piatto del nostro stereo. Biascicano le nostre gomme americane, la nostra strafottenza cruda, lo stesso schifo di parole che abbiamo prodotto noi. Noi, cioè i figli di chi ebbe vent’anni nel 1968. Noi, cioè i loro padri e le loro madri, già molto pericolosamente al centro del piatto, esattamente lì dove la velocità raddoppia e ci spoglia di tutto.