Forse perché ho accumulato tanto che non ce la facevo più. Forse è la sera, la pioggia, le macchine. Forse sono certe canzoni. Certe maledette canzoni del cazzo. Quanto cazzo male fanno le canzoni. Questo mondo naufraga sotto canzoni che t’ammazzano. Forse è la strada. Forse è che sono a pezzi. Ma piango. Piango a cazzo di cane. Col naso e il moccio e tutto proprio. Sì, piango. Piango e vaffanculo.
La maggior parte delle persone desidera ciò che non può avere. Una parte assai esigua di esse raggiunge quel che desidera dopodiché scopre la noia. Un numero infinitamente piccolo di esse raggiunge quel che desidera e trascorre il resto della propria vita pregando che non finisca.
Ciak, si legge! Quinto appuntamento con la rassegna letteraria-cinematografica, organizzata dall’Associazione Giovanile “361°”. Dal romanzo di Irvine Welsh, “Trainspotting” (1993), al film di Danny Boyle, “Trainspotting” (1996), con Ewan McGregor, Robert Carlyle, Ewen Bremner e Jonny Lee Miller. Un filo tra i libri e il cinema, tra la letteratura e i grandi film. Un filo che lega tutta la serie di appuntamenti: si comincia con la proiezione di un film, tratto da un romanzo di successo e, in conclusione dello stesso appuntamento, sarà suggerito il libro da cui è tratta la pellicola presentata nel successivo. L’acquisto del libro, oggetto dell’incontro susseguente, sarà possibile alla fine di ogni appuntamento! Conduzione e moderazione di Riccardo Piroddi. Organizzazione generale di Ilaria Ferraro, in collaborazione, per la parte tecnica, con i giovani dell’Officina “361°”. Fotografie di Pier Luigi Tizzano.
In che modo sono cambiato io? Prima vivevo la mia vita dal di dentro, e mi sembrava una strada senza fine. Dopo dal di fuori e ora ogni tanto la vedo per quel che veramente è. Parlo della sua misera piccolezza. Eccola, sta tutta in una mano. Così minuta e circoscritta tra ciò che è stato prima, e tutto quello che a lei seguirà. E mi fa male. Accorgermi non solo dell’immane spreco che spesso sono stato. Ma, ed è questa la parte più terribile, anche del risparmio di cui mi sono reso inutilmente capace.
Primo dei tre appuntamenti, organizzati dal Forum dei Giovani di Massa Lubrense, presieduto da Giovanna Savarese, con gli studenti delle classi quarta e quinta della sede massese dell’Istituto Polispecialistico “San Paolo”, diretto dalla professoressa Rosa Cirillo, dal titolo: “Massa Lubrense: i luoghi, la storia e il futuro”. Ospite di questo primo incontro, condotto e moderato da Riccardo Piroddi, dedicato alla baia di Ieranto, il dottor Antonino Miccio, direttore dell’AreaMarina Protetta di Punta Campanella, il quale ha brillantemente relazionato sulla storia dell’Area Marina, sull’ecosistema dell’Area e sull’indotto turistico che l’Area Marina Protetta ingenera nel territorio massese. Un appuntamento stimolante per gli studenti, che hanno avuto occasione di approfondire tematiche di profondo interesse per il loro percorso scolastico. L’intervento conclusivo del consigliere delegato alle politiche giovanili del Comune di Massa Lubrense, Marco Mosca, ha suggellato il proficuo successo della manifestazione.
La maggior parte di quelli che conosco hanno sofferto quando non sono stati corrisposti. Io credo di soffrire del male opposto. Il mio autismo sentimentale è come un muro, non ha ingressi. Come mi metto con quest’uomo? L’ho portato da questa parte e ora che avverto il suo desiderio mi sento paralizzato. Sarà domenica. E poco fa già ragionavo su quale scusa mettere. Potrei dire che si è ammalato qualcuno e non posso più. Oppure vado e tronco. Io non so cosa mi abbia fatto diventare quello che sono diventato. Cosa volevo provare a me stesso? Che miracolo dovrebbe compiere un uomo che vorrebbe trascorressi i momenti più felici della mia vita proprio con lui? Io sono un uomo che per essere felice ha bisogno che nessun amante entri nella sua vita. Non lo faccio apposta, ma non sono in grado di amare nessuno. Né chi non mi ama. Né chi forse vorrebbe. Sono un’aberrazione?
Soltanto chi crede in Dio, qualsiasi Dio, può essere superstizioso. La superstizione e la religione, infatti, hanno le stesse matrici: la paura e l’ignoranza. In fondo, la superstizione è anch’essa una forma di religiosità, meno sofisticata e ancora più immediata!
Ho questa voglia di vento negli occhi. Una specie di primavera della mia esistenza tutta. In ogni cosa che dico o faccio. Come se stessi rinnovando totalmente le mie cellule, i miei pensieri, la mia emotività. È come se avessi una fame sovrumana d’amore. E non parlo nemmeno tanto di un amore al maschile, di un uomo. Parlo di tutto: di un uomo, del mio cane, dei parchi, del mio libro, di Roma, della notte, della musica. Voglio giorni nuovi, ricominciare ogni cosa. Voglio l’immensità.
Italia, avrei potuto darti tutto e invece, non ti do niente perché seppure ti avessi dato tutto tu non mi avresti ridato niente. È così che funziona è così che tu mi hai insegnato. Italia, ahi serva Italia di dolore ostello
nave sanza nocchiere in gran tempesta
non donna di province, ma bordello! Lo riconosci questo? È il tuo Dante. In quale fogna hai ricacciato i tuoi spiriti magni dopo avergli strappato la lingua e costretti al silenzio? Italia, perché ti fai guidare dagli imbecilli perché ti lasci disonorare da quelli che chiami onorevoli quando la finirai di creare coglioni in serie coi capelli ordinati e le valigette piene di inutilità? Italia, quando smetterai di ascoltare quei figuri vestiti di nero che ti parlano d’amore senza, per fede, aver mai nemmeno potuto toccare una donna? Quando un uomo potrà amare un uomo quando una donna potrà amare una donna quando, Italia, chi è costretto a soffrire potrà amare a tal punto la vita da volerla abbandonare senza bruciare all’inferno? Italia, i tuoi libri sono pieni di polvere e mosche il marmo bianco dei tuoi monumenti è corroso. Non sei stata capace di conservare le tue glorie preferisci i vestiti alla moda, i festini di coca e le puttane di lusso. Italia, deciditi una buona volta butta quella maschera da persona perbene e mostra tutto il tuo sudiciume. Italia, puzzi di immondizia sei marcia e corrotta. Guardati se ci riesci non provi vergogna? Italia, mi fai ridere, non sei più credibile. Ti ho concesso troppe possibilità e mi hai ripetutamente deluso. Tieniti pure l’affetto di mio padre che continua a volerti bene convinto di vivere nel migliore dei paesi possibili. Guarda come l’hai ridotto! E come lui tanti altri. Italia, perché io che non sono figlio di politico, industriale, o grande giornalista tanto vale sia figlio di puttana almeno qualcuno ringrazierà mia madre per la mezz’ora di piacere concessagli? Mi ascolti? O sei troppo impegnata a guardare un reality show? Continui a cercare i tuoi modelli di vita tra le pagine delle riviste scandalistiche e nella cronaca nera. Sei anni per condannare una madre assassina e pochi secondi per far saltare in aria dei galantuomini che ti combattevano Italia mafiosa. I processi si tengono negli studi televisivi i ministri concedono sconti di pena ai criminali i pentiti li mandi in crociera e i collusi in Parlamento. Vai a farti fottere, Italia. Vai – a – farti – fottere! Quando capirai che non esistono più il bene o il male il legale o l’illegale, il pericoloso o il sicuro ma soltanto quello che ti fa divertire e quello che ti annoia? Italia, mi intendi o devo parlare in modo più semplice? Perché sei capace soltanto di inventare obbrobri che si sforzano di rassomigliarti? Perché ci vuoi tutti uguali a te? Quale colpa dobbiamo pagare? Italia, le mie magliette hanno il collo sdrucito e le mie scarpe le suole consumate. Faccio il cameriere e scrivo poesie per restare vivo. Ho buttato via la mia educazione per non diventare come te, Italia. Mi fai schifo, mi fanno schifo quelli come te. Italia, ascoltami, sono nudo e lontano da casa il D-tan mi sta rovinando le mani. Le banche dove ho sempre portato i miei pochi soldi sono i bar e adesso ho sete, Italia. Cerco di andare fuori di testa ogni volta che posso e ora sono dell’umore giusto per scrivere. Italia, mi rivolgo sempre a te quando potrò comprare dal tabaccaio quello che serve per le mie poesie quando quei tipi che sembrano fotomodelli con la pistola cominceranno a dare la caccia a chi veramente merita di essere rinchiuso? Italia, ormai da sei anni non vedo più Paola ma di notte sogno ancora di baciarla. Col nome di donna come lo porti tu lei merita di essere amata non tu, Italia. Ecco cosa di buono ti è rimasto, soltanto il nome di donna! Italia, Luigi si è sposato e nessuno mi ha avvertito. Mia sorella mi telefonò due giorni dopo mentre ero a Ginevra. Già mi hai dimenticato, Italia? Hai già dimenticato uno dei tuoi figli migliori? Italia, nell’aiuola sotto l’albero di pere non spuntano più i ciclamini a settembre. Non ho mai capito se scherzi o fai sul serio, Italia se sei matta o troppo sana se sei fatta o lucida se menti o mi dici la verità. Seghiamoci una canna, Italia, ah no, tu non fumi, hai ragione, è contro la legge. Quanto sei stupida e falsa, Italia! Mi fai pena. Mi vuoi denunciare? Vuoi chiamare la polizia? Fallo! Mentre li aspetto, mi gusterò un’altra bottiglia di liquore generoso.