Un mucchio di gente che conosco è infelice solo perché in fondo evita di mettere a fuoco e isolare le poche cose che la renderebbero soddisfatta. A volte penso che se avessero il coraggio di isolare le cose che permetterebbero loro di essere felici, molte persone farebbero saltar per aria un sacco di coperchi erroneamente considerati necessari. E andrebbero finalmente a meta. Il problema è che si è avvezzi più ai coperchi che alla felicità. Questo è il problema dell’umanità.
Compio sforzi sovrumani. E non perché me lo imponga qualcuno. È solo il soldato che vive dentro di me. Lui pretende la felicità assoluta. Lui mi obbliga a lavorare, guadagnare, scrivere. Mi costringe a costruire qualcosa. Qualcosa di grandioso. Altrimenti ho vissuto per niente. E siccome potrei morire anche domani, il soldato dentro di me mi prende a calci nel culo sbraitando che devo fare in fretta. Questo è come vivo io. Trovamelo adesso uno che possa tenermi testa. Nel bene o nel male. Trovamelo.
La giornata celebrativa, dedicata, il 29 febbraio 2016, dall’Amministrazione Comunale di Sorrento a Lucio Dalla, nel quarto anniversario della scomparsa (1 marzo 2012/1 marzo 2016), iniziata con l’intervista su Rai Uno allo scrittore sorrentino Raffaele Lauro, è stata coronata da uno straordinario successo, dimostrando la felice intuizione del sindaco, Giuseppe Cuomo, dell’assessore agli Eventi, Mario Gargiulo, e dell’assessore alla Cultura, Maria Teresa De Angelis. Nella conferenza stampa della mattina, Cuomo ha ribadito la gratitudine a Raffaele Lauro, il quale, con i suoi tre libri su Dalla, ha consentito di approfondire, anche post mortem, il cinquantennale legame di amicizia con Sorrento del cittadino onorario Dalla e di rinnovare i sentimenti di riconoscenza dell’intera comunità nei confronti dell’autore di “Caruso”, canzone divenuta un inno della sorrentinità nel mondo. Di altissimo profilo spirituale e culturale, gli interventi dei relatori alla presentazione pomeridiana, nella Sala Consiliare del PalazzoMunicipale, del quaderno di viaggio, “Lucio Dalla e Sorrento Tour – Le tappe, le immagini e le testimonianze”, di fronte ad una folla di autorità, di sorrentini e di estimatori del grande artista, venuti da Roma, da Castellammare di Stabia, da Pompei, da Napoli e, financo, da Potenza. Particolarmente significativi i contributi di riflessione, sul rapporto Dalla e Sorrento e sulla ricca personalità del cantautore, di Francesco Alfano, arcivescovo di Castellammare-Sorrento, del sindaco Cuomo, dell’assessore De Angelis, e dei giornalisti, Antonino Pane, Antonino Siniscalchi, Antonio Manzo e del decano dei giornalisti campani, Ermanno Corsi. Commozione e reiterati applausi al giovanissimo musicista, Riccardo Fiodo, studente del Liceo Scientifico Statale “Gaetano Salvemini”, che, con il suo sax, ha eseguito il capolavoro di Dalla, “Caruso”. Lauro ha concluso la presentazione, ringraziando il sindaco Cuomo, l’Amministrazione Comunale e tutti i presenti, per la massiccia partecipazione, e annunciando la conclusione del suo percorso dalliano, con le manifestazioni di Sorrento, di Manfredonia, il 18 marzo, per iniziativa del sindaco, Angelo Riccardi, e, infine, di Massa Lubrense, il 28 maggio 2016, per iniziativa dell’Amministrazione Comunale. Il degno suggello di una splendida giornata celebrativa, che avrebbe entusiasmato anche Lucio Dalla, è stato il concerto-omaggio a Dalla, della band musicale “The Sputos” di Macerata, seguito, in serata, al Teatro Tasso di Sorrento e presentato da Riccardo Piroddi. La band, diretta dal maestro Giuliano Cardella, con le sue perfette orchestrazioni, accompagnate dalla potente voce di Marco Virgili, ha rinnovato, nei sorrentini presenti, le emozioni delle più belle canzoni di Dalla, a partire dal capolavoro, “Caruso”. Dalliana anche la finalità del concerto, per beneficenza, destinata alla Caritasdiocesana.
Io piango la filosofia antica, piango i dialoghi socratici riferiti da Platone. Piango sul vuoto delle mille discussioni intavolate ogni giorno senza altro scopo che non sia quello di misurarcelo a vicenda. Intrappolati in un sistema comunicativo privo di aria e peso e amore. Ciascuno condannato a fare sit-in nel proprio modesto soggiorno. Come se non fosse l’armonia una meta o una necessità. Ma la fame che abbiamo tutti di arrivare sempre primi. Perfino alla morte.
Mi sono accorto di una cosa. Più dico ai miei amici quello che veramente penso, più rimango solo. E non perché i miei amici (quantomeno alcuni di loro) mi odino di default ma perché non riescono a controbattermi, a convincermi con le loro argomentazioni. Come se io, pur non avendo queste grosse verità in tasca, fossi perlomeno sicuro di una cosa: della mia morale e della mia etica. E perché ho scelto di non vittimizzarmi. Mai.
Questa settimana di passione volge finalmente al crepuscolo. Lista delle cose imparate: ognuno si occupasse dei propri orgasmi che di questi tempi è grasso che cola se ancora ne abbiamo uno come si deve. I bambini malmenati, violati, gettati in mezzo a una strada sono figli di maschio e femmina. Meglio ricordare le camere a gas che giocare a nascondino coi piselli di marmo. E più proficuo guardare alla vita con intelligenza che condirla di rimpianti. Passerà anche questa nebbia e ci prepareremo alle quiete ore carnascialesche dense di chiacchiere e allegrezza, chi vuol esser lieto sia di doman non c’è certezza.
Mi tortura il pensiero della morte. Morte mia, del sapere, dei mondi e della civiltà. Morte delle memorie, di tutto quel che è venuto prima. Mi ci sono svegliato di colpo stanotte. Quella strana sensazione di smisurato attorno. Mi ossessiona la morte. Come avessi troppi lacci spezzati, troppe interruzioni dietro di me. La percezione della morte mi induce alla scrittura. E alla musica soverchiante che la scrittura deve fare. Io, no, davvero, io non so proprio come altro scongiurare la tomba.