Archivio mensile:Ottobre 2018

Ninna nanna

 

 

 

Le poesie sono l’unico posto in cui
posso chiamarti amore
senza che tu ne porti il peso.
E allora ti canto questa ninnananna
soltanto per averti
ancora un po’ accanto.
 
Avvicinati, ti prego.
Lasciami carezzare i tuoi capelli
e ascolta queste mie parole
mentre con le labbra
sfiori i miei occhi chiusi:
riposa la tua mente spaventata.
Questo amore
è l’unica cosa che posso offrirti.
Custodiscilo con cura.

 

🔈Lullaby – Johannes Brahams 

 

 

 

The pharmacist

 

 

 

When I was a child
I was dreaming of run into a pharmacist
which could create a potion
to make me fall in love with her.

Make a magic potion for me,
my lovely pharmacist,
and put in it your eyes, your hair,
your mouth, your hands.
But don’t care about love:
I’ll put it by myself
along with the way to repair
that damn broken shell.

Some time ago
I finally met a pharmacist.
She made the potion
and I fell in love with her.

Make a magic potion for me,
my sweet pharmacist,
and put in it your eyes, your hair,
your mouth, your hands.
But don’t care about love:
I’ll put it by myself
along with the way to repair
that damn broken shell.

Her potion has now become a deadly poison
slowly killing me
but before I die
I’ll tell her, with my slight last breath, once again:

Make a magic potion for me,
my beautiful pharmacist,
and put in it your eyes, your hair,
your mouth, your hands.
But don’t care about love:
I’ll put it by myself
along with the way to repair
that damn broken shell.

The way to repair
that damn broken shell…

 

 

 

The lady from North Naples

 

 

 

I fell in love
with a lady from North Naples,
her copper colored hairs,
white glittering teeth,
thin waist.

I am alone,
far away from her,
on the piano
trying to compose
the finest song
while she washes,
with her delicate hands,
a precious silk clothes.

I fell in love
with a lady from North Naples,
her copper coloured hairs,
white glittering teeth,
thin waist.

The notes of my piano are flying away
trying to reach her.
Who knows if she’ll ever listen to them,
who knows if she will understand.
On this cold night
they will dim
until become mute
stopping to cry out that…

I fell in love
with a lady from North Naples,
her copper coloured hairs,
white glittering teeth,
thin waist.

The lady from North Naples.

 

 

 

Lily’s freckles in the sky

 

 

 

Last night
I gazed at the moon
and looking at her face
I saw golden tears
to gush from her eyes
and so were born
Lily’s beautiful freckles in the sky.

Lily’s freckles in the sky.
Lily’s freckles in the sky.

I don’t know what to do
with the moon, the stars,
the light wind that caresses
my cheeks in the night,
the wide open horizon.
Nothing makes sense for me
if I can’t tell her.

Lily’s freckles in the sky.
Lily’s freckles in the sky.

My world was only in her embrace
an embrace lasted a few moments
but endless to me.
I’ve been unable to prove her my love
so she has deserted me.
Now I can only look up to see
Lily’s freckles in the sky.

Lily’s freckles in the sky.
Lily’s freckles in the sky.
Beautiful freckles in the sky…

 

 

 

Bellezza e delicatezza nella Venere del Botticelli

 

 

 

È talmente bella che perfino il suo appena percettibile strabismo diviene una meravigliosa virtù. Simonetta Cattaneo Vespucci, la modella che Botticelli utilizzò per dipingere la Venere nella sua celeberrima tela. L’epitome universale della bellezza femminile. Il pittore fiorentino quattrocentesco ha così dimostrato al mondo che bellezza e delicatezza possono, anzi, devono essere sinonimi.
(Un taglio di occhi così bello l’ho riscontrato, certamente per altre caratteristiche, soltanto nei volti femminili di Amedeo Modigliani!).

 

 

 

Ho combattuto un milione di guerre

 

 

Ho combattuto un milione di guerre
col silenzio,
per tacere le parole,
e col rumore assordante,
per coprirle.

Ho combattuto un milione di guerre
con la notte più buia,
per velare i tuoi lampi
proteggendo così
i miei occhi dalla cecità.

Ho combattuto un milione di guerre
coi respiri ansimati,
per rianimare le tue rose appassite.

Ho combattuto un milione di guerre
non con le armi ma con le pietre,
perché lanciandole nell’acqua immobile
facessero risuonare,
come i cerchi concentrici,
il tuo bellissimo nome!

 

 

 

Tommaso Moro: l’intellettuale dai mille volti e la sua “Utopia”

 

di

Andrea Di Carlo

 

 

Parlare di Tommaso Moro (italianizzazione di Thomas More) significa parlare di un personaggio bifronte: da una parte egli rappresenta, come Erasmo da Rotterdam, un raffinato esempio di erudizione umanistica, di apprendimento e, paradossalmente, di tolleranza. Dico paradossalmente perché, fattivamente, il suo atteggiamento nei confronti…

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Tommaso Moro (1478 – 1535)

 

 

Come mi vuoi

 

 

 

Era il 1989. Avevo poco più di undici anni. Nella Panda rossa di mia madre risuonava quella musicassetta, compilation dell’edizione del Festival di Sanremo di quell’anno. Questa canzone di Eduardo De Crescenzo era una di quelle inclusevi. Una delle più belle poesie d’amore che io abbia mai letto e certamente una delle cose che avrei voluto scrivere io stesso, forse molto più di alcuni bei versi di Guido Cavalcanti o Jacques Prévert o anche di certe potenti pagine di Roberto Calasso o Giorgio Agamben. Sono passati circa trent’anni da quei momenti nella Panda di mia madre, quando le parole di questa canzone cominciavano a connaturarsi in me.
Come mi vuoi? Ho ripensato spesso, negli anni, a tutto ciò. Distratto, un po’ incosciente, banale ma divertente, strano, disonesto, anche un po’ maldestro, sereno, intelligente, magari un po’ insolente, libero, egoista o bravo equilibrista, e tanto altro. Come mi vuoi? Non so se sia facile capire come mi vuoi. Posso fare tutto, inventare un trucco, comprare le tue idee, anche senza avere il resto. Come mi vuoi? Non lo so, davvero non lo so! So soltanto che lo trovo, lo trovo, vedrai se ci provo. Dev’esserci un modo per giungere a te…
Perbacco! Dev’esserci un modo. E io lo trovo!

Come mi vuoi
Eduardo De Crescenzo

 

Eduardo De Crescenzo

“The End”: I Doors, il rock e la tragedia greca

 

di

Andrea Arrigo

 

Nell’estate del 1966 Jim Morrison diede vita ad una delle canzoni più controverse della storia del rock, “The End”. Questo monumentale brano dalla durata di ben undici minuti, segna l’inizio di una nuova era e di un modo assolutamente innovativo di esibirsi. Il capolavoro del Re Lucertola ha un luogo di nascita ben preciso: il “Whisky a Go Go”, storico locale notturno di West Hollywood famoso per essere stato luogo di passaggio e trampolino di lancio per moltissime rock band degli anni sessanta. La bozza iniziale della canzone…

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The Doors