Archivio mensile:Luglio 2020

Il tiranno triste e la felicità senza invidia di Senofonte

 

di

Maurizio Morini

 

 

Viviamo in tempi in cui è tornata di gran moda la parola tiranno. Oltre all’apparire di molta pubblicistica, anche accademica, sono diverse le cause di questo fenomeno: dall’indifferenza, che si tramuta in vero e proprio disprezzo, da parte dei governati nei confronti della politica e delle cosiddette èlites, fino all’insofferenza di molti governanti nei confronti delle modalità democratiche di gestione del potere. Da questo punto di vista, il recente emergere di personalità politiche forti e non convenzionali… 

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Come Pasolini e Calvino litigarono sul concetto di lotta all’omologazione

 

 

di

Roberta Errico

 

Il 30 settembre 1975, alle 22:50, un metronotte sente delle urla provenire dal bagagliaio di una Fiat 127, in via Pola, nel quartiere Trieste di Roma. Poco dopo intervengono i carabinieri, che forzano l’auto e si trovano davanti una scena raccapricciante: una ragazza insanguinata chiede disperatamente aiuto e, accanto a lei, giace il corpo di un’altra giovane donna, ormai morta…

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Pier Paolo Pasolini (1922-1975) e Italo Calvino (1923-1985)

 

 

 

Artemisia Gentileschi ci insegna che la vita richiede tenacia, forza di volontà e capacità di reagire

 

 

di

Giulia Frigerio

 

 

Attraverso l’arte oggi si può esprimere la nostra voce più segreta, quella che spesso non trova spazio nella quotidianità, ci permette e promette di lasciare una traccia eterna della nostra storia, di ciò che siamo e cosa la vita ci ha insegnato. Nella pittura del Seicento si inizia a manifestare questo spiraglio di soggettività, al contrario dei movimenti artistici precedenti in cui regnavano il classicismo, le regole, la bellezza fatta di proporzioni e canoni. L’arte, ed in particolare la pittura, in questo periodo è fatta di luci e di ombre, proprio come la vita di Artemisia Gentileschi…

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Simon Vouet, “Ritratto di Artemisia Gentileschi”
(1623 circa; olio su tela, Pisa, Palazzo Blu)

 

 

 

“Fenomenologia di Andrea Scanzi”

 

di

Riccardo Piroddi

 

 

Nella società della comunicazione di massa, l’utente è colui al quale si rivolgono tutte le attività da questa poste in essere con gli strumenti che sono a essa propri. I detentori del potere comunicativo sono alla continua ricerca di media (medium – mezzo) atti a cooptare il maggior numero possibile di fruitori dei prodotti che mettono in vendita (merci, visualizzazioni di contenuti, anche fake, like). Questi (i possessori) tendono a deresponsabilizzare gli acquirenti, con la suadente idea di conferire loro la responsabilità delle proprie scelte. Chiedono loro altresì di diventare titolari delle proprie idee, obbligandoli, di contro, a comportamenti da imitare e modelli da seguire.
Oggi, il prototipo cui ambire non è più l’uomo medio ma l’uomo super, quello che tutto può fare e pensare in maniera retta e infallibile, semplicemente attraverso l’accensione di un device elettronico, comodamente seduto sulla poltrona del salotto di casa, in collegamento, in tempo reale, con il mondo.
Quantità e qualità si compenetrano a vicenda, in un rapporto di interdipendenza dove l’una non si riconosce e differenzia più dall’altra. Sono scomparse la medietà e l’equilibrio. Tutto deve essere esasperato, deve raggiungere il più alto grado. Coloro i quali non ne sono capaci sono automaticamente esclusi dalla partecipazione e dal godimento delle attrazioni di questo grande luna park.

Uno dei casi più emblematici in Italia è rappresentato da Andrea Scanzi. Per questo, come fatto da Umberto Eco, nel 1961, con Mike Bongiorno, si fissano qui i tratti della “Fenomenologia di Andrea Scanzi”.

Seguìto quotidianamente da ormai milioni di persone, Andrea Scanzi trova la ragione della sua vasta popolarità nel fatto che ogni suo gesto e ogni sua espressione lascino trasparire una superiorità assoluta, insieme con un’attrattiva tempestiva e istintiva, che a lui riesce normale manifestare, senza bisogno di ricorrere ad alcuna artificialità o simulazione.
Si propone per quello che è, e ciò che è pone in un conseguente stato di superiorità il suo follower, che ne viene esaltato, valicando i propri limiti.
Andrea Scanzi sa di essere diversi punti sopra tutti. Sa di potersi confrontare con successo con la conoscenza, riuscendo a domarla e a renderla proficua per sé e per i propri fini.
Si mostra sicuro, nell’aspetto e nell’argomentazione, con la sana supponenza di chi è lì per svelare la verità, donandola ai vogliosi adepti.
Andrea Scanzi è, pertanto, un docente (ille qui docet) che possiede quella verità e la rappresenta. È un tecnico e un esperto di tutti i contenuti che propone, pronto a elargire le sue competenze, con l’unico guiderdone dell’accettazione del suo verbo.
Mostra sempre di intendere con sicurezza ciò di cui parla (e scrive) e coloro dei quali parla (e scrive), appellandoli, alcuni, con ironia secca e a tratti paternalistica, altri, con sincera e filiale ammirazione.
È dotato di grande senso dell’umorismo (quasi volterriano) e di affezione per il paradosso, che amplifica per poi riportarlo alla normalità, col chiaro intento di dimostrare come di normale non vi sia nulla.
Il suo lessico espressivo non è mai ricercato – se non quando usa l’iperbole – ma sempre chiaro e immediato. Ed è qui la causa del suo estremo appeal: predica da un podio non soprelevato ma posto al livello della strada.
La sua mimica e il suo aspetto (vestito sempre in modo casual, con l’assoluta predilezione per il colore nero e l’immancabile pendaglio al collo) sono funzionali al suo argomentare, anche scenico, e ne rafforzano le proposizioni.
Ama e ricerca la polemica, perché sa che la contestazione eccita gli animi dei suoi follower, catturandoli, e si prodiga in approfondimenti per corroborare il suo ruolo di censore e di dispencer di soluzioni, ovviamente, sacrosante e giuste.
Esprime costantemente dissenso, dando a intendere, comunque, di rispettare anche le opinioni che, deridendole, non condivide.
Andrea Scanzi riesce sempre a convincere i suoi follower (ascoltatori e lettori), mostrandosi come uno di loro, pur sapendo di non esserlo, offrendosi, sì, come idolo ma santificando chi lo segue, in modo che questo non debba compiere alcuno sforzo per ambire a diventare come lui, in quanto già lo è. È come se gli dicesse continuamente:
“Tu sei già tanto (perché sei come me e la pensi come me). Stai tranquillo (o sereno)!”.

 

 

 

Andrea Scanzi legge la mia “Fenomenologia di Andrea Scanzi”, pubblicandola sulla sua pagina e ringraziandomi in questo modo:

“Le fenomenologie su di me mi fanno sorridere. Questa, però, è ben fatta (che non vuol dire condivisibile). Grazie a Riccardo Piroddi per l’attenzione”.

 

 

 

“Diario della pandemia Covid-19 – IO ACCUSO” di Raffaele Lauro

 

 

Ci sono critiche al Governo Conte e alla maggioranza di governo, strumentali e vacue, del medesimo tenore ed espressione dell’odio vomitato a prescindere (soltanto perché avversari politici) su Salvini e Meloni (l’attuale opposizione). Ci sono critiche al Governo Conte e alla maggioranza di governo, tecniche, argomentate, specialistiche, “poietiche”, perché mosse, con assoluta cognizione, da chi vive ad altissimi livelli la realtà politico-istituzionale italiana da almeno quarant’anni.

L’eBook “Diario della pandemia Covid-19 – IO ACCUSO” di Raffaele Lauro* (scaricabile gratuitamente cliccando in basso sulla foto della copertina) è una cronaca politica fedele, un racconto specialistico e appassionato, a volte drammatico, spesso elegiaco, non scevro comunque di speranza, di quanto accaduto in Italia e nel mondo negli ultimi sei mesi. Un “breviario” che rende edotti sul presente e propone soluzioni “vere” da adottare in futuro!

 

Raffaele Lauro (Sorrento, 1944) è un politico, giornalista pubblicista e saggista. Laureato in Scienze Politiche, in Giurisprudenza e in Economia e Commercio con il massimo dei voti e la lode, è stato ordinario di Storia e Filosofia nei Licei e docente di Diritto delle Comunicazioni di Massa presso la LUISS (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali). Capo della segreteria e consigliere politico di diversi ministri, ha ricoperto, come prefetto della Repubblica, l’incarico di capo di gabinetto dei ministeri dell’Interno e dello Sviluppo Economico, nonché di commissario straordinario del Governo per la lotta al racket e all’usura. Senatore della Repubblica (XVI Legislatura), è stato componente, tra le altre, delle commissioni Affari Costituzionali e Antimafia, caratterizzando il suo impegno parlamentare nel contrasto al gioco d’azzardo e a tutte le mafie. Pubblicista e saggista, ha diretto, per sette anni, come direttore responsabile, la rivista “Poste&Telecomunicazioni” e ha collaborato con i quotidiani “Il Mattino”, “Il Tempo” e “Il Popolo”. Sceneggiatore e scrittore, ha pubblicato, ad oggi, diciotto romanzi di successo e ha ottenuto, nel 1987, con “Roma a due piazze”, il “Premio Chianciano di Narrativa – Opera Prima”, seguito da altri prestigiosi riconoscimenti alla carriera, sia istituzionale che narrativa (www.raffaelelauro.it).

Necessitarismo e attualismo modale in Spinoza

 

 

da

www.ritirifilosofici.it

 

 

L’opera matura di Spinoza, alla quale è dedicato il secondo articolo della sezione sulle Forme della ragione nel pensiero moderno, rappresenta un tornante decisivo della storia della filosofia. L’Ethica more geometrico demonstrata dona un nuovo “ordine” all’universo concettuale tradizionale, stravolgendo – spesso radicalmente – le coordinate teoriche e le costellazioni semantiche della storia del pensiero. Passo dopo passo, Spinoza…

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Baruch Spinoza (1632-1677)