Archivi giornalieri: 13 Gennaio 2023

Il nichilismo come crisi e condizione

Nietzsche e Cioran a confronto

 

 

 

 

 

Il nichilismo, concepito come rifiuto dei valori tradizionali e confronto diretto con il vuoto che permea l’esistenza, rappresenta un nodo fondamentale nella filosofia moderna. Friedrich Nietzsche ed Emil Cioran sono tra i pensatori che meglio hanno saputo indagare il significato e le implicazioni di questa condizione. Sebbene entrambi abbiano affrontato il nichilismo con intensità e lucidità, le loro riflessioni divergono profondamente per metodo, obiettivi e prospettive. Mentre Nietzsche vede nel nichilismo una crisi necessaria per la creazione di nuovi valori, Cioran lo abbraccia come una verità ineluttabile, un orizzonte insuperabile della condizione umana.
Per Nietzsche, il nichilismo è una condizione storica e culturale che si manifesta in seguito alla “morte di Dio”, espressione che sintetizza il crollo delle certezze metafisiche e religiose che per secoli avevano sostenuto l’edificio dei valori occidentali. La morte di Dio segna la fine dell’idea che esista un ordine assoluto e trascendente che conferisce significato alla vita. In un mondo privo di fondamenti divini od oggettivi, l’uomo si trova di fronte al vuoto e alla necessità di affrontare il nichilismo. Nietzsche distingue tra “nichilismo passivo” e “nichilismo attivo”. Il primo è caratterizzato dalla rassegnazione, dall’accettazione impotente del vuoto di senso, che conduce al decadimento morale e culturale. È una forma di nichilismo distruttiva, che si limita a constatare la crisi senza proporre alcuna via d’uscita. Il nichilismo attivo, invece, è il momento in cui l’uomo riconosce la caduta dei valori tradizionali e decide di crearne di nuovi. Questo processo culmina nell’Oltreuomo (Übermensch), un individuo capace di affermare la vita nonostante la sua mancanza di significato trascendente. Al centro del pensiero di Nietzsche c’è l’idea che la vita stessa possa e debba essere il valore supremo. L’eterno ritorno, altro concetto cardine della sua filosofia, invita a immaginare di vivere ogni istante come se dovesse ripetersi all’infinito, richiedendo così un amore incondizionato per l’esistenza. Nietzsche, pertanto, trasforma il nichilismo in un’opportunità per la rinascita, proponendo una visione tragica ma vitalistica, che invita a “dire sì” alla vita in tutte le sue contraddizioni.
Emil Cioran, invece, non concepisce il nichilismo come un fenomeno storico da superare, ma come una realtà ontologica che definisce l’essere umano. Per Cioran, il vuoto non è una crisi contingente, ma l’essenza stessa della condizione esistenziale. Nella sua opera, la vita è descritta come intrinsecamente priva di senso, una condanna a cui l’uomo non può sfuggire. Questo pessimismo radicale non si traduce, però, in una chiamata all’azione o al rinnovamento, ma in una forma di contemplazione disincantata del nulla. Cioran abbraccia il nichilismo con un atteggiamento che oscilla tra la malinconia e l’umorismo nero. I suoi aforismi e saggi riflettono un pensiero che non cerca redenzione, ma si limita a osservare con lucidità l’assurdità dell’esistenza. La sofferenza, per Cioran, non è un accidente della vita, ma la sua struttura fondamentale. Tuttavia, questo non lo conduce a un nichilismo disperato: il suo approccio al nulla è intriso di una sorta di ironia tragica, un distacco che permette di convivere con l’insopportabilità dell’essere. A differenza di Nietzsche, Cioran non intravede alcuna possibilità di superare il nichilismo. Anzi, egli critica ogni tentativo di attribuire un senso all’esistenza come una forma di autoinganno. Anche il linguaggio che usa riflette questo atteggiamento: se Nietzsche si esprime con toni vibranti e visionari, Cioran adotta un registro intimo, frammentario, che rende la sua scrittura un’espressione diretta dell’esperienza esistenziale.

La principale differenza tra Nietzsche e Cioran risiede nel loro atteggiamento verso la possibilità di rispondere al nichilismo. Nietzsche vede nel vuoto un’occasione per ricostruire, per immaginare una nuova scala di valori che permetta all’uomo di vivere pienamente nonostante l’assenza di un significato ultimo. Questo slancio vitale rende il suo nichilismo dinamico e propositivo. Al contrario, Cioran si rifiuta di cercare una via d’uscita: il nichilismo, per lui, non è un problema da risolvere, ma una verità ineludibile. Questo lo conduce a un pessimismo radicale, che però non è privo di una sua eleganza estetica e di un’ironia sottile.
Anche il rapporto con la sofferenza li distingue profondamente. Per Nietzsche, la sofferenza è un elemento imprescindibile della vita, qualcosa che va accettato e persino valorizzato come parte del processo creativo. Per Cioran, invece, la sofferenza è la prova della vanità dell’esistenza, il segno della sua intrinseca inutilità. Eppure, in entrambi si trova un invito implicito a confrontarsi con il nulla senza illusioni, ciascuno secondo la propria prospettiva.