Archivi giornalieri: 5 Ottobre 2024

Giambattista Vico e l’umana perfettibilità

La trasformazione delle passioni in virtù

 

 

 

 

Il concetto di “umana perfettibilità” costituisce una delle idee più affascinanti e complesse della filosofia, in quanto tocca le corde profonde della capacità dell’essere umano di migliorarsi, di evolvere, non solo sul piano materiale, ma soprattutto su quello spirituale e morale. Giambattista Vico, filosofo napoletano del XVIII secolo, è stato uno dei pensatori che meglio ha saputo interpretare questo processo di trasformazione dell’uomo, intrecciando la sua riflessione sulla storia con un’affermazione decisa del potenziale umano.
Secondo Vico, l’uomo è intrinsecamente legato alla sua storia e alla cultura che lo circonda. La perfettibilità umana non è un semplice miglioramento lineare e progressivo, come sostenevano molti dei filosofi illuministi suoi contemporanei, ma è il risultato di un percorso ciclico e complesso. Vico, nella sua opera Principj di una scienza nuova d’intorno alla natura delle nazioni (1725), descrive lo sviluppo delle civiltà come un ciclo storico che attraversa tre stadi principali: l’età degli dèi, l’età degli eroi e l’età degli uomini. Questo ciclo non rappresenta una ripetizione meccanica della storia, ma un processo dinamico in cui l’umanità, attraverso la riflessione, l’azione e l’errore, è capace di apprendere e migliorarsi.
In questa visione, la perfettibilità umana non è quindi data una volta per tutte, ma è frutto di un processo di lotta continua tra spirito e natura, tra razionalità e passioni, tra caos e ordine. L’uomo, dice Vico, ha la capacità di trasformare le sue passioni in virtù, un’affermazione che contiene un potenziale etico straordinario. Le passioni, che spesso sono viste come forze negative o distruttive, possono invece essere canalizzate verso il bene, diventando il motore del progresso personale e collettivo.

Il concetto di “trionfo dello spirito sulle forze avverse della natura” in Vico assume una dimensione particolare. Per lui, la natura non è solo l’ambiente esterno, ma include anche le forze oscure che si agitano nell’animo umano, quelle pulsioni e passioni che possono portare alla corruzione o alla rovina. Ma proprio queste forze, se guidate dall’intelletto e dalla ragione, possono diventare fonti di virtù. L’uomo, pertanto, non è vittima passiva del mondo naturale o delle proprie passioni, ma possiede la capacità di dominare queste forze e di orientarle verso il bene.
Vico anticipa, in qualche modo, una visione che contrappone la spiritualità alla materialità, evidenziando come la vera grandezza dell’essere umano risieda nel suo spirito, nella sua capacità di riflettere, di creare, di dare significato al mondo. La “vittoria dello spirito sulla natura” rappresenta, pertanto, una forma di emancipazione non solo dal dominio delle forze naturali esterne, ma anche dal determinismo che ridurrebbe l’uomo a un semplice insieme di meccanismi biologici o economici, come avrebbero sostenuto i positivisti e i materialisti del XIX secolo.
Vico, inoltre, afferma con forza che la storia, la cultura e lo spirito umano non possono essere ridotti a semplici dati empirici o a spiegazioni puramente materiali. Egli vede nell’uomo un essere complesso, capace di creare significati, miti, lingue e leggi, che vanno oltre la semplice spiegazione scientifica. La “scienza nuova” che egli propone è una scienza della storia, una disciplina che cerca di comprendere l’evoluzione dell’umanità non solo attraverso fatti e numeri, ma attraverso le idee, le credenze e i simboli che l’uomo ha creato nel corso dei secoli.
Gli scettici tendono a mettere in dubbio la possibilità stessa di conoscere la verità. Per Vico, la verità non è qualcosa di esterno e oggettivo, ma è creata dall’uomo stesso nel suo interagire con il mondo e con gli altri. Egli coniò il famoso principio “verum ipsum factum” (il vero è il fatto), sostenendo che l’uomo può conoscere veramente solo ciò che ha fatto: la storia, la cultura, le istituzioni umane.
Il pensiero di Vico continua a essere rilevante anche nel mondo contemporaneo, in cui spesso si affronta la tensione tra il progresso tecnologico e scientifico e la dimensione umana e spirituale. La sua insistenza sulla capacità dell’uomo di trasformare il caos in ordine, di dare significato alla propria esperienza e di migliorarsi attraverso il conflitto tra passioni e ragione risuona fortemente in un’epoca in cui il rischio è quello di ridurre l’essere umano a una macchina priva di coscienza, dominata dalle leggi della produzione e del consumo.