Riforma delle pensioni: c’è chi dice sì

 

Nel nostro Pese, negli ultimi anni, si sono susseguite varie riforme in ambito pensionistico. Ultima, la tanto odiata Riforma Fornero. Ora che il quesito abrogativo della stessa è stato ritenuto inammissibile dalla Corte Costituzionale, con sentenza 20.01.2015 n° 6, per ragioni che attengono sia alla natura della normativa che si intende abrogare, sia alla struttura del quesito, si cercano le contromisure alla rabbia crescente dei lavoratori e del folto numero di esodati. Se un accoglimento del quesito avrebbe portato, con molta probabilità, ad una partecipazione massiccia al voto, adesso, con la decisione della Consulta, non ci saranno modifiche alla legge Fornero, almeno non in breve tempo. fornero-piange-05-12-2011Ciò significa che gli esodati dovranno attendere l’esame delle singole istanze, per ottenere il riconoscimento della pensione. Discorso analogo per i quota 96: con la norma correttiva, che ha mancato l’appuntamento sia nella riforma della Pubblica Amministrazione sia, poi, in legge di stabilità, non resta altra opzione che aspettare il prossimo agosto, quando buona parte dei professori e dei collaboratori scolastici, che avrebbero dovuto lasciare il servizio nel 2012, andranno finalmente in pensione con i nuovi requisiti. Anche sul fronte dei requisiti, i margini restano invariati. La decisione della Consulta, infatti, ha in sostanza affermato, nuovamente, che la legge Fornero resta la norma di riferimento per il welfare italiano. Accantonata quindi, definitivamente, la speranza di un ritorno al passato attraverso la via breve del referendum, ci si interroga su quali possano essere le misure correttive per rendere meno ferree le regole in vigore, soprattutto in base all’età pensionistica minima per accedere alle prestazioni INPS. Lo stesso ex ministro Fornero (foto in alto a destra) ha aperto alla possibilità di miglioramenti alla legge che porta il suo nome, dichiarando percorribile la strada illustrata da alcuni analisti, quella, cioè, del prestito pensionistico. Una sorta di uscita anticipata dal lavoro, che prevede comunque un prelievo sulle somme versate dal lavoratore, in modo da non pesare sui conti già deficitari dell’INPS. Non bisogna dimenticare intatti, che la ratio della legge in vigore è quella di ridurre al minimo la spesa pensionistica, motivazione alla base del’innalzamento dell’età pensionabile, così come dell’incremento dovuto alla speranza di vita. imageNel frattempo, l’INPS ha cambiato rotta sui giovani pensionamenti, sospendendo, in via cautelativa, la penalizzazione sull’assegno per coloro che accedono alla pensione anticipata senza aver raggiunto i 62 anni. La decisione dell’Istituto guidato da Tito Boeri (foto a sinistra) arriva in attesa della piena realizzazione delle novità inserite in legge di stabilità 2015, ma a, questo punto, è molto probabile che si stiano attendendo le mosse della maggioranza di Governo. Nel bel mezzo dei giorni caldissimi della scuola, mentre il Jobs Act sta per decollare, non era atteso un ritorno in auge del tema pensioni. Neanche il recente via libera dell’Unione Europea sulle manovre economiche del Governo aveva lasciato presagire un prossimo intervento sul settore previdenziale. Nonostante la promozione di Bruxelles, il margine di manovra per il Governo non si è allargato e qualsiasi intervento sulle pensioni può avere un grosso impatto sui conti pubblici. Senato - Fiducia governo RenziSenza dimenticare che di questi tempi l’INPS stessa è alle prese con le innovazioni del Jobs Act, con il decreto sugli ammortizzatori e i bonus assunzioni della finanziaria. La situazione, insomma, non lasciava spazio a una manovra correttiva sulle pensioni. E, invece, a sorpresa, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (foto a desta) ha affermato: “Con la prossima legge di stabilità presenteremo interventi sulle pensioni”,dichiarazione destinata a fare discutere e sperare milioni di pensionati e lavoratori ormai logori. Per i più maligni, la dichiarazione del ministro è dovuta alla presenza ingombrante di Tito Boeri, professore, economista ed editorialista apprezzato dal premier Renzi e solo momentaneamente parcheggiato alla previdenza, ma che starebbe già ambendo al dicastero di Poletti. Se c’è una cosa fuori dubbio, però, è il vigore riacquistato dal tema previdenziale. Come detto, sono diversi i nodi del welfare non ancora sciolti, a cominciare dagli esodati per passare alla indigesta innovazione sui requisiti. Tutti aspetti che l’annunciata riforma non può ignorare fin da ora: se, infatti, il piano dovrà essere pronto per la fine della prossima estate, non c’è tempo da perdere.

Giuseppe De Simone

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