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Vita
Sgomitola a mucchi di foglie gialle giù per i viali leggeri e aperti, il mio autobus puntuale ma svogliato. Mi sembra così disperatamente il 1986, io e Luigi per le vie grigie del dopopranzo domenicale, echi di partite lontane nelle cronache alla radio. I nostri miseri tredici e quindici anni, i muri sporchi di Via Val Melaina, i progetti per il futuro, quel Ponte delle Valli che poi ci facemmo a piedi, tutto, quasi a sfidare la grande tempesta di settembre. Inseparabili. Sempre. Fin lì. Poi ci separammo. Colpa della vita, pensai. La vita. Che ti separa di continuo. Da quello che amavi, da quello che eri. Ti porta via con sé, ti fa essere altro, amare altro. E solo quando sei diventato vecchio abbastanza puoi capire. Che la vita ti fa riempire la vita di un sacco di alternative, di un sacco di persone, linguaggi, posti, cose che ti esplodono addosso e all’istante ti dimentichi. E ti leva di colpo le sole piccolezze che davvero hanno contato per te. E le ferite profonde. I solchi. Tutti quei maledetti lupi rintanati nel buio.