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La società perduta
Una giurisprudenza che con consapevolezza attribuisca pieni diritti civili alle sole persone eterosessuali è una giurisprudenza iniqua e retriva, bieca e discriminatoria, in quanto di fatto promuove il malanimo intrinseco ai separatismi e alle differenziazioni emotive, psicologiche, affettive delle singole persone. Obbliga al cieco rispetto e all’ottemperanza burocratica, ma non concede a sua volta riconoscimenti legislativi. Non gratifica ma sfalda. Non schiarisce ma ottenebra. Non conduce all’evoluzione intellettuale e spirituale, ma ingabbia, perlopiù nel nome di Dio, la natura umana, assegnandole, a seconda delle sue inclinazioni erotiche, un valore etico di volta in volta diverso. Una società dove un uomo non solo non può crescere un figlio col proprio compagno ma tantomeno può occuparsi di quest’ultimo se è degente a causa di un intervento al cuore, è una società che ha irrimediabilmente fallito nella propria funzione di creare lo sviluppo e il rafforzamento di una cultura liberale, illuminata, raziocinante. Una società inopinabilmente perduta.