di
Riccardo Piroddi
Nella società della comunicazione di massa, l’utente è colui al quale si rivolgono tutte le attività da questa poste in essere con gli strumenti che sono a essa propri. I detentori del potere comunicativo sono alla continua ricerca di media (medium – mezzo) atti a cooptare il maggior numero possibile di fruitori dei prodotti che mettono in vendita (merci, visualizzazioni di contenuti, anche fake, like). Questi (i possessori) tendono a deresponsabilizzare gli acquirenti, con la suadente idea di conferire loro la responsabilità delle proprie scelte. Chiedono loro altresì di diventare titolari delle proprie idee, obbligandoli, di contro, a comportamenti da imitare e modelli da seguire.
Oggi, il prototipo cui ambire non è più l’uomo medio ma l’uomo super, quello che tutto può fare e pensare in maniera retta e infallibile, semplicemente attraverso l’accensione di un device elettronico, comodamente seduto sulla poltrona del salotto di casa, in collegamento, in tempo reale, con il mondo.
Quantità e qualità si compenetrano a vicenda, in un rapporto di interdipendenza dove l’una non si riconosce e differenzia più dall’altra. Sono scomparse la medietà e l’equilibrio. Tutto deve essere esasperato, deve raggiungere il più alto grado. Coloro i quali non ne sono capaci sono automaticamente esclusi dalla partecipazione e dal godimento delle attrazioni di questo grande luna park.
Uno dei casi più emblematici in Italia è rappresentato da Andrea Scanzi. Per questo, come fatto da Umberto Eco, nel 1961, con Mike Bongiorno, si fissano qui i tratti della “Fenomenologia di Andrea Scanzi”.
Seguìto quotidianamente da ormai milioni di persone, Andrea Scanzi trova la ragione della sua vasta popolarità nel fatto che ogni suo gesto e ogni sua espressione lascino trasparire una superiorità assoluta, insieme con un’attrattiva tempestiva e istintiva, che a lui riesce normale manifestare, senza bisogno di ricorrere ad alcuna artificialità o simulazione.
Si propone per quello che è, e ciò che è pone in un conseguente stato di superiorità il suo follower, che ne viene esaltato, valicando i propri limiti.
Andrea Scanzi sa di essere diversi punti sopra tutti. Sa di potersi confrontare con successo con la conoscenza, riuscendo a domarla e a renderla proficua per sé e per i propri fini.
Si mostra sicuro, nell’aspetto e nell’argomentazione, con la sana supponenza di chi è lì per svelare la verità, donandola ai vogliosi adepti.
Andrea Scanzi è, pertanto, un docente (ille qui docet) che possiede quella verità e la rappresenta. È un tecnico e un esperto di tutti i contenuti che propone, pronto a elargire le sue competenze, con l’unico guiderdone dell’accettazione del suo verbo.
Mostra sempre di intendere con sicurezza ciò di cui parla (e scrive) e coloro dei quali parla (e scrive), appellandoli, alcuni, con ironia secca e a tratti paternalistica, altri, con sincera e filiale ammirazione.
È dotato di grande senso dell’umorismo (quasi volterriano) e di affezione per il paradosso, che amplifica per poi riportarlo alla normalità, col chiaro intento di dimostrare come di normale non vi sia nulla.
Il suo lessico espressivo non è mai ricercato – se non quando usa l’iperbole – ma sempre chiaro e immediato. Ed è qui la causa del suo estremo appeal: predica da un podio non soprelevato ma posto al livello della strada.
La sua mimica e il suo aspetto (vestito sempre in modo casual, con l’assoluta predilezione per il colore nero e l’immancabile pendaglio al collo) sono funzionali al suo argomentare, anche scenico, e ne rafforzano le proposizioni.
Ama e ricerca la polemica, perché sa che la contestazione eccita gli animi dei suoi follower, catturandoli, e si prodiga in approfondimenti per corroborare il suo ruolo di censore e di dispencer di soluzioni, ovviamente, sacrosante e giuste.
Esprime costantemente dissenso, dando a intendere, comunque, di rispettare anche le opinioni che, deridendole, non condivide.
Andrea Scanzi riesce sempre a convincere i suoi follower (ascoltatori e lettori), mostrandosi come uno di loro, pur sapendo di non esserlo, offrendosi, sì, come idolo ma santificando chi lo segue, in modo che questo non debba compiere alcuno sforzo per ambire a diventare come lui, in quanto già lo è. È come se gli dicesse continuamente:
“Tu sei già tanto (perché sei come me e la pensi come me). Stai tranquillo (o sereno)!”.
Andrea Scanzi legge la mia “Fenomenologia di Andrea Scanzi”, pubblicandola sulla sua pagina e ringraziandomi in questo modo:
“Le fenomenologie su di me mi fanno sorridere. Questa, però, è ben fatta (che non vuol dire condivisibile). Grazie a Riccardo Piroddi per l’attenzione”.
Scoperta piacevolissima questa mattina.
La sua “fenomenologia” è godibilissima e piacevole.
Il grande maestro, che inaugurò in illo tempore la fase 1 della fenomenologia moderna ne sarà compiaciuto e felice (senza rivoltamento alcuno).
La ringrazio molto per le sue parole, specialmente per il riferimento al grande maestro!