Patrick Gentile nasce a Roma il 16 luglio 1972 e si laurea, nel 1997, in Storia della Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea, con una tesi sul poeta Andrea Zanzotto. Lavora, dal 2000, presso una società di comunicazione e marketing. Comincia a scrivere, per caso, negli anni Duemila, pubblicando, solo di recente, i suoi romanzi e le sue poesie.
PIU’ L’INFINITO, PIU’ IL COSMO – LULU.COM 2012
Luca ha venticinque anni e sta per rivelare a famiglia e amici la sua omosessualità. Claudio frequenta sociologia e sogna di diventare presto un grande clown. Si conoscono per caso e da amici diventano presto amanti. Durante l’estate partono insieme per una breve vacanza in Sardegna. Claudio, però, ha ancora nel cuore Lori. Lei lo ha lasciato per il suo carattere irruento e lui, tormentato anche da questo pensiero, decide di allontanare Luca, che non solo precipita in un profondo stato depressivo ma sembra del tutto incapace di reagire a questa dolorosa situazione. Quando tutto appare ormai perduto e un evento terribile sta per accadere, Luca riesce, tuttavia, a trovare finalmente la forza per tornare a guardare alla vita e alla propria libertà con una nuova consapevolezza.
Ada è rimasta vedova da poco e Annalisa, la figlia, la convince a farsi assumere come governante presso la facoltosa famiglia Cruciano. Roberto Cruciano, capofamiglia e medico, ha una relazione clandestina, da alcuni mesi, proprio con Annalisa. Mara, la moglie di Roberto, è invece in cura da uno psichiatra per un terribile esaurimento nervoso avuto tempo prima, dopo aver scoperto la relazione extraconiugale di Roberto con una giovane studentessa, a seguito della quale quest’ultima è scomparsa senza lasciar tracce. Mentre Roberto, spinto dalla passione bruciante per Annalisa, le promette che lascerà presto la moglie, e Riccardo e Chiara, i suoi due figli adolescenti, organizzano terribili scherzi ai danni della malcapitata Ada, la domestica inizia ad avere nella casa delle strane allucinazioni e si confida con Gianni, il mite giardiniere dei Cruciano. In una di queste macabre visioni, la donna si ritrova catapultata in un’altra epoca e qui, suo malgrado, fa una scoperta agghiacciante…
PER I BRUCIATI STERPI (Versi 2011-2013) – LULU.COM 2013
Un viaggio poetico. Che passa attraverso le quattro stagioni, dall’estate alla primavera, e che cerca a suo modo di riconnettersi col confine ultimo dell’essenza del tempo, quella di cui, secondo Heidegger, siamo costituiti noi stessi, esseri accidentalmente gettati nel mondo e finiti. Che insegue a suo modo una riappropriazione del sé di chi scrive, della sua infanzia, dei suoi miti familiari, dei parchi, degli alberi fra i quali si poteva anche giocare spensierati, addirittura delle cicatrici della Storia in cui è vissuto finora. Il suo fine sta nell’auto-riconoscersi ancora e malgrado il tempo che si allontana. Nell’identità individuale, nella sessualità esplicitata su un versante di indipendenza disperata, nella percezione metafisica della realtà. Nell’Amore verso l’altro. Per ritrovarsi: passati “per i bruciati sterpi” della vita, che pure hanno tracciato una strada per noi, ancor più smarriti e impreparati alla vita, forse, ma in cammino verso una direzione, ritti in piedi e irrevocabilmente adulti.
RIVERBERO NEL POMERIGGIO (Versi 2013) – LULU.COM 2013
Volevo silenzio ma per ottenerlo ho dovuto urlare di più. Domandavo la giusta luce, il riverbero autentico, quel riflesso unico e spettacolare del nostro passaggio generazionale, specialmente quando una parte di noi è giunta quasi al tramonto, all’ennesima pagina da voltare. Cosa ne sarebbe stato di me, mi son chiesto in più occasioni, non appena avessi superato il bagliore sopraffino della radura dopo tanto intrico d’alberi? Da qui il racconto della perdita e del recupero, del vuoto e del peso. Dell’esistere, spesso come semplice atto involontario, e del discorso farfugliato dell’anima, sordo, talvolta, perfino a se stesso. Da qui la possibilità di sfiorare il riverbero che, come un soffio fugace, proviene dall’altrove. Di lambire quel rimando minimo di voce. Per donarmi una stradina brulla, ma al dunque quieta. Per donarla persino a chi, durante il suo cammino, avesse voglia di sedersi per pochi istanti ad ascoltare anche me.
UN PO’ COME BOWMAN (CRONACHE MATTUTINE DALLO SPAZIO PROFONDO) – LULU.COM 2013
Diario “psicanalitico” senza una trama lineare, “Un po’ come Bowman – Cronache mattutine dallo spazio profondo” è la mise-en-abyme di un intenso dramma esistenziale. Che fluisce come una traccia sotterranea, fra crepe e interstizi trasognati e senza tempo. E sgorga, non preannunciato, ritraendo un uomo che, a un certo punto della sua vita, non può fare altro che concentrare l’attenzione su alcuni istanti del suo passato, esattamente quelli che lo hanno fatto diventare così com’è oggi. In questo modo, costruisce attorno a loro una cornice, in essa potrebbe contestualizzare ogni cosa o quasi. La sua infanzia, per esempio, fatta di miti atroci e bui smarrimenti emotivi; la sua maturità; la vita di sempre, scandita dalle ore, dai nomi dei giorni della settimana, dalla mappa dei luoghi e dei passi e dei pensieri che descrivono un dinamismo minimo ma sanno anche mirare a una trascendenza, a una liberazione, alla possibilità di aver di nuovo fiducia nel domani. E forse a una rinascita.
Ucraina, 1986. Lia è una bambina di undici anni che ha perso la madre quando era ancora molto piccola. Una mattina esce di casa all’insaputa del padre e in una buca del giardino scopre casualmente una strana creatura. Finnula, la balia, per punirla d’esser andata fuori senza permesso la rinchiude in soffitta. Lì la ragazzina, guidata da un enigmatico bagliore rosso, trova in una fessura del muro alcuni stralci di lettere. Le ha scritte sua madre, Yana, a Bazhen, un tecnico impiegato presso la Centrale Nucleare di Chernobyl, con il quale molti anni prima aveva segretamente intrecciato una relazione. Quest’ultimo intanto, ossessionato da inquietanti allucinazioni, scopre che nel bosco, proprio a ridosso degli impianti, vive un essere mostruoso e gigantesco. Nello stesso momento, un’equipe di ufologi, ricevuto il segnale di una presenza aliena proprio nelle vicinanze della casa di Lia, decide di effettuare un sopralluogo.
VULCANI LUNARI (Versi 2014) LULU.COM 2014
Le poesie di questa raccolta sono fiorite come un imprevisto punto croce attorno al ferro – caldo ancora, evidentemente – dell’illusione che i luoghi più intimi ci diedero (e ci danno ancora) di poter risolvere l’imbroglio della nostra esistenza a forza di equazioni e trigonometria e passeggiate in lungo e in largo sulla strada del sentimento amoroso. All’improvviso ero furioso. Con tanta rabbia nel sangue. Derubato. Senza bombola dell’ossigeno. Un astronauta rinchiuso in una stanza che non era più un “qui” ma un “laggiù”. Esigevo di poter ottenere delle risposte. E scoprire se in fondo alla suggestiva teoria dei vulcani lunari c’è una terrificante menzogna. Oppure sempre e solo l’uomo. Alieno a se stesso e inconsolabile.
QUALCOSA CHE BASTI (Pensieri e Aforismi) – LULU.COM 2014
Scrivevo i miei pensieri e speravo di dare alla luce l’ideale seguito di “Un Po’ Come Bowman”. Perché quest’ultimo anno è stato un anno di pensieri complicati, dialoghi con me stesso, intuizioni, percezioni. Un anno in cui ho perduto qualcosa d’importante. Ne è uscito un libro sugli uomini e le donne di oggi, sulla crisi filosofica e la frattura psicologica che ci vorrebbero troppo spesso piegati o in ginocchio davanti allo specchio, un libro sul mio cane, sui legami e la loro fatale impossibilità, sul rintracciare un qualche genere di autonomia dell’identità, un libro sul resistere. Malgrado certi spifferi, certi angoli bui, certe giornate disordinate e apparentemente senza motivo.
THE FIGHTING SPIRIT – LULU.COM 2014
Un amore che dura da quando ero un ragazzino. Quello verso uno dei personaggi più celebri del pianeta: Madonna. Volevo ripercorrere la mia vita attraverso la sua musica, le sue canzoni, e rintracciare quei nessi, quei tanti punti di contatto fra il suo e il mio mondo. Volevo riascoltarla alla luce delle mie nuove consapevolezze di uomo adulto. Più libero e affrancato e solido. Grazie anche a lei.
È la prima stesura del romanzo d’esordio “Più l’infinito, più il cosmo” (pubblicato nel 2012). Scritto tra il 1999 e il 2001, all’età di ventisette anni, possiede un’impronta narrativa del tutto differente rispetto alla sua forma ultima, sia nello stile che nei contenuti. Oltre al finale, poi variato di molto, la peculiarità di questo libro sta nella sua natura di libero sfogo emotivo (circa 700 pagine), fortemente connotato dalla scabrosità predominante della materia trattata, laddove, invece, un certo decostruzionismo risolutivo caratterizza la sua versione definitiva.
Anne e Matthieu perdono la vita in un incidente automobilistico avvenuto in circostanze misteriose e nel quale è rimasto coinvolto anche Lazare, il bambino di Anne appena nato, ora in coma. La sorella di Anne, Sabine, in crisi sentimentale con suo marito Luc poiché non riescono ad avere figli, apprende la tragica notizia e si trasferisce da sola in una grande casa alla periferia di Rennes, non troppo distante dal complesso ospedaliero in cui si trova il piccolo. Qui le viene recapitato il diario di Anne (rimasto abbastanza integro malgrado l’incidente). Leggendolo Sabine comincia a sospettare che la morte della sorella non sia del tutto accidentale. Decide per cui di indagare.
A poche settimane dall’esame di terza media il giovanissimo Ludovico Taglialapietra viene trovato morto in un bagno della scuola. Tutti pensano si sia trattato di un infarto. Tutti eccetto Paola, la sua migliore amica, al telefono della quale il ragazzo ha inviato un inquietante messaggio prima di morire. Intanto, trent’anni prima, fra Tiziano Roncarolo, un tredicenne dal carattere umbratile e apparentemente ambiguo, e il suo professore di italiano, Maurizio Barbera, sposato da poco con Vanessa, anche lei professoressa nella stessa scuola, e vittima di un terribile sogno ricorrente, nasce uno strano e intimo rapporto.
CLOSE-OPEN (Pensieri a dritto e a rovescio) – LULU.COM 2016
Prefazione di Riccardo Piroddi
Dopo “Un Po’ Come Bowman” (2013) e “Qualcosa Che Basti” (2014), “Close-Open” si offre al lettore come capitolo conclusivo di una lunga riflessione sull’epoca che viviamo, sulla crisi dei quarant’anni, sulla metropoli e le sue dinamiche, sulla morte (non solo psicologica), avvertita e verbalizzata in maniera costante, sul suo senso di urgenza e agguato al vitale di cui è incoercibile controcanto, sul tempo quale epifania, poi monade, poi spettro di ciò che è andato perduto, sulla giovinezza intesa come unico possibile epos dell’esistenza umana, sulla solitudine affettiva infine, riconosciuta come status precipuo della contemporaneità, apertura e chiusura simultaneamente rispetto all’altro da sé.
TI INCONTRERO’ ALL’IMBRUNIRE – LULU.COM 2016
La presente raccolta è nata alla maniera di una caccia: tra i brusii, nei silenzi. La caccia di una volpe al fantasma della felicità. La vedi che falca il gran bosco della noia, guada il gran fiume torbido della morte. E solo per raccontare un allontanamento affettivo. Allontanamento tra individui che si sono amati. Questa loro separazione. Che è pure separazione dalla vitalità, dalla vita. Nei componimenti che formano questo libro emerge sistematicamente una mia visione del mondo. Una visione austera, cupa, alla quale sembra si sia completamente sottratta la speranza. Non so se si possa parlare tuttavia di nichilismo, credo sia un termine troppo radicale. Né di pessimismo. Direi piuttosto che quella che qui si esprime è un’accettazione: sobria, parca, serena. Come se si fosse formata la consapevolezza che tutti gli dei sono finalmente caduti e noi con loro.