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Angeli custodi
Alla fine del 1980 avevo otto anni e una mattina mia madre crollò sulla sedia alla notizia dell’omicidio di John Lennon. Lei che i Beatles li aveva visti all’Adriano. Per la prima volta in vita mia presi coscienza dell’impatto senza eguali che certi artisti musicali hanno sull’umanità. Elvis, Janis, Jim, Bob, Freddie, Michael, Kurt, Amy, Whitney, David, Prince. Ho sempre creduto che quando si parla di angeli custodi, sotto sotto si pensa a queste creature fuori dal comune, slegate dall’ordinario, potentissime, fragilissime, per metà votate ai paradisi artificiali, per l’altra al campo delle grandi e ferocissime lotte fatte in nome del progresso. Se oggi siamo persone migliori, se non ci siamo ancora ammazzati, se resistiamo al passaggio sopra le nostre teste dell’immenso pachiderma, il merito va a loro che sono stati creatori di una bellezza da cui difficilmente riusciremo a separarci. Fermiamoci oggi a pensare a quanta ragione per vivere ci hanno dato queste persone. A quante volte ci hanno preso loro per i capelli, a quanto gli dobbiamo. Non sono i nostri padri, le nostre madri, i nostri fratelli, i nostri figli. Sono semplicemente loro. Loro. I soli veri motivi per cui invece di morire siamo stati incomparabilmente felici.