Archivi autore: Riccardo Piroddi

Aiace Telamonio e l’uomo che trionfa sul destino

 

 

Tra gli eroi della mitologia classica che amo maggiormente c’è Aiace Telamonio. Sentite la storia della sua fine e capirete perché.

Siamo a Troia, sul campo di battaglia. Aiace si prepara a contrattaccare i Troiani, allorché, guidati dalla regina Pentesilea e dalle Amazzoni, avanzano sul campo di battaglia, riempiendo la pianura di cadaveri. Sfiorato da un dardo di Pentesilea, che gli scalfisce appena l’elmo, l’eroe rinuncia a scontrarsi con la donna. Achille, dopo aver ucciso Ettore in duello, per vendicare Patroclo, cade per mano di Paride. Aiace e Odisseo combattono, quindi, contro i troiani per strappare loro il corpo dell’eroe ucciso. Aiace, roteando la sua immensa ascia, si occupa di tenere lontani i troiani, mentre Odisseo carica Achille sul suo carro e lo porta via. Durante questa battaglia, Aiace compie sanguinosi prodigi, massacrando Glauco, figlio di Ippoloco e sovrano licio, e ferendo gravemente Enea e Paride. Dopo la cerimonia funebre, entrambi gli eroi reclamano il diritto di tenere per sé le armi di Achille, come riconoscimento del loro valore. Alla fine, dopo alcune discussioni, è Odisseo a spuntarla e Aiace, accecato dal dolore, decide di vendicarsi dei responsabili del verdetto. Agamennone e Menelao. Si addormenta e al suo risveglio, impazzito a causa di un incantesimo lanciatogli dalla dea  Atena, si lancia contro un gregge di pecore e le massacra, credendo di uccidere i due Atridi. Rientrato in sé, si vede coperto di sangue, rendendosi conto di che cosa abbia in realtà fatto: perduto in questo modo l’onore, preferisce suicidarsi piuttosto che continuare a vivere nella vergogna, lanciandosi sulla spada che Ettore gli aveva donato alla fine del loro duello.

La storia di Aiace diviene, nella mia interpretazione, metafora dell’esistenza di tutti quegli esseri umani derisi dalle “circostanze della vita”. La derisione figura gli impedimenti, di natura esterna, all’agire come esso vorrebbe. Ecco il motivo per il quale amo questo eroe: ciascun uomo ha il dovere di abbandonare la vita quando è impossibilitato a realizzare quello che desidera!
Una istigazione al facile suicidio? Forse. Certo è che la decisione di abbandonare volontariamente la vita rappresenta l’unico colpo in canna che l’uomo possiede per sconfiggere e trionfare sul destino avverso!

 

 

 

 

 

La filosofia senza individui

 

di

Saverio Mariani

 

 

La filosofia, come diceva Deleuze, ha sempre a che fare con il pensiero comune. Non solo perché è necessario porre in questione le certezze che indirizzano l’ampio agire umano, ma anche perché a volte quello stesso pensiero comune (doxa) è guidato da convinzioni filosofiche, scientifiche, tecniche. In un processo di auto-correzione, potremmo dire, la filosofia è per statuto impegnata a problematizzare la realtà e lo strato più superficiale rappresentato da ciò che noi definiamo come realtà…

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L’inoperosità in Giorgio Agamben

 

di

Lorenzo Pampanini

 

 

Oggi la libertà è un tema del dibattito pubblico. Invocazioni della libertà sono tipiche di esistenze stressate: chi non ce la fa più a ‘fare’ qualcosa, che la situazione gli impone, reclama di essere libero. Il modo in cui si avverte la mancanza di libertà nella routine è la costrizione a fare qualcosa…

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Thomas Rowlandson, “Scene in club lounge” (1798)

 

 

 

 

Nuova Atlantide di Francis Bacon

Un’utopia di scienza, etica e progresso

 

 

 

Francis Bacon, figura centrale nella storia del pensiero occidentale, concepì Nuova Atlantide come un’opera che incarnasse il suo ideale filosofico di progresso attraverso la scienza. Pubblicato postumo nel 1627, questo testo rappresenta una combinazione tra utopia rinascimentale e visione illuministica, prefigurando un mondo in cui la conoscenza è il pilastro di una società armoniosa e prospera.
Attraverso la narrazione, Bacon indaga il ruolo della scienza e della tecnologia ma anche il rapporto tra sapere, etica e religione, ponendo le basi per riflessioni che rimangono attuali ancora oggi.
Per comprendere Nuova Atlantide è necessario collocare l’opera nel contesto del pensiero di Bacon. Filosofo dell’empirismo e sostenitore del metodo scientifico, era convinto che il sapere derivasse dall’osservazione diretta della natura e dall’esperimento sistematico, piuttosto che dalla semplice speculazione teorica, tipica della filosofia Scolastica del Medioevo.
Nel XVII secolo, l’Europa era nel pieno del fermento intellettuale della rivoluzione scientifica. Il mondo stava progressivamente allontanandosi dalla concezione aristotelica e medievale, abbracciando un paradigma incentrato sulla scoperta empirica e sulla capacità dell’uomo di trasformare l’ambiente attraverso la scienza. In questa temperie, Bacon immaginò un mondo ideale in cui tali princìpi fossero pienamente applicati.
Il racconto si apre con l’arrivo di un gruppo di marinai europei sull’isola di Bensalem, situata in un punto imprecisato dell’Oceano Pacifico. Questa terra sconosciuta è abitata da una civiltà altamente avanzata, sia tecnologicamente che moralmente. Attraverso il dialogo con i residenti di Bensalem, i marinai scoprono che l’isola è governata da princìpi di ordine, giustizia e razionalità.
Al centro della vita intellettuale e sociale di Bensalem si trova la “Casa di Salomone”, un’istituzione dedicata alla ricerca scientifica e alla scoperta della verità. Gli abitanti di Bensalem attribuiscono la loro prosperità e armonia all’applicazione rigorosa della conoscenza scientifica, unita a un forte senso etico e religioso.

La Casa di Salomone è la vera protagonista dell’opera, nonché l’elemento più innovativo e visionario. Descritta come una sorta di accademia scientifica, essa anticipa molte delle caratteristiche delle moderne istituzioni di ricerca. Si tratta di un’organizzazione altamente strutturata, composta da studiosi che si dedicano a diversi aspetti della scienza e della tecnologia. Gli studiosi inviano emissari in tutto il mondo per raccogliere conoscenze, osservare fenomeni naturali e scoprire invenzioni utili, sistema che ricorda l’odierna globalizzazione della ricerca scientifica. All’interno della Casa di Salomone si conducono esperimenti sistematici per migliorare la comprensione della natura e sviluppare nuove tecnologie. Gli studiosi creano macchine, studiano fenomeni atmosferici, sviluppano nuovi materiali e persino esplorano la manipolazione genetica, anticipando temi oggi al centro del dibattito scientifico. Tutta la conoscenza prodotta è finalizzata al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. La Casa di Salomone non è un’istituzione teorica, ma un laboratorio al servizio della società.
Uno degli aspetti più sorprendenti di Nuova Atlantide è l’integrazione tra scienza e religione. Contrariamente alla percezione moderna, che vede spesso la scienza in conflitto con la fede, Bacon immagina una società in cui le due dimensioni coesistono armoniosamente. Gli abitanti di Bensalem praticano una forma di cristianesimo illuminato, che funge da fondamento morale per l’uso della conoscenza scientifica. L’etica religiosa garantisce che il sapere non venga utilizzato per scopi distruttivi o egoistici. Per Bacon, la scienza è un modo per avvicinarsi a Dio, poiché studiare la natura significa scoprire le leggi che Egli ha stabilito. Questa prospettiva teologica dà alla ricerca scientifica un carattere quasi sacro.
Nuova Atlantide è spesso considerata una profezia delle moderne accademie scientifiche e dei centri di ricerca. La visione di Bacon della Casa di Salomone prefigura istituzioni come la Royal Society (fondata nel 1660) e altre organizzazioni internazionali dedicate alla ricerca e all’innovazione.
L’opera tocca anche temi straordinariamente attuali: interdisciplinarità (gli studiosi di Bensalem lavorano insieme, condividendo conoscenze e metodi provenienti da diverse discipline); innovazione tecnologica responsabile (gli abitanti usano la tecnologia per migliorare la salute, l’agricoltura e le infrastrutture, dimostrando un approccio orientato al bene comune); globalizzazione del sapere (la raccolta di conoscenze da tutto il mondo anticipa l’odierna collaborazione scientifica globale).
Nuova Atlantide, pertanto, non è semplicemente un’utopia, ma un manifesto del pensiero baconiano. Essa invita a riflettere su come la scienza e la tecnologia possano trasformare il mondo, ma anche sui pericoli di un uso irresponsabile del sapere. Per Bacon, la conoscenza deve essere subordinata alla moralità e al servizio dell’umanità. In un’epoca come la nostra, caratterizzata da rapidi progressi tecnologici ma anche da crescenti disuguaglianze e crisi globali, l’opera di Bacon assume una rilevanza particolare. Il suo sogno di una società governata dalla conoscenza etica e dalla cooperazione potrebbe fungere da ispirazione per affrontare le sfide del presente e costruire un futuro più equo e sostenibile.