Archivi autore: Riccardo Piroddi

Le cicale

 

Racconto filosofico

 

Il racconto narra di una escursione dei due personaggi, Bashir e Antonio, al tempio di Minerva, situato sull’estrema punta della Penisola Sorrentina, di fronte Capri. La narrazione si immerge profondamente nelle tematiche filosofiche, attingendo a conversazioni che intrecciano riflessioni sulla natura dell’esistenza, la percezione della realtà e l’interpretazione delle idee platoniche. Attraverso il viaggio verso il tempio, simbolo di sapienza e di conoscenza antica, i protagonisti si confrontano con le nozioni di identità, diversità ed esistenza, dialogando sulle concezioni di Parmenide e Platone riguardo l’essere e il non essere.
Antonio, guidato dalla curiosità e dal desiderio di comprensione, pone a Bashir domande che sfociano in una riflessione sulle idee di luce e oscurità, esistenza materiale e concettuale, culminando nella discussione sull’Iperuranio platonico e sull’importanza delle Idee come fondamento della realtà. La contrapposizione tra il mondo sensibile (doxa) e il mondo delle idee (epistéme) serve da metafora per esplorare i limiti della conoscenza umana e il ruolo dell’immaginazione, dell’errore e della fantasia nella formazione della nostra comprensione del mondo.
Il racconto si arricchisce di momenti di profonda contemplazione della natura e dell’universo, attraverso i quali i personaggi riflettono sul significato della vita, sul ruolo del divino e sulla ricerca di armonia e bellezza. La vista del tempio di Minerva, benché ridotto a rovine, diventa occasione per meditare sul trascorrere del tempo e sull’eredità culturale e spirituale trasmessa dalle civiltà passate.
Il racconto offre una ricca tessitura di temi filosofici, incastonati in una narrativa che celebra il viaggio come metafora dell’esplorazione intellettuale e spirituale. La bellezza del paesaggio, la curiosità verso il passato e la riflessione sulle grandi domande dell’esistenza umana si intrecciano, offrendo al lettore un breve viaggio simbolico attraverso la storia, la filosofia e la ricerca di senso.

 

Da mesi, Bashir e Antonio avevano programmato, su insistenza del primo, una visita al tempio di Minerva sito sull’estrema punta della Penisola Sorrentina, di fronte a Capri, approntando sulle carte l’itinerario per giungervi. Del culto della dea della sapienza e della notte, in quel luogo ultimo della penisola, noto fin dall’antichità perché posto a protezione della navigazione, delle rotte e dell’accesso marittimo al Golfo di Napoli, Bashir aveva sentito parlare fin da bambino e, durante un soggiorno nell’isola sacra di Delos, aveva appreso, altresì, che il santuario della dea fosse stato fondato dallo stesso Odisseo. Antonio ne aveva approfondito, con l’aiuto di padre Torquato, stupito da tanta curiosità dell’allievo per la mitologia greco-romana, i riferimenti storici, consultando gli scrittori classici, come Stazio e Strabone, dai quali aveva era venuto a conoscenza di come a quel famoso santuario fossero addirittura preposti dei magistrati di Minerva. Questi erano deputati ad appaltare e collaudare gli approdi che portavano al santuario, nel quale si svolgevano riti propiziatori alla dea, anche da parte di delegazioni del Senato romano, provenienti, via mare, da Ostia. Queste informazioni avevano stimolato al massimo, nei due, il desiderio di compiere quell’escursione.
In un paniere molto capiente, sospeso alla sella di Bashir, erano state sistemate due torce, del pane, con formaggio e lardo, e due fiasche d’acqua. I due, usciti dalla porta verso Massa, si avviarono speditamente, attraverso sentieri conosciuti, in direzione del Capo di Santa Fortunata. Procedevano, in quel tardo pomeriggio estivo, tra uliveti e aranceti, in un silenzio rotto soltanto dal nitrito dei cavalli e da qualche domanda che, di tanto in tanto, il giovane rivolgeva a Bashir. Quando furono pervenuti nei pressi del casale di Marciano, il sole, calante tra le isole di Capri e di Ischia, indorava con abbaglianti riflessi la superficie marina.
“Il sole ha trasformato questo sentiero in un nastro dorato, che cinge il verde della collina”, esclamò Antonio, confortato dal sorriso compiaciuto di Bashir.

“Hai ragione, Antonio. La potenza del sole è come quella di Allah. Come Dio non finirà mai, così il sole non si esaurirà mai. Allah gli ha conferito il potere di allungare la sua vita all’infinito”.
“Ma il sole, allora, perché tramonta?”, lo interrogò.
“Il sole tramonta soltanto ai nostri occhi, ma poi ritorna, perché Allah è la luce dei cieli e della terra. La Sua luce è come quella nicchia in cui si trova una lampada. La lampada è posta in un cristallo. Il cristallo è come un astro brillante. Il suo combustibile viene da un albero benedetto, un olivo né orientale né occidentale, il cui olio sembra illuminare senza neppure essere toccato dal fuoco. Luce su Luce. Allah guida verso la Sua luce chi vuole Lui e propone agli uomini metafore. Allah è onnisciente”, gli rispose, recitando un versetto del Corano.
I due cavalieri, intanto, raggiunsero un agglomerato di capanne, circondato da un lussureggiante limoneto, da un’aia ancora affollata di animali da cortile e da un orto ben coltivato, i cui confini erano segnati da peracciole. Legarono i cavalli ad una staccionata e si avviarono, a piedi, al tempio di Minerva. Vi giunsero scendendo, con grande prudenza, lungo il sentiero scosceso. La prima impressione fu sconfortante: nulla dell’antico edificio era rimasto in piedi, se non un mucchio di pietre che ne delimitavano la pianta. In ginocchio, Bashir, deposto il cesto, esaminò pietra su pietra, finché non diede un grido di gioia. Aveva individuato l’uccello notturno sacro alla dea, la Athenae noctua, scolpito, a dimensione naturale, su un pezzo di marmo. Così, come per compensare, con quel rinvenimento, la delusione di non aver potuto vedere il tempio in piedi, ripose il prezioso cimelio nel cesto, dopo averlo svuotato del cibo. Bashir e Antonio, allora, ammutoliti e immersi nel tramonto incombente, si fermarono a godere della sublimità di quell’incantato scenario, che si manifestava lentamente nello sfolgorio dei riflessi solari: a destra il Golfo di Napoli, a sinistra lo specchio d’acqua antistante la Baia di Jeranto e, di fronte, come un’improvvisa magia, sorta dalle acque, l’isola di Capri. Lo stupore e l’estasi venivano ampliati da una lieve brezza, che scendeva, dall’alto, mescolata ai profumi dei cisti, dei mirti e dei rosmarini e dal frinire delle cicale sparse tra le fronde gli ulivi, che crescevano su quegli scoscesi pendii.
Quel tardo pomeriggio Bashir ebbe la conferma della suggestione, quasi da incantesimo, che l’occaso suscitava in Antonio, come dialogo dell’anima con il principio della Natura. Percepì le emozioni sognanti, molteplici e mutevoli, che dominavano l’animo del giovane e decise di non profferire parola.

“Queste cicale sembrano tutte uguali e sembrano frinire allo stesso modo”, sussurrò, dopo un lungo intervallo, Antonio, quando riemerse dal rapimento del tramonto.
“Non sono uguali”, mormorò Bashir.
“Allora, se una non è uguale ad un’altra, non è affatto, non esiste. Eppure io le sento e, con un po’ di attenzione, posso anche vederle. Ricordo bene Parmenide di Elea, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa: ciò che è, è, e non può non essere, ciò che non è, non è, e non può in alcun modo essere. È così, vero, Bashir?”.
“Certo”, gli ribatté.
“Se una cicala non è un’altra cicala, non è affatto neppure essa stessa, quindi, non esiste. Perché, dunque, io le vedo e le posso sentire?”, insistette Antonio.
“Devi ricordarti di Platone, il discepolo di Socrate, l’autore dei Dialoghi, il filosofo dell’Iper-uranio e delle Idee”.
“L’Iperuranio!”, sottolineò Antonio, quasi esaltato. “L’Iperuranio, dove Platone collocò le Idee, non potrebbe essere la nostra mente, unica misura delle cose, di quelle che sono, per ciò che sono, e di quelle che non sono, per ciò che non sono?”.
“Stai citando Protagora di Abdera, un altro fondamento della filosofia greca”, lo riprese Bashir con affetto. “Platone, sempre Platone, potrà dare la risposta al tuo interrogativo e lo farà attraverso un atto criminale, un assassinio, un parricidio. Ammazzerà il padre! Non ti spaventare. I filosofi greci, come tutti i filosofi, amano usare parole disinvolte. Platone, in effetti, non ammazzò mai nessuno. Impressionato dalla ingiusta morte di Socrate, che era stata sanzionata da pavidi politici, timorosi che gli insegnamenti del suo maestro spingessero i giovani a ragionare con la propria testa, si decise ad assassinare, dialetticamente, Parmenide. Nel dialogo sul Sofista, il nostro Platone riporta un dibattito tra i seguaci di Democrito, i materialisti, e gli idealisti, che appella simpaticamente gli amici delle Idee. I primi sostenevano l’esistenza solo delle cose materiali, quelle che sono davanti ai nostri occhi e che si possono vedere con gli occhi e ascoltare con le orecchie, come queste cicale; i secondi, al contrario, asserivano anche l’esistenza delle cose non materiali, cioè delle Idee, in quanto esse vengono pensate e, quindi, conosciute. Gli idealisti, pertanto, mettevano in crisi la concezione delle Idee, come di qualcosa di immobile, di eternamente fisso nell’Iperuranio. Esse, invece, esistono nella misura in cui subiscono l’azione di essere conosciute, che comporta il movimento! Ti risparmio l’esame su tre delle cinque Idee più importanti, ma non posso sottrarmi dal raccontarti delle ultime due, le più significative: l’Idea di Identico e l’Idea di Diverso. Ogni Idea è identica a sé stessa e diversa dalle altre, pur non identificandosi nell’Idea di Identico e di Diverso. L’Idea stessa dell’essere partecipa all’Idea del non essere, perché l’essere è se stesso e, al contempo, non è alcun’altra Idea. Da qui, il parricidio: il non essere, è; il non essere, esiste. Questa cicala non è, lo hai detto poc’anzi, quell’altra cicala oppure non è un cavallo, non è un fiore, non è il sole. Non hai voluto dire, dunque, che questa cicala non esiste, perché la vedi e la senti, ma hai voluto significare che quella cicala non è questo piuttosto che quell’altro, in quanto essa è diversa da questo o da quell’altro. Dire che la cicala non è un cavallo, vuol significare che la cicala è diversa da un cavallo, non che quella cicala non esista. Il non essere, come diversità dall’essere, non come non esistenza: ecco il risultato del parricidio di Parmenide”.
Antonio assentì e rimase in silenzio a riflettere sulla sorprendente disquisizione di Bashir. Poi, di nuovo rapito, ritornò a fissare il sole.
“Sempre bello, ma sempre diverso, al tramonto. Mi rapisce anche perché il suo calare è il preannunzio del buio e al buio le cose non sono colte nella loro pienezza, ma appaiono con contorni non definiti”.
“La notte che segue il crepuscolo è il regno della fantasia, dell’immaginazione e del sogno”, sentenziò Bashir. “Regno anche dell’errore, che soccorre, anch’esso, la conoscenza umana. Platone riteneva più perfetta e sicura la conoscenza intellegibile, l’epistéme, ma non negò valore a quella sensibile, la doxa. La doxa è proprio come la notte, dove le cose percepite non appaiono del tutto chiare nella loro luminosità, in quanto non sono rischiarate dal sole della perfetta conoscenza. Risultano soltanto ombre delle Idee”.
“Le ombre delle Idee!”, ripeté Antonio. “Chissà se le nostre esistenze siano realmente una proiezione imperfetta di qualcosa che dovrebbe essere, invece, perfetto. Chissà se non abbia ragione il mio precettore, padre Torquato, con tutti quei suoi discorsi su Dio e sull’anima. Io non lo so, ma nelle sue parole non avverto lo spirito, né la poesia, mentre l’universo mondo mi appare tutto poesia, Dio stesso è poesia e l’ha usata, con l’armonia, per creare il mondo. Se così non fosse, il mondo e la vita sarebbero uno stonato ritornello”.
“Dio non ha colpa se il mondo, che ha così mirabilmente costruito, è governato da uomini che hanno perduto l’idea della poesia e dell’armonia! Ma ora basta, Antonio, riprenderemo il nostro dialogo in futuro. Sta scendendo la notte, dobbiamo ritornare a casa. I tuoi genitori saranno in apprensione”.

 

14397010

Panorama sull’isola di Capri da Punta della Campanella, a Massa Lubrense (NA)

 

 

Scientifica “curiositas

 

Recensione di Zitto e calcola! – Corso introduttivo di Meccanica Quantistica per studenti principianti ma curiosi…, di Antonio Ereditato

 

di Riccardo Piroddi

 

 

Zitto e calcola! – Corso introduttivo di Meccanica Quantistica per studenti principianti ma curiosi…”, Eurilink University Press, 2023, di Antonio Ereditato, fisico, già direttore del Laboratorio di Fisica delle Alte Energie dell’Università di Berna, Visiting Professor alla Yale University, attualmente Research Professor all’Università di Chicago e noto divulgatore scientifico, raccoglie le lezioni che l’Autore ha tenuto al Centro di ricerche Biogem nel 2022.
Il volume si presenta immediatamente come una risorsa preziosa per introdurre gli studenti alla complessa e affascinante disciplina della meccanica quantistica. L’Autore tenta, innanzi tutto, di colmare il divario tra la percezione pubblica della fisica quantistica, come argomento esclusivamente accademico, e la sua applicabilità e rilevanza nella vita quotidiana e nella cultura contemporanea. Sottolineando l’importanza di una visione integrata del sapere, il testo invita a una riflessione più ampia sull’educazione e sullo sviluppo del pensiero critico, introducendo la meccanica quantistica non solo come campo di studio ma anche come ponte tra diverse aree del sapere, evidenziando il rilievo di questa disciplina nel superare la divisione tra le “due culture”, quella scientifica e quella umanistica, riportando, quindi, l’esigenza di una maggiore integrazione dei saperi. Il volume si sviluppa attraverso capitoli che coprono l’evoluzione della fisica classica fino all’emergere della meccanica quantistica, rilevando come questa disciplina abbia superato i limiti delle teorie precedenti e affrontato fenomeni fino ad allora inspiegabili. Prosegue poi con la trattazione che parte dalle basi della fisica classica, spiegando come questa sia stata progressivamente messa in discussione dalle scoperte scientifiche dei primi del Novecento, che hanno poi portato allo sviluppo della teoria quantistica. Ogni capitolo è strutturato per facilitare la comprensione dei concetti fondamentali della meccanica quantistica, come l’indeterminazione, la sovrapposizione di stati e il dualismo onda-particella, illustrando come questi principi abbiano rivoluzionato il nostro modo di comprendere l’universo a livello microscopico. Attraverso esempi concreti e analogie, il testo mira a rendere i concetti accessibili anche a chi non possiede una formazione specifica in fisica. Il volume, poi, presenta gli esperimenti fondamentali che hanno segnato la nascita e lo sviluppo della meccanica quantistica, come l’esperimento della doppia fenditura e il paradosso del gatto di Schrödinger, ricorrendo spesso all’uso di metafore e analogie per spiegare la natura non intuitiva di fenomeni come, ad esempio, l’entanglement quantistico. Il volume, quindi, rappresenta un valido strumento didattico per insegnanti e studenti, ma anche una lettura stimolante per chiunque sia interessato a esplorare le implicazioni filosofiche e culturali della scienza moderna, con un approccio che valorizza la curiosità e l’interdisciplinarietà. Lo stile di Ereditato si distingue per essere, al contempo, informativo e coinvolgente, utilizzando un linguaggio chiaro e accessibile, che mira a demistificare la complessità della meccanica quantistica, rendendo concetti scientifici profondi, e talvolta controintuitivi, non solo comprensibili ma anche affascinanti per un pubblico vasto, senza sacrificare l’accuratezza scientifica, stimolando, così, curiosità e apprezzamento per la scienza.

 

 

 

L’alternativa alla risoluzione giudiziale: la mediazione

 

 

Recensione di “I CONSULENTI IN ADR: PROFESSIONISTI
CON UNA MARCIA IN PIÙ
, a cura di Massimiliano Ferrari

 

di Riccardo Piroddi

 

 

Il volume collettaneo, “I CONSULENTI IN ADR: PROFESSIONISTI CON UNA MARCIA IN PIÙ – Tutto ciò che si può fare e sapere per unire alla professione anche le competenze trasversali”, curato da Massimiliano Ferrari, esperto di mediazione e fondatore della Community “Medianos”, pubblicato, nel 2023, da Eurilink University Press, offre una panoramica dettagliata sul ruolo cruciale che i consulenti in Alternative Dispute Resolution (ADR) svolgono nella gestione dei conflitti, mostrando una gamma di competenze, tecniche e filosofie nel vasto settore dell’ADR e proponendosi come guida indispensabile per professionisti e studiosi interessati ad approfondire il tema della mediazione e della negoziazione quali strumenti alternativi alla risoluzione giudiziale dei conflitti.
L’introduzione di Ferrari sottolinea l’importanza della mediazione nel contesto dei conflitti, presentandola come un’opportunità per trasformare le divergenze in fonti di crescita personale e professionale. Il concetto di conflitto viene rielaborato, passando da una visione negativa a una prospettiva in cui il conflitto stesso diventa motore di sviluppo e di opportunità inedite. Il testo, attraverso i vari contributi, esamina il ruolo del consulente in ADR, evidenziando come questo professionista agisca da mediatore tra le parti in conflitto, guidandole verso una risoluzione consensuale che tenga conto degli interessi di tutti. Approfondisce, inoltre, le tecniche e le competenze necessarie a un efficace consulente ADR, dal problem solving alla comunicazione nonviolenta, passando per l’empatia e l’intelligenza emotiva, fondamentali per comprendere e gestire le dinamiche interpersonali in ballo nei conflitti.
Interessante è la sezione dedicata alla Community “Medianos”, descritta come una rete di professionisti che condividono l’obiettivo di promuovere una cultura della mediazione. Questa comunità rappresenta un esempio concreto di come la condivisione di conoscenze ed esperienze tra professionisti di diversi settori possa arricchire l’approccio alla risoluzione dei conflitti, favorendo l’adozione di strategie innovative e collaborative. Alla Community è legato il gioco “Medianos – The Board Game”, nato da un’idea di Massimiliano Ferrari, un’iniziativa innovativa che mira a diffondere la conoscenza e l’applicazione dei principi della mediazione attraverso un formato ludico e interattivo. Si tratta di un gioco da tavolo educativo, concepito per insegnare ai partecipanti le competenze di base e le strategie della mediazione in contesti conflittuali. L’obiettivo del gioco è doppio: da un lato, fornire agli utenti un modo divertente e coinvolgente per comprendere i processi di mediazione e negoziazione, e, dall’altro, promuovere la cultura della risoluzione dei conflitti in modo costruttivo e non competitivo. Attraverso scenari simulati, sfide e problem solving collaborativo, i giocatori sono guidati a esplorare varie tecniche di comunicazione, empatia, ascolto attivo e negoziazione, applicandole in situazioni ludiche che riflettono conflitti reali. Incorporando elementi di gioco serio (serious game), “Medianos – The Board Game” si propone come mezzo formativo e di team building utile tanto nel contesto educativo quanto in quello professionale, aiutando individui e gruppi a migliorare le proprie abilità interpersonali, la comprensione reciproca e la capacità di gestire divergenze e disaccordi in modo efficace.
Il volume si distingue altresì per l’approccio multidisciplinare alla materia, integrando teorie della comunicazione, psicologia e diritto, e si propone come contributo significativo al dibattito sulla necessità di un cambiamento culturale nella gestione dei conflitti. Attraverso un linguaggio chiaro e accessibile, i contributi di Ferrari e degli altri autori forniscono, quindi, attrezzi pratici e riflessioni teoriche che possono essere di grande utilità non solo per i consulenti in ADR, ma per chiunque sia interessato a migliorare le proprie capacità di gestione dei conflitti, sia nel contesto professionale che personale. Pertanto, è una lettura raccomandata a quanti cercano una comprensione approfondita del valore aggiunto che le competenze trasversali in ADR possono portare nella risoluzione dei conflitti, promuovendo, al tempo stesso, un approccio che valorizzi il dialogo, l’ascolto e la comprensione reciproca come mezzi fondamentali per costruire relazioni più solide e durature.