Breve commento a Monas Hieroglyphica (1564)

di John Dee

 

 

 

Matematico, astronomo, astrologo, esploratore, occultista e consigliere della regina Elisabetta I, John Dee è stato uno dei personaggi più straordinari ed enigmatici del suo tempo.
Nato a Tower Ward, Londra, nel 1527, mostrò fin da giovane un’inclinazione per l’apprendimento. Studiò al St. John’s College di Cambridge, dove si laureò nel 1546. Successivamente, viaggiò in Europa, frequentando università in Belgio e Francia, approfondendo i suoi studi di matematica e astronomia e divenendo lettore di matematica presso l’Università di Parigi, posizione all’epoca rara e prestigiosa per un inglese. Tornato definitivamente in Inghilterra nel 1551, servì Edoardo VI e, in seguito, Maria I, ma trovò il suo vero mecenate in Elisabetta I, salita al trono nel 1558. Fu consultato per la scelta del giorno più propizio per l’incoronazione della regina e divenne una sorta di consigliere scientifico e astrologico di corte. Dee era anche appassionato di esplorazione geografica e fu tra i primi a promuovere la ricerca di un passaggio a nord-ovest per raggiungere l’Asia; il suo General and Rare Memorials Pertayning to the Perfect Art of Navigation del 1577, è un’opera pionieristica in questo campo.
Dee è certamente più famoso per il suo interesse per l’occultismo, la cabala e la filosofia ermetica. Fu un fervente studioso di testi alchemici e magici e spese gran parte della vita a cercare di comunicare con gli angeli, per scoprire tutti i segreti dell’universo. Questo lo portò a collaborare con Edward Kelley, un medium che lavorava con lui nelle sue sessioni spiritiche. Kelley e Dee intrapresero un lungo viaggio attraverso l’Europa, durante il quale si dice abbiano condotto esperimenti alchemici e occultistici. Ma i rapporti con Kelley si deteriorarono nel tempo e, nel 1589, Dee tornò in Inghilterra. Scoprì che la sua vasta biblioteca a Mortlake, una cittadina fuori Londra, era stata saccheggiata e molti dei suoi preziosi strumenti scientifici rubati. La sua fortuna e posizione alla corte di Elisabetta I erano in declino e i suoi ultimi anni furono segnati da difficoltà finanziarie e dall’isolamento accademico e sociale.
John Dee morì nel 1608 o all’inizio del 1609, a Mortlake. La sua figura ha rappresentato quel connubio, così tipico del Rinascimento, tra scienza e magia, mostrando come queste due sfere fossero intrecciate in modo complesso e a volte contraddittorio. La sua eredità continua a influenzare sia la cultura popolare che gli studi accademici, rendendolo un personaggio di fascino perenne.

 

 

Monas Hieroglyphica

Viaggio nei meandri dell’esoterismo e della sapienza, quest’opera si staglia come un monolite di conoscenza, intrisa di simbolismi densi e arcani, invitando i lettori a intraprendere un cammino attraverso i sentieri meno battuti della mente e dello spirito.
Nell’anno del Signore 1564, Dee, allora consigliere della regina Elisabetta I e studioso senza eguali, forgiò quest’opera magna, una summa delle sue complesse ricerche in astrologia, matematica e alchimia. Monas Hieroglyphica è una sorta di lunga epistola alchemica, nata nel cuore dell’epoca elisabettiana, un periodo denso di scoperte e rinnovamenti intellettuali. Quel contesto storico infuse nel testo una vivacità unica, riflettendo la fusione tra l’antico desiderio di conoscenza e la nuova audacia scientifica.
Dee, con la sua Monade, intrecciò una filosofia profonda, dove ogni simbolo e ogni segno trasudano di significati multipli. La Monade, figura suprema che rappresenta l’unione di tutto l’essere, incarna la ricerca della conoscenza ultima. Dee invita a contemplare l’universo attraverso la lente della semplicità complessa, dove ogni elemento, celeste o terrestre, è interconnesso in un tutto armonioso e sintetico.
La prosa di Dee è un tessuto di riferimenti classici e innovazioni linguistiche, un ponte tra il passato erudito e il presente inquisitivo. Monas Hieroglyphica sfida le convenzioni narrative, proponendo una struttura meditativa che più si avvicina a un incantesimo scritto che a un trattato tradizionale. La sua scrittura, ermetica e ricca di allusioni, costringe i lettori a una lenta e riflessiva decodificazione, rendendo ogni pagina un enigma, ogni frase un oracolo da interpretare.
Al cuore di questo testo giace l’esoterismo puro. Dee manipola simboli antichi – la luna, il sole, gli astri e l’Aries – per trascrivere un dialogo segreto tra l’uomo e il cosmo. Questi segni, carichi di potere e mistero, fungono da chiavi per le porte della percezione, aprendo itinerari nascosti verso la verità ultima. L’opera è un labirinto di allegorie, un puzzle che chiama a una risoluzione che è tanto personale quanto universale.
L’Autore intreccia profondamente i contenuti esoterici con la cosmologia, l’alchimia e la cabala, proponendo un sistema unico di simboli, attraverso i quali si possono esplorare le intersezioni tra il fisico e il metafisico, il visibile e l’invisibile. La sua Monade diventa non solo un simbolo ma anche un veicolo attraverso cui egli articola una visione esoterica dell’universo e del posto dell’uomo in esso.
Dee crede nell’integrazione di diverse discipline – matematica, astronomia, alchimia e misticismo – per raggiungere una comprensione completa della realtà. Questo approccio riflette la credenza esoterica che la conoscenza occulta possa essere scoperta attraverso l’uso simultaneo e armonizzato di metodi razionali e intuitivi. Per Dee, la Monade riproduce questa sintesi, funzionando come una chiave che apre le porte della saggezza universale.
La numerologia gioca un ruolo critico in Monas Hieroglyphica. Dee utilizza la struttura dei numeri e delle forme geometriche per trasmettere concetti esoterici profondi. Per esempio, il numero quattro, raffigurato dalla croce nella Monade, simboleggia non solo gli elementi fisici ma anche i punti cardinali, le stagioni e le fasi della vita, integrando il concetto di ciclicità e rigenerazione universale.
Dee è anche influenzato dalla cabala, tradizione esoterica ebraica che interpreta segretamente i testi sacri per trovare significati nascosti e comprendere la natura di Dio e dell’universo. La Monade può essere vista come un analogo del Sefirot, nell’albero della vita cabalistico, che rappresenta le diverse emanazioni attraverso cui l’infinito si manifesta nel finito.
L’astrologia è un altro pilastro importante del lavoro di Dee. I corpi celesti nel simbolo della Monade non sono solo oggetti astronomici ma anche entità spirituali, che esercitano influenze metafisiche sull’individuo e sul cosmo. Dee vede l’astrologia come mezzo per comprendere questi influssi e utilizzare tale conoscenza per operare armonicamente all’interno del quadro cosmico.
Al centro dell’alchimia sta la ricerca della pietra filosofale, espressa nella Monade quale l’ultimo obiettivo della trasmutazione alchemica e spirituale. Dee interpreta ciò non solo come processo di trasformazione di metalli base in oro, ma anche come una metafora per la trasformazione spirituale dell’alchimista, che attraverso il processo esoterico cerca di purificare ed elevare la propria anima.

La Monade

Il simbolo della Monade, che appare come un complesso glifo, combina vari elementi geometrici e iconici, che ritraggono il Sole, la Luna e le sostanze alchemiche. Questi componenti sono combinati in un disegno che cerca di rappresentare l’universo in un unico, coerente tutto.

Elementi del Simbolo
Il cerchio ricalca l’eternità e l’universalità, un tema comune nella simbologia alchemica, dove questo simboleggia lo spirito e il tutto cosmico.
Il punto al centro esprime l’unità da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna, una riproduzione del principio primo.
La croce che attraversa il cerchio simbolizza i quattro elementi fondamentali di terra, aria, fuoco e acqua, così come le direzioni cardinali e le forze primarie che regolano la creazione. In alchimia, la croce è anche intesa come l’asse di trasformazione: il punto dove la materia viene lavorata e trasformata.
Al di sopra della croce si trova una forma che ricorda il simbolo astrologico del Mercurio, che in alchimia indica sia il pianeta sia l’elemento. Questa immagine evoca anche l’idea di dualità e unione tra il maschile e il femminile, essenziale per la creazione e la trasformazione alchemica.
La parte superiore della figura può essere interpretata sia come una luna crescente, che manifesta la volatilità e il cambiamento, sia come Aries, segno di inizio e di forza vitale.

Significati simbolici e alchemici
La Monade di Dee non è solo un amalgama di simboli astronomici e alchemici ma anche una rappresentazione del processo alchemico stesso. Nigredo, albedo, rubedo: tre stadi dell’alchimia che alludono rispettivamente alla putrefazione/decomposizione, alla purificazione e alla rinascita, possono essere interpretati attraverso l’emblema della Monade. Il cerchio raffigura l’universalità (nigredo), la croce la purificazione (albedo) e il simbolo astronomico l’illuminazione finale o perfezione (rubedo).
Dee utilizza la Monade anche per significare l’unione tra il microcosmo (l’individuo o il piccolo mondo) e il macrocosmo (l’universo o il grande mondo), un tema centrale nell’alchimia, che mira all’armonizzazione dell’uomo con la natura universale.
Al di là della trasformazione fisica dei materiali, la Monade simboleggia altresì un percorso di trasformazione spirituale, dove l’alchimista, attraverso il lavoro interiore, cerca di unire e armonizzare le diverse parti del proprio essere per raggiungere una comprensione superiore e una riconnessione con il divino.
La Monade di John Dee, quindi, riproduce l’essenza della ricerca alchemica non solo come trasmutazione fisica, ma come una profonda trasformazione spirituale, filosofica e cosmologica, sottolineando l’integrazione e l’unione dei vari aspetti dell’esistenza in un tutto coerente e divino.

I 24 teoremi presentati nell’opera risultano essere fondamentali per esplicare il significato profondo della Monade. Ogni teorema è un passo avanti nel labirinto del sapere.

Teoremi 1-6: La fondazione
I primi sei teoremi stabiliscono le basi geometriche e numerologiche della Monade. Dee inizia con la semplicità del punto e della linea, espandendo queste forme alla loro espressione tridimensionale, la sfera, simbolo dell’universalità e dell’eternità. In questi teoremi, lega la matematica alla filosofia, proponendo che ogni punto di partenza, per quanto semplice, contenga in sé la possibilità dell’infinito.

Teoremi 7-12: l’astrologia e la cosmologia
Questi teoremi introducono elementi astronomici e astrologici, collegando i corpi celesti con la simbologia alchemica della Monade. Dee esplora le relazioni tra la Luna, il Sole e Mercurio, postulando una connessione diretta tra i movimenti celesti e le forze alchemiche terrene. È una fusione di cielo e terra, che riflette la visione del mondo di Dee.

Teoremi 13-18: Le dinamiche alchemiche
In questa sezione, Dee approfondisce le trasformazioni alchemiche, simboleggiate dalla Monade. Utilizza concetti di purificazione, distillazione e sublimazione, per esplorare come le forze universali possano essere concentrate e trasformate. Qui, la pratica alchemica diventa metafora del processo spirituale e intellettuale di elevazione e illuminazione.

Teoremi 19-24: La sintesi e il ritorno all’Uno
Gli ultimi teoremi portano a compimento il “viaggio” della Monade, legando tutti i concetti precedentemente esposti in una sintesi finale. Dee discute il ritorno dell’anima al divino e la realizzazione dell’autoconoscenza come chiave per comprendere l’universo. Questi teoremi costituiscono il culmine della sua argomentazione filosofica e anche un invito a considerare la Monade come rappresentazione del percorso dell’anima verso l’unificazione con il tutto.

Monas Hieroglyphica, con i suoi ricchi simbolismi e contenuti esoterici, si pone come audace tentativo di sintetizzare e codificare un vasto corpo di conoscenza occulto in un singolo, comprensivo simbolo. Agli studiosi di esoterismo offre un affascinante esempio di come antiche credenze e pratiche possano essere integrate in un sistema filosofico che cerca di spiegare la totalità dell’esistenza.

Monas Hieroglyphica è un’opera senza tempo, che continua a sfidare e a incantare. Un crogiolo di scienza e magia, di terra e stelle, che invita ciascuno a riconsiderare la realtà con occhi nuovi, a cercare le risposte non solo nel visibile ma nel significato più profondo, celato dietro l’apparente. Dee, con la sua penna e la sua mente, ha dipinto un quadro dell’universo che rimane un’essenziale chiave di lettura per chiunque desideri viaggiare attraverso i segreti più oscuri dell’esistenza.

 

 

 

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