La bellezza di una donna non è nelle sue forme, né nei rapporti che l’occhio percepisce tra esse. La bellezza di una donna è il numero aureo della sua sostanza, la divina proporzione della sua estensione. Essa è misura del respiro dell’anima di chi è in grado di contemplarla!
La superiorità della donna sull’uomo è anche, ma non solo, ripeto, anche, ma non solo, nell’uso “politico” che ella fa dei propri ormoni: l’uomo usa il testosterone, peraltro riuscendo a controllarlo molto poco, unicamente per procurarsi, attraverso la donna, piacere, laddove la donna sguinzaglia l’estrogeno per taglieggiare e annichilire l’uomo, che non ha quasi alcuna possibilità di opporvisi. Tutto il resto, sono canti di poeti e bestemmie di cornuti!
Una donna capace di ispirare versi (la bellezza della poesia è in rapporto univoco con la sua ispirazione) non ha bisogno di nulla e di nessuno. Quei versi gridano al mondo che ella basta a se stessa. Che ella è una dea!
Ascoltate una donna quando vi guarda, non quando vi parla. Nei suoi occhi vedrete voi stessi e la vostra storia, velata dalla struggente malinconia del ricordo e della sua trasfigurazione in ideale. Ma, soprattutto, ravviserete la delicatezza della redenzione. Gli occhi di una donna sono il solo luogo in cui l’abisso conduce alla purificazione, all’empatia universale.
Soltanto chi crede in Dio, qualsiasi Dio, può essere superstizioso. La superstizione e la religione, infatti, hanno le stesse matrici: la paura e l’ignoranza. In fondo, la superstizione è anch’essa una forma di religiosità, meno sofisticata e ancora più immediata!
Omero ha scritto la storia dell’animo umano, William Shakespeare quella delle passioni umane. Tutto il resto, nella storia della letteratura mondiale, è mero plagio!