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Notturno con effetti di luna

 

Nella Napoli borbonica si udiva sovente dire dai popolani: “Feste, farina e forca”, a significare il fatto che la durezza del regime monarchico fosse a volte addolcita, a modo di palliativo, da festeggiamenti e pane (panem et circenses) elargiti dai sovrani, per poi tramutarsi, quasi immediatamente, nelle abitudinarie persecuzioni e condanne a morte liberticide. Ciò che, mutate ovviamente le cose che è necessario mutare, è accaduto a Massa Lubrense durante la scorsa campagna elettorale. Feste danzanti per giovani amanti della disco, spettacoli con comici di grido e soubrette all’ultima moda, pranzi e cene luculliani, proposte benefiche o benevole che dir si vogliano, buone intenzioni delle quali si sa, è lastricata la strada che conduce all’inferno, donazioni spontanee (ma va là!) di affetto e stima, risoluzione immediata di qualsiasi tipo di problema, meglio di Wolf che risolve i problemi in Pulp Fiction, montagne di fogli di carta, da incenerire quel che rimane della Foresta vergine in Amazzonia, che sprizzano programmi politici, filantropici e caritatevoli, più ottimistici delle pagine del Candide di Voltaire, sfregamento di mani da parte di baristi che hanno visto moltiplicata la quantità giornaliera dei caffè offerti e bevuti, etcetera etcetera. Un gran carnevale, insomma, durante il quale, alla sera del Martedì grasso, sulla pira, invece del fantoccio di Re Carnevale, come accadeva sin dai tempi dei Medici a Firenze, sono stati immolati il buon senso e la decenza! Adesso, però, è cominciata la Quaresima ed è tempo di riflessioni per gli eletti, per i non eletti e per gli elettori, o, forse, sarebbe più giusto dire per i vincitori (gli eletti e i non eletti) e i vinti (gli elettori). Poiché, dunque, chi scrive appartiene suo malgrado alla categoria dei vinti (San Giovanni Verga, prega per noi!), questa sarà di seguito analizzata. Vorrei porre alla vostra attenzione, cortesi lettori, un dato di fatto: nel nostro Comune (sono massese, ergo parlo di Massa Lubrense, anche se ciò vale per le altre realtà) nonostante la presenza di ben due candidati locali, i “forestieri” abbiano raccolto oltre 2600 voti su 7.383 schede valide, voti i quali, guarda caso, sarebbero serviti ai nostri due candidati permettendo loro l’elezione. Ma non è questo il dato focale, soprattutto perché il voto è libera espressione, diritto e dovere del cittadino. Ognuno può e deve essere animato da sentimenti e idee, e riporre questi nella persona che crede possa meglio rappresentarlo. Questa è la vera democrazia, questa è la parafrasi un po’ romantica dell’articolo I della Costituzione allorquando recita che la sovranità appartiene al popolo. Ma è proprio a questo punto che comincio a rabbrividire, perché mi son reso conto che alle elezioni non è la volontà di tutti i cittadini ad essere espressa, ma piuttosto la volontà di alcuni cittadini (i cosiddetti notabili) i quali, animati da idee e sentimenti molto raramente romantici e troppo spesso di interesse (non soltanto, comunque, nella accezione negativa del termine) controllano e spostano gruppi più o meno consistenti di voti. Quindi, cortesi lettori, sapete quale è il problema? Il problema siamo noi stessi, forse troppo poco interessati a faccende che aprioristicamente giudichiamo male, critichiamo insensatamente, offendiamo. Quante volte avete voi stessi detto o sentito dire: “Sono tutti uguali, sono tutti ladri, è tutto uno schifo, ma che votiamo a fare”. Bene, è proprio questa l’origine della questione. La scarsa conoscenza, eufemismo per ignoranza, e il disinteresse. La politica è innanzitutto conoscenza e ragionamento. Conoscenza di idee, di uomini, di programmi politici, e ragionamento finalizzato ad una conoscenza intima e personale di ciò che sic et simpliciter si definisce “per chi o per cosa votare”. Dico questo perché sono purtroppo convinto che la maggior parte dei cittadini non si curino o non vogliano curarsi affatto di questi affari. Ed ecco che, dunque, peraltro inconsapevolmente, affidano quanto di più prezioso è stato loro concesso dalla forma di governo, o costituzione, per usare la definizione dello storico greco Polibio, democratica, ovvero la propria volontà, alla mercé dell’amico, del parente, del medico, del professore, dell’assessore, ai quali chiedono “per chi o per cosa dobbiamo votare?”. Per questo, cortesi lettori, io che, parafrasando Immanuel Kant, credo che l’uso della Ragione sia veramente “l’ultima pietra di paragone con la verità”, vi dico: svegliatevi, cominciate a ragionare, diventate padroni della vostra volontà, non affidate il vostro potere in mani altrui, siate voi a tessere il filo della vostre scelte, solo così diventeremo grandi, solo così infine, riferendomi al titolo di uno splendido quadro del pittore torinese Giuseppe Pietro Bagetti, al notturno che sovente oscura le menti, potremo noi stessi dipingere, effetti di luna.

 

Pubblicato a giugno 2005 su L’Indice – Mensile di approfondimento della Penisola Sorrentina

 

Seventies revival or more? A timeless rock band is again on the stage. The countdown is at last on, now!

 

Many people all around the world wish Jimmy, Robert and John Paul, and not the lady of their most famous song, bought a stairway to heaven to let the fans go up there along with them. Led Zeppelin will be soon again on the stage. This crashing event will take place on the 10th of December at O2 Arena in London, twenty-seven years after that morning of September, when John “Bonzo” Bonham, the powerful drummer of the band, was found dead bringing to a conclusion the unwitting adventure of four lads in love with music and after some reunion all along these past years. John Paul Jones, Jimmy Page, Robert Plant and John Bonham’s son, Jason, (photo on the side) will be on the stage again. Those who were young in the Seventies, surely will be excited, remembering not only the golden age of rock, but also a season of passions and youthful thoughtlessness. Led Zeppelin aren’t a myth only for now old generation, in fact many youths love them and listen to their music although it is so different from the present one because their appeal has remained unchanged. To prepare the ground for this stunning concert, on the 12th on November it’s been released Mothership, a triple CD plus DVD that retraces their complete carrier through their unforgettable songs. The Led Zeppelin story, started up in 1968 from the ashes of the Yardbirds, for which guitarist Jimmy Page had served as lead guitarist after Eric Clapton and Jeff Beck. Bassist John Paul Jones also boasted a lofty session musician’s pedigree. Singer Robert Plant and drummer John Bonham came from Birmingham, where they’d previously played in the Band of Joy. The Zep’s members  were musical sponges, often traveling the world – literally traipsing about foreign lands and figuratively exploring the cultural landscape via their record collections – in search of fresh input to trigger their muse. The group’s use of familiar blues-rock forms spiced with exotic flavors found favor among the rock audience that emerged in the Seventies. Led Zeppelin aimed itself at the album market, eschewing the AM-radio singles orientation of the previous decade. Their self-titled first album found them elongating blues forms with extended solos and psychedelic effects, most notably on the agonized Dazed and Confused, and launching pithy hard-rock rave-ups like Good Times Bad Times and Communication Breakdown. Led Zeppelin II found them further tightening up and modernizing their blues-rock approach on such tracks as Whole Lotta Love, Heartbreaker and Ramble On. Led Zeppelin III took a more acoustic, folk-oriented approach on such numbers as Leadbelly’s Gallows Pole and their own Tangerine, yet they also rocked furiously on Immigrant Song and offered a lengthy electric blues, Since I’ve Been Loving You. The group’s untitled fourth album (a.k.a. Led Zeppelin IV  or The Runes Album, or ZOSO), which appeared in 1971, remains an enduring rock milestone and their defining work. The album was a fully realized hybrid of the folk and hard-rock directions they’d been pursuing, particularly on When the Levee Breaks and The Battle of Evermore. Black Dog was a pile driving hard-rock number cut from the same cloth as Whole Lotta Love. Most significant of the album’s eight tracks was the fable-like Stairway to Heaven, an eight-minute epic that, while never released as a single, remains radio’s all-time most-requested rock song. Houses of the Holy, Zep’s fifth album, were another larger-than-life offering, from its startling artwork to the adventuresome music within. Even more taut, dynamic and groove-oriented, it included such Zeppelin staples as Dancing Days, The Song Remains the Same and D’yer Mak’er. They followed with the Physical Graffiti, a double-album assertion of group strength that included the Trampled Underfoot, Sick Again, Ten Years Gone and the lengthy, Eastern-flavored Kashmir. Led Zeppelin’s sold-out concert tours became rituals of high-energy rock and roll theater. The Song Remains the Same, a film documentary and double-album soundtrack from 1976, attests to the group’s powerful and somewhat saturnalian appeal at the height of their popularity. qThe darker side of Zep’s – their reputation as one of the most hedonistic and indulgent of all rock bands – is an undeniable facet of the band’s history. In the mid-to-late Seventies, a series of tragedies befell and ultimately broke up Led Zeppelin. A 1975 car crash on a Greek island nearly cost Plant his leg and sidelined him (and the band) for two years. In 1977, Plant’s six-year-old son Karac died of a viral infection. The group inevitably lost momentum, as three years passed between the release of the underrated Presence (1976) and In Through The Out Door, their final studio album (1979). On September 25th, 1980, while in the midst of rehearsals for an upcoming American tour, Led Zeppelin suffered another debilitating blow. The last one! John Bonham was found dead due to asphyxiation, following excessive alcohol consumption. Feeling that he was irreplaceable, they disbanded. Now the story comes back to the present time in which Jason, Bonham’s son, will replace his father as a drummer for the concert of the 10th of December. Only twenty thousand lucky fans have the ticket to attend this unmissable event because of the sits of the O2 Arena and someone of them has surely paid a lot of pounds to catch the only-in-a-life chance to see one of the most famous rock bands of the world. Browsing in internet, is it possible find out tickets, but how many people can spend from £ 1,700 up to £ 2,200 for a ticket? To many fans does not stay what to dream of being in the O2 Arena and try to reach not a ticket, but a stairway that since 1968 is going up to the heart of the music.

 

Published in November 2007 on www.clubdtv.com

 

Youngsters and violence

 

One in three young people living in cities throughout UK thinks it is acceptable to carry a knife in self-defence because violence is so rife. Teenagers and twenty-somethings have lost faith in politicians, the police or schools to protect them and increasingly believe they need to be armed to defend themselves against people of their own age. Nearly half said they knew someone who had been a victim of knife crime. A national advertising campaign is going to be launched, aimed at teenagers who carry knives for protection, warning that doing so makes them more likely to be stabbed. Parents, especially mothers, will also be targeted by ads in women’s magazines urging them to talk to their children about the risk of carrying weapons. However, experts warned that unless children can be made to feel safer on the streets, they are unlikely to give up their weapons. There is a picture of young people completely taking it for granted that guns and knives and violence is a kind of everyday part of their landscape. The scale of violence against lads has been revealed in new figures which show that in England an average 58 youngsters a day are being admitted to hospital after being deliberately injured. The numbers suggest that the incidence of intentional harm against youngsters may be rising. Aggression is a feature of behaviour that may be an element of youngsters’ need to be looked after, and trying to understand some of the causes of this are important. It is helpful for parents and carers to have strategies for dealing with violent or aggressive confrontations, should they arise. This can apply equally to younger children and older adolescents. Youngsters may well have experienced aggression, humiliation, or helplessness at home or school during their childhood. Circumstances that are threatening create feelings of fear and insecurity, and may well provoke an aggressive response. Fear of humiliation or a sense of being ignored, undervalued or misunderstood, with feelings of low self esteem, may be countered by strong aggressive reactions. Other youngsters may respond by becoming withdrawn and uncommunicative. 1Youngsters may have experienced adults who are not able to handle complex and difficult situations and have resorted to outbursts of temper, destructive behaviour or domineering means of control. Aggression is one of the identified products of frustration and helplessness. Parents and carers should be aware that when faced by challenging behaviour, their own feelings of anger may result from not knowing what to do that is, frustration and helplessness. Sometimes, aggression is used to cover up feelings of depression. In some rare cases, aggressive behaviour may have an organic cause, or may be evidence of a psychopathic disorder. In a indictment of the UK’s drinking and gangs culture among disaffected young people, police officers are fighting a constant battle against anti-social behaviour and alcohol-fuelled violence which needed greater support from parents. 1Most of the bad behaviour is fuelled by alcohol, much of it supplied by adults, including some parents. A hard core of parents turn a blind eye to the fact that their youngsters are out there, drinking under age and congregating in places where they cause nuisance to others. Groups of young people gather sometimes in large numbers and police officers constantly break the groups up, seize alcohol and send youngsters home to parents but police could not do it alone. All parents have a responsibility to make sure that they eradicate the problems caused by groups of youths, who intimidate and threaten people and same age boys. Whatever the causes, it is necessary to remedy this dangerous situation.

 

Published in July 2008 on www.clubdtv.com

 

ML. SS. Cioè che mi hai portato a fare sopra al Comune se non mi vuoi più bene?

 ovvero

 “La vera storia dell’affaire Casa di Riposo a Massa Lubrense”

 

Dramma satiresco, molto sui generis, in forma narrativa, in atto unico, con interpolazioni morali.

 

Autore: Riccardo Piroddi

Personaggi: I Rivoluzionari (varie figure); I Membri (forse è meglio dire Componenti) del Consiglio Comunale di Massa Lubrense, Maggioranza e Opposizione (varie figure); Il Pubblico (varie figure); Un giovane ingenuo e un po’ tonto (parla in virgolettati tra parentesi quadre); Il Diavolo (che fa le ciambelle senza coperchi e le pentole col buco. Fuori scena)

Regia: Massoneria massese, che sta operando, non troppo segretamente, per imbucare i propri adepti e neofiti nelle liste per la prossima competizione elettorale comunale.

P.s. Poiché il 27 Giugno 1969 i Led Zeppelin tennero un concerto al PlayHouse Theatre di Londra durante il quale fu registrato un album live dal titolo “White Summer” (e questo che c’entra? Boh!) i nomi propri e i cognomi degli interpreti rimarranno taciuti.

 

Prologo

Gentili lettori, nella Grecia classica, in occasione delle feste sacre allestite dai cittadini benemeriti in onore delle divinità, si celebravano gli agoni tragici, durante i quali ogni autore era tenuto a rappresentare tre tragedie ed un dramma satiresco. Le tragedie avevano funzione educativa e purificatrice dalle passioni negative, Aristotele ebbe a dire catartica, mentre il dramma satiresco era inserito nella rappresentazione tetralogica (tre tragedie più il dramma) al fine di sollevare l’animo degli spettatori affinché, dopo aver assistito a eventi tremendi, morti ammazzati, corpi squartati, uomini accecati etc., trovassero lieve motivo di diletto, per non tornare a casa più infelici e tristi di prima. Inoltre, poiché etimologicamente tragedia vuol dire “canto di (uomini travestiti da) capri”, e i nostri politici a volte sono “tragici” (vedi etimologia!), lascio loro la stesura delle tragedie, e a me riservo la scrittura di questo dramma. Buon divertimento!

 

Giovedì 30/9/04, ore 20.00 circa, piazza Vescovado a Massa Lubrense. Giunsero “sotto al Comune” i primi Rivoluzionari, i quali, dopo aver raccolto 1200 firme contro la delibera di Giunta Comunale n° 251 del 7/9/04 avente per oggetto la vendita della Casa di Riposo a Sant’Agata sui Due Golfi all’ASL, son venuti a presidiare la sala consiliare per impedire al Consiglio Comunale l’approvazione di questo scellerato provvedimento.

 

Il Pubblico arrivò alla spicciolata e si formarono combriccole che discutevano se la protesta si dovesse rivolgere contro la vendita della Casa di Riposo in sé, contro l’Asl che intendeva creare una struttura per tossicodipendenti e malati di mente, oppure semplicemente contro la Maggioranza consiliare. I Membri – perdonatemi lettori – i Componenti del Consiglio Comunale, si avviavano lentamente nella Stanza dei Bottoni, dopo aver rivolto qualche parola conciliante ai Rivoluzionari e al Pubblico, quasi a dire: “Non è stata colpa mia, perdonatemi”, “Non sono stato io, non posso farci comnulla”, fino a quando giunse il Capo dei Rivoluzionari, seguito dai suoi minacciosi luogotenenti, da lacchè in uniforme da parata e da una Donna, con il viso di bambola, bella come le “onde/ del greco mar da cui vergine/ nacque Venere, e fea quelle isole feconde…”, chiedo venia, lettori, ma il solo nominarla mi lascia sovvenir “l’eterno/ e le morte stagioni, e la presente/ e viva e il suon di lei…”. Questi, il Capo dei Rivoluzionari, per omonimia con il più famoso Che Guevara, si presentò con un sigaro in bocca, grosso quanto lo schioppo con cui Giovanni dalle Bande Nere combatteva i Lanzichenecchi di Carlo V, calati in Italia nel 1526, agli ordini del generale Frundsberg, che portava legato alla sella del suo cavallo un cappio in corda d’oro col quale, diceva, “di volervi impiccare il Papa”. Uuuh mamma mia!

La brigata rivoluzionaria si avviò “sopra al Comune” e ordinatamente tutti si sistemarono per godere della migliore visuale possibile e dell’angolo di tiro più preciso (si vociferava di lanci di oggetti quali verdure, uova, petardi, sanitari). Il chiacchiericcio del pubblico, oltre 600 secondo i Rivoluzionari, circa 130 secondo le Forze dell’ordine, praticamente 5 o 6 secondo quanti avevano veramente capito che cosa ci erano andati a fare, fu smorzato quando entrarono in scena, con incedere tremolante, i 20 Re Magi e cominciò l’Epifania. La parola all’Assessore al Patrimonio che esordì caldeggiando il ritiro della scellerata delibera da lui proposta [Il giovane ingenuo e un po’ tonto pensò: “Scusate, ma allora mettiamoci d’accordo! Proponiamo prima e ritiriamo poi?] perché il paese si era movimentato contro il provvedimento ed erano dunque necessarie una nuova discussione e una riformulazione del provvedimento stesso: “Con l’aiuto dei cittadini che sono stati così attenti verso un argomento così importante, anche a causa della non puntualità con la quale abbiamo (o non abbiamo) avvisato i cittadini”. [Ed è qui che il Diavolo fa le ciambelle senza coperchi e le pentole col buco!!! Il giovane pensò: “Ma scusate, allora che ci state a fare! A questo punto non facciamo più le elezioni, veniamo noi a fare gli amministratori, prendiamo noi lo stipendio, che con questi chiari di luna non farebbe male, ci avvisiamo e discutiamo da soli!]. “Propongo quindi di ritirare l’argomento in questione”. Tieeeh!

Il Sindaco: “ L’argomento è ritirato”.

Ed ecco che, come il mostro marino che comparve all’improvviso dal “risonante mar lungo la riva” antistante Troia per mangiarsi in un sol boccone il sacerdote Troiano Lacoonte e i figli, colpevole, il primo, di non volere che si trasportasse all’interno delle mura il famoso Cavallo [“E bene diceva, vista la fine che avrebbero fatto i suoi concittadini!”], dai banchi dell’opposizione si alzò il Capo, che chiese che non si ritirasse proprio niente e che, invece, si discutesse. Il Sindaco, allora, sospese la seduta e diede inizio ad un breve e acceso scambio di vedute con il Capo dell’Opposizione sulla liceità della sospensione della seduta stessa, sul fatto se fosse possibile o meno l’apertura di una discussione dopo il ritiro dell’argomento, etc. [Il giovane fece le stesse, precedenti, amare considerazioni “…”]. Il Capo della minoranza, allora, pronunciò un’orazione degna delle migliori scuole di retorica dell’antichità. Quale forza e validità avrebbero potuto avere le parole di Solone, di Marco Antonio [“Ma Bruto è un uomo d’onore!”] di Pietro l’Eremita, di Gerolamo Savonarola, dell’ultimo condottiero, in latino Dux, che arringava dal balcone, nei confronti del miglior discorso propagandistico che si sia ascoltato da queste parti da quando ce l’hanno buttato giù dal balcone il condottiero di prima! (Da quando l’Italia è diventata una Repubblica n.d.a.). Appellandosi al sacro valore della democrazia, al sacro valore del coinvolgimento dei cittadini, al sacro valore che il Sindaco vorrebbe fuggire la discussione, al sacro valore delle Forze dell’ordine presenti, al sacro valore che il Diavolo, ancora e sempre lui, fa le ciambelle senza coperchi e le pentole col buco, iniziò un’arringa durante al quale i familiari, i clientes – alla latina fa più chic – i supporters, accalcati in prima fila, sembravano rapiti, ricalcavano la condizione di turbamento estatico che una volta, in un noto club riminese, investì chi scrive, allorquando una graziosa spogliarellista completò la sublime opera di denudamento… Il Capo dell’Opposizione lodò i Rivoluzionari, asserì che le firme contro il provvedimento scellerato o contro la scellerata Maggioranza (è uguale) sarebbero dovute essere 10.000 se solo vi fosse stato più tempo per raccoglierle [“Ma che cos’è un referendum di Pannella!”] e andò giù pesante: “Si stanno vendendo tutto, Proprietà Baccolini, il Funno a Metrano, i pantaloni, le mutande [“Ah, quanto erano belle quelle della spogliarellista riminese!”], stanno amministrando allegramente le finanze comunali, sono un’allegra amministrazione [“E meno male! Visto che non qua non c’abbiamo manco più gli occhi per piangere, almeno c’è chi ci fa ridere!”], devono vendere la Casa di Riposo perché sono sul burrone del disastro economico (stanno per chiudere, n.d.a.), così con i soldi ricavati, 10 miliardi [“Ma non c’è l’Euro adesso?”] estingueranno i debiti, spenderanno qualcosa per i guai che hanno in corso e gli resterà pure qualche spicciolo per la campagna elettorale [“Ma lei doveva fare il Ragioniere dello Strato!”]. Per non parlare poi delle parcelle multi milionarie (In Lire n.d.a.) date ad avvocati e tecnici: 80 milioni, 100 milioni, 120 milioni, in Lire suonano meglio, [“E che sono la Banda di Massa?”] per controllare l’esattezza di alcune procedure, con i tecnici, gli architetti, gli ingegneri buttati qua sopra [“Ma che, il Comune è diventato un secchio dell’immondizia?”]. E se non fosse proibito per legge, venderebbero pure la Casa Comunale, perché non ci sono soldi che bastano a questi signori! Ma bisogna invertire la rotta, bisogna pensionare questi signori [“Aaaaaah, perciò volevano vendere la Casa di Riposo, per paura di finirci dopo la pensione. Hai capito, hai capito…”] Non è il caso stasera, organizzeremo incontri e assemblee pubbliche, vi chiarirò tutto quello che ignorate, vi informerò su tantissime cose che non sapete, [“Ma chi è Nostradamus!”] poi deciderete per chi votare [Il giovane di prima non ce la fa più e pensa: “Scusate, io sono venuto qui per capire qualcosa sulla faccenda della Casa di Riposo, ma, finora, mi hanno fatto solo capire che la Maggioranza si sta vendendo il Comune, che l’Opposizione ha fatto come il pastore Benino, che dorme mentre il lupo viene a mangiarsi le pecore e si sveglia quando arrivano gli altri pastori, che invece di amministrare si pensa a ridere e scherzare, che siamo qui per onorare i nuovi salvatori della patria che hanno scoperto dopo i cittadini quanto la scellerata Maggioranza stesse facendo. Ma che siamo venuti a fare, ad applaudire l’Opposizione, ad impiccare il Sindaco, a ritirare gli inviti per le prossime conventions della minoranza o a capire qualcosa circa questa delicatissima questione? Boh!!!]

Ma il climax, nota figura retorica, raggiunse la vetta, l’apoteosi del (dis) gusto e del (in) colore, allorquando il Capo dell’Opposizione, con il dito puntato, pronunciò le seguenti parole, taglienti come la lama di una spada di plastica: “Cittadini, la colpa del disastro è di questi tre signori!!! (Il Sindaco, il neo Vice Sindaco ex Assessore al Bilancio e il Direttore Generale n.d.a.). Il Pubblico (le prime file), fino a quell’istante attento in religioso silenzio, alle parole del Capo, come gli spettatori allo Stadio S. Paolo quando Renica al 119’ del secondo tempo supplementare trafisse Tacconi, esplose in un impeto di gioia, di approvazione, di applausi, di urla, di frizzi e di lazzi, di benedizioni, entrarono le ballerine di Can Can, le gheische giapponesi aprirono gli ombrellini di seta ondeggiandoli, la cavalleria del Generale Custer diede la carica, il coro delle Voci bianche in Vaticano intonò il ritornello di “O’ surdato ‘nnammurato” etc., etc., etc., per il proprio eroe, che terminò la sua Filippica così come Cicerone scoprì la congiura di Catilina… Ristabilito a fatica lo status quo (come stavano le cose prima n.d.a.), riprese la rappresentazione artistica che ha reso famoso nel mondo Mario Merola: la sceneggiata. Alcuni cittadini intervennero per esprimere all’assemblea i propri turbamenti e un Consigliere di minoranza, alla maniera dei quodlibeta nelle università medievali, intavolò con il Sindaco un’istruttivissima discettazione circa la professione di un notissimo ristoratore presente in platea; Abelardo e Bernardo di Chiaravalle (Sindaco e suddetto Consigliere n.d.a.) logomachizzarono se il succitato imprenditore dovesse andare a fare il cuoco o piuttosto se cucinasse bene. Il pubblico, espertissimo di teologia, di filosofia medievale e di questione degli universali, salutò con molto fervore la divagazione coltissima dei due novelli Magistri philosophiae, che bene si inserì nella farsa che stava ivi avendo luogo.

Così, dopo il comunicato stampa personale dell’ex Vice Sindaco dimissionario, il quale annunciò a tutti, come fa solitamente il Presidente Ciampi, l’auspicio di una comunanza di intenti circa la delicatissima questione [“E allora???”] e l’intervento del neo Vice Sindaco, volto a rispondere e, in parte, a confutare la brillantissima Catilinaria del Capo dell’Opposizione, il Sindaco sospese per qualche minuto la seduta e i Rivoluzionari, il Pubblico, il giovane ingenuo e un po’ tonto, il Diavolo, che continua a fare le ciambelle senza coperchi e le pentole col buco, avendo capito meno di quello che avevano capito prima di arrivare, si avviarono mestamente “sotto al Comune” e, come recita il titolo di un capitolo de Il nome della rosa del divino professor Umberto Eco, l’unico che riuscirebbe veramente a capirci qualcosa, “Tutti andarono a letto più infelici e tristi di prima”. Per questo io ti chiedo: “Cioè che mi hai portato a fare sopra al Comune se non mi vuoi più bene?”. 

FINE

 

Pubblicato a novembre 2004 su L’Indice – Mensile di approfondimento della Penisola Sorrentina

 

Massa Lubrense indossa l’abito estivo

 

Una fiaba apocrifa narrata dalla Principessa Zoza ne Lo cunto de li cunti, opera dello scrittore napoletano cinquecentesco Giovan Battista Basile, riferisce che all’epoca in cui il Pio Abate Don Antonio Bassolino da Afragola e i suoi fraticelli di povera vita comune ascesero alle poltrone del Consiglio Regionale della Campania, il territorio fu invaso da sacchetti di immondizia. I fedeli esasperati cominciarono maldestramente a credere che l’immondizia avesse spontaneamente abbandonato il Palazzo del Governo Regionale, perché indegna di quella nuova colà insediatasi. Il Santo Abate, per mettere a tacere le sediziose voci del popolo, chiese e ottenne dal Papato di Montecitorio una pioggia di quattrini e oboli, per far si che l’immondizia tornasse alle sedi naturali. Ma il sacro danaro, frutto del lavoro dei fedeli, fu dall’Abate sapientemente distribuito tra i suoi fraticelli di povera vita comune e gli ordini monastici di Gomorra (il testo è poco chiaro su questo punto). I sacchetti di immondizia, intanto, continuavano a passeggiare per strada. Il Santo Abate allora, chiese e ottenne che il vescovo Catenacci assumesse la direzione della delicata faccenda, ma l’immondizia, nonostante tutto, seguitava a deambulare per le vie di ogni contrada. Ma i fedeli, tristi e sconfortati a causa del mortifero odore di quella ingombrante presenza, anche in previsione delle canicole estive, non contenti del risultato precedente, regalarono un dieci per cento in più di voti ai fraticelli del Santo Abate alla Provincia di Napoli. Il Santo Abate, dal canto suo, constatato come la Regione Campania fosse ormai più rossa di vergogna perfino dell’Emilia Romagna, rivolgendosi ai credenti, durante le abituali benedizioni Urbi et Orbi, diceva: “Ricordatevi, immondizia siete e nell’immondizia rimarrete!”.

 

Pubblicato a maggio 2005 su L’Indice – Mensile di approfondimento della Penisola Sorrentina

 

Iperione di fronte alla crisi greca: quella di Hölderlin

 

Nella storia della letteratura mondiale vi è un capolavoro assoluto, scritto in tedesco, nel 1797, da Johann Christian Friedrich Hölderlin (immagine a sinistra), un testo in cui la tensione poetica non è inferiore a quella di autori considerati insuperabili, come Dante Alighieri e William Shakespeare. Quest’opera è Hyperion oder der Eremit in Griechenland (Iperione o l’eremita in Grecia). In essa, è narrata la storia del giovane eponimo greco il quale, tornato nella sua terra e trovatavi una situazione politica catastrofica, scrive all’amico Bellarmino, rimasto in Germania, raccontandogli le sue esperienze. Iperione vive nella metà del XVIII secolo nella Grecia Meridionale, immerso nella natura, dove, introdotto dal saggio pedagogo Adamas al mondo eroico di Plutarco e a quello incantato delle divinità greche, si appassiona alle antichità del suo Paese. Più tardi, conosce Alabanda, unico a condividere i suoi ideali riguardo un progetto di liberazione della sua patria, pur non condividendone la visione sul ruolo dello Stato. 1Poi, l’incontro con Diotima, a Kalaurea, della quale finisce per innamorarsi e che durante un viaggio, di fronte alle rovine di Atene, gli infonde la forza per tramutare i suoi ideali in azione. Il giovane, così, partecipa alla guerra di liberazione della Grecia dai turchi. La lotta, però, lo cambia profondamente: viene ferito gravemente, Alabanda deve fuggire perché ricercato e una lettera gli annuncia la morte di Diotima, consunta dal dolore perché lo crede morto. Iperione comincia a vagare senza meta e senza scopo. In Sicilia, alle pendici dell’Etna e, poi, in Germania. Decide, infine, di tornare in Grecia, dove inizia una vita di eremitaggio, scoprendo, ancora una volta, la bellezza della natura, nella quale risuona la voce della sua amata Diotima. Riesce, così, a superare la tragicità della sua solitudine. La poesia di quest’opera insegna ad amare la Grecia, terra dal cui spirito e da quello del cui popolo, parafrasando un altro grande connazionale di Hölderlin, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, è nata tutta la nostra civiltà occidentale.

 

Pubblicato il 20 luglio 2011 su www.caravella.eu