Uno dei tratti tipologici dei nostri tempi è, senza ombra di dubbio, il crescente sconfinamento della politica nella dimensione biologica dell’esistenza. Parecchi, in proposito, i fenomeni che possiamo citare a titolo esemplificativo: stimolazione dei desideri, controllo dei corpi, terrorismo che fa politica con e su la vita, gestione poliziesca delle popolazioni in permanente stato di eccezione, deriva identitaria razzista che fa leva sui caratteri biologici per fronteggiare flussi migratori…
Il superamento del bicameralismo perfetto è da molto tempo al centro del dibattito italiano sulle riforme costituzionali. Le ragioni di tale centralità sono, nella sostanza, due…
È nota l’affermazione di Kant secondo la quale è stato Hume a svegliarlo dal sonno dogmatico e ad imprimere alle sue ricerche filosofiche uno sviluppo del tutto diverso da quello iniziale. Il motivo di ciò sono state le osservazioni sul principio di causalità, che Hume considera come dipendente in modo esclusivo dall’esperienza. Tuttavia, a causa di alcuni rilievi critici avanzati dallo stesso Kant, si è spesso equivocato lo scetticismo di Hume fino a farlo coincidere con la distruzione della ragione e delle sue capacità conoscitive…
Sembrava sepolto nel dimenticatoio delle categorie politiche destinate a sicura obsolescenza e, invece, il paternalismo ha conosciuto nelle ultime tre decadi, soprattutto negli Stati Uniti per opera di economisti e giuristi, un inaspettato revival. Declinato in molte varianti1, talune anche fantasiose e stravaganti, ma sempre coniugato, non senza acrobatismi dialettici, con il liberalismo e la democrazia. E qui risiede l’equivoco da chiarire. Prima, però, occorre chiarire un altro punto, relativo all’uso del termine. Anzi, all’abuso…
La dottrina dell’eterno ritorno di Nietzsche conosce diverse formulazioni e numerosi ripensamenti. Basti pensare alla domanda contenuta in Al di là del bene e del male quando egli si chiede se quel pensiero non fosse per caso un circulus vitiosus deus: comunque la s’intenda, rimane che per Nietzsche la dottrina dell’eterno ritorno stabilisce in modo nuovo l’essenza della religione delle anime libere e serene ed in questo senso essa è concezione radicalmente anticristiana…
Democrazia a Roma? Alla risposta di Moses I. Finley (nel saggio che aprì – o riaprì – il dibattito sul confronto fra «la democrazia degli antichi e dei moderni») bastavano le poche righe di una footnote: «The Romans discussed democracy, too, but what they had to say has little interest. It was derivative in the worst sense, derivative from books alone, since Rome itself was never a democracy by any acceptable definition of that term, though popular institutions were incorporated into the oligarchic governmental system of the Roman Republic»; insomma, «Roma non fu mai una democrazia».
È mia intenzione analizzare due casi concreti e molto particolari di exempla utilizzati da Aristotele nella Politica e, soprattutto, nel V libro, che è quello che presenta il più alto numero di notazioni storiche. I brani sui quali mi soffermerò riguardano Sardanapalo, il leggendario signore di Ninive, e Periandro, il tiranno di Corinto….
Admiring the great thinkers of the past has become morally hazardous. Praise Immanuel Kant, and you might be reminded that he believed that ‘Humanity is at its greatest perfection in the race of the whites,’ and ‘the yellow Indians do have a meagre talent’. Laud Aristotle, and you’ll have to explain how a genuine sage could have thought that ‘the male is by nature superior and the female inferior, the male ruler and the female subject’…
Francesco Mario Pagano fu una delle personalità più affascinanti e controverse della storia della rivoluzione napoletana del 1799. Intellettuale di altissimo spessore, allievo di Antonio Genovesi, acceso sostenitore delle riforme borboniche della seconda metà del Settecento e poi convinto rivoluzionario dopo il fallimento del dispotismo illuminato, Pagano fu, da buon illuminista, un pensatore eclettico. La sua opera può infatti essere studiata sotto diversi aspetti…
All’inizio degli anni Novanta la cultura europea reagì complessivamente con durezza al successo mediatico della tesi sulla “fine della storia”. Quella tesi lasciava, infatti, intravedere la fine dell’Europa stessa come coscienza “critica” dell’Occidente, quasi stesse per profilarsi all’orizzonte, dopo il crollo del muro di Berlino una pacificazione all’ombra del “pensiero unico” della globalizzazione neoliberista, guidata dall’unica – ormai – superpotenza mondiale…