Archivi categoria: Filosofia

Libertà di pensiero
Genesi ed evoluzione della libertà di manifestazione
del pensiero negli ordinamenti politici dal V sec. a.C.

 

di

Marco Marsili

 

 

L’art. 16 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 26 agosto 1789 afferma: «Una società, nella quale la garanzia dei diritti non sia assicurata e la separazione dei poteri fissata, non ha una Costituzione». Non per questo la Rivoluzione francese riuscì a garantirli, essendo priva di un organismo, indipendente dalle maggioranze temporanee e provvisorie, che potesse impedire abusi e oppressione da parte di tali maggioranze. Secondo i giacobini, che seguivano le teorie illuministiche di Jean-Jacques Rousseau sulla «volontà generale», essa non poteva che manifestarsi attraverso l’Assemblea nazionale, intesa come corpo rappresentativo dell’intera cittadinanza...

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Il concetto di «governo della legge»
nella tradizione repubblicana

 

di

Gabriella Silvestrini

 

 

Il concetto di «governo della legge» corrisponde a un ideale politico largamente diffuso, il cui contenuto a tutta prima pare dotato di evidenza e univocità: la supremazia della legge come garanzia di libertà contro un possibile esercizio arbitrario del potere. In questo senso la legge, come norma stabile e universale, si oppone alla volontà mutevole e particolare degli uomini. Tuttavia, non appena si voglia tradurre in termini più concreti e specifici l’ideale della non arbitrarietà del potere, l’evidenza e l’univocità tendono a dileguare, soprattutto se si tenta una sintesi delle diverse teorie politiche e giuridiche liberali che a partire dall’Ottocento hanno assunto…

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La parola pubblica
Frammenti di una genealogia politica
da Platone a Wittgenstein

 

di

Viviana Segreto

 

 

Il concetto e la parola. Un concetto è una parola. Chi dice cosa?
Il soggetto rappresenta la parola pensata. Pensa la vita dentro la forma. Forma la parola dentro il pensiero. «Il pensiero e il discorso sono la stessa cosa, con la sola differenza che quel discorso che avviene all’interno dell’anima fatto dall’anima con se stessa, senza voce, proprio per questo fu denominato da noi ‘pensiero’»…

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Ludwig Wittgenstein (1889–1951)

 

 

 

Non c’è ragione senza passione, desiderio e discrezione

 

di

Maurizio Morini

 

 

Alcune settimane fa, prendendo spunto dalla crisi del coronavirus, abbiamo riproposto l’inno alla ragione attraverso la lettura di alcuni brani del De rerum natura di Lucrezio. Già, si potrebbe obiettare, ma quale significato può avere oggi lodare la ragione? Quale modello di ragione dopo l’eclissi della ragione? E chi sono oggi i rappresentanti della ragione in un tempo in cui di nuovo, come scriveva Bacone, «la ragione umana, della quale facciamo uso nello studio della natura, appare mal congegnata e mal costruita ed è simile a una magnifica costruzione…

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Spinoza l’idealista

 

di

Maurizio Morini

 

 

Sono numerosi i modi per affrontare la filosofia di Spinoza e il primo a dimostrarcelo è stato lo stesso Spinoza. Dal Trattato sull’emendazione dell’Intelletto ai Cogitata Metafisica, dal Breve Trattato all’Etica, Spinoza sperimentò diverse strade per comunicare quella che in più parti della sua produzione scritta chiamava «la mia Filosofia». L’Etica, per vari motivi, è l’opera che ha avuto più successo, imprescindibile per qualsiasi aspetto della sua dottrina. Tuttavia, per una certa sua maggiore semplicità ed ingenuità nel porre le questioni, il Trattato sull’Emendazione dell’Intelletto è sicuramente un libro che andrebbe maggiormente approfondito…

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Baruch Spinoza (1632-1677)

 

 

 

Te Deum filosofico

 

di

Maurizio Morini

 

 

È una specie di ironia del pensiero il fatto che l’annuncio della morte di Dio ne abbia occultato un altro che lo stesso Nietzsche ha più volte espresso nei suoi scritti: quello della morte della filosofia. Annuncio ben più inquietante che ha agito sottotraccia e forse in modo ancor più efficace dell’altro, più noto. La morte della filosofia ha prodotto le conseguenze che abbiamo oggi sotto gli occhi: lo scatenamento della razionalità, l’incapacità di porre un argine alla scienza, la servitù della cultura nei confronti della politica…

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La vita come pericolo e salvezza contro il danno della storia

 

di

Andrea Cimarelli

 

 

L’interpretazione del percorso storico ha da sempre costituito uno degli elementi di maggiore interesse per il pensiero occidentale, soprattutto per quello filosofico. Se da un lato il passato va studiato e compreso, dall’altro, affinché tale attività raggiunga il proprio scopo – cioè favorire la sopravvivenza – occorre poter determinare il futuro conseguentemente. Una delle interpretazioni che hanno avuto sicuramente più successo è lo storicismo di matrice hegeliana…

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Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900)

 

 

 

Il Rousseau di Augusto del Noce

 

di

Roberto Gatti

 

 

Ne Il problema dell’ateismo, Augusto Del Noce sintetizza il concetto tipicamente moderno di “Rivoluzione” e rileva che con esso si deve intendere “una categoria ideale cui si giunge attraverso un processo filosofico”. “Significa – precisa Del Noce – la liberazione, per via politica, dell’uomo dall’alienazione a cui si trova costretto dagli ordini sociali sinora realizzati e che ha la sua radice soltanto nella struttura di tali ordini. Importa perciò la sostituzione della politica alla religione nella liberazione dell’uomo…

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Augusto Del Noce (1910–1989)

 

 

 

Inquietudine e politica in Leibniz

 

di

Luca Basso

 

 

Il tema centrale dell’articolo è costituito dal tentativo di comprendere in che senso l’elemento dell’inquietudine sia rilevante ai fini dell’analisi della filosofia politica di Leibniz. La nozione di Unruhe, inquiétude possiede una valenza estremamente ampia, rappresentando una sorta di “ponte” fra metafisica, gnoseologia e politica: essa permette di cogliere alcuni dei tratti più significativi della visione leibniziana, e, in particolare, i suoi aspetti più mossi, più dinamici…

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Gottfried Wilhelm von Leibniz (1646-1716)

 

 

The place of conscientious objection in liberal democracy

 

by

Anna Elisabetta Galeotti

 

 

In this presentation I intend to raise two questions: first, is there any place left for conscientious objection in liberal democracy? Second, if there is any, which claims to conscientious objection (CO) can be accepted? The two questions, taken together, concerns the problem of the justification of CO. The answer to the first question will show that, despite contrary appearance, there is indeed some room, albeit interstitial, for CO to be raised. 

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