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Mosè, Cristo e Maometto: tre impostori o tre grandi politici?

 

 

Una lunga tradizione di pensiero si è concentrata in un libello dalle origini leggendarie e dalla storia redazionale molto vivace, intitolato Trattato dei tre impostori, dove Mosè, Cristo e Maometto sono stati definiti con l’epiteto del titolo: impostori, appunto. Ne ripercorro, brevemente, le fasi redazionali. L’esistenza di un trattato latino, De tribus impostoribus, sebbene sia stata molte volte affermata e data per certa fin dal XIII secolo, non è mai stata dimostrata, non essendo giunta fino a noi alcuna copia. I probabili autori sono stati identificati, nel tempo, con AverroèFederico IIPier delle VignePoggio BraccioliniErasmo da Rotterdam, Pietro AretinoGuillaume PostelMichele ServetoJean Bodin, Bernardino OchinoGirolamo CardanoPietro PomponazziGiordano BrunoTommaso Campanella, Giulio Cesare VaniniBaruch Spinoza e altri. Un secondo trattato latino, sempre intitolato De tribus impostoribus, anonimo, è stato composto nel 1688 e stampato, a Vienna, nel 1753. Un terzo trattato, intitolato La Vie et l’Esprit de Mr Benoît de Spinosa, è stato pubblicato, per la prima volta, anonimo e in francese, a L’Aia, nel 1719. Solo le successive edizioni avrebbero assunto il titolo di Traité des trois imposteurs.
Eccone alcuni passaggi (tratti da Trattato dei tre impostori. La vita e lo spirito del signor Benedetto De Spinosa, Einaudi, 1994): “La stessa nozione di Dio è incerta per coloro che pure ne sostengono l’esistenza, i quali danno «la definizione di Dio ammettendo la loro ignoranza», senza comprendere «chi lo ha creato» o affermando «che è lui stesso il principio di sé», sostenendo così «una cosa che non capiscono. Dicono: non comprendiamo il suo inizio; dunque l’inizio non esiste». Avviene che la sua nozione sia «il limite di un’astrazione intellettuale», e venga definito a volte Natura, a volte Dio, avendone idee disparate. Chi chiama Dio «la connessione delle cose», chi «un essere trascendente, perché non può essere visto né compreso». Si sostiene, poi, che Dio sia amore, benché egli, in quanto creatore, abbia dotato l’uomo di una natura opposta alla sua e lo abbia sottoposto «alla tentazione dell’albero, sapendo che avrebbe commesso una trasgressione fatale a se stesso e ai suoi discendenti». Per riscattare poi la colpa dell’uomo, Dio farà subire a suo figlio i peggiori tormenti: «nemmeno i barbari credono a storie così menzognere». Ci si deve chiedere, allora, perché mai bisognerebbe tributare un culto a Dio, regolato da un’istituzione religiosa, oltre tutto in considerazione del fatto che un essere perfetto non dovrebbe averne bisogno: «il bisogno di essere onorato è segno d’imperfezione e d’impotenza». In realtà, «ognuno comprende che è interesse dei governanti e dei potenti stabilire una religione per mitigare gli istinti violenti del popolo». Si dice che la presenza di una coscienza morale sarebbe la prova che Dio ha dato all’uomo la nozione del bene e del male e conseguente timore della punizione, ma in realtà le cattive azioni alterano l’armonia sociale e chi le commette teme le sanzioni della società umana. È la ragione naturale a illuminare il comportamento morale dell’uomo. Il resto è «un’invenzione dei nostri oziosi sacerdoti, che così accrescono considerevolmente il loro tenore di vita». Nessuna religione è in grado di dimostrare né l’esistenza né la natura di un’essenza divina, anche se sempre vi è chi ha preteso di conoscerla: i pagani dell’antichità, il re Numa, Mosé, Maometto, i bramini indiani, i cinesi, ciascuno contraddicendo gli altri. «Si credette che il giudaismo correggesse il paganesimo, il cristianesimo il giudaismo, Maometto entrambi, e si attende il correttore di Maometto e dell’islamismo». È, dunque, naturale sospettare che i fondatori delle religioni siano tutti degli impostori. Del resto, ogni religione accusa tutte le altre di impostura e, in particolare nel cristianesimo, ogni setta cristiana «accusa l’altra di aver corrotto il testo del Nuovo Testamento». Occorrerebbe, poiché non è evidentemente possibile credere a ogni religione, non credere a nessuna, «finché non si sia trovata la vera religione». Pertanto, per stabilire la verità di ogni singola religione, bisognerebbe esaminare con cura le affermazioni dei loro singoli fondatori: «non bisogna prendere affrettatamente per dogma o per testimonianza sicura quel che il primo che passa abbia asserito». Operazione molto difficile, che si può dubitare possa mai giungere a una conclusione effettiva”.
Io credo che Mosè, Cristo e Maometto siano stati sì, impostori, ma filosofici, considerata la sostanziale fallacia dei loro insegnamenti metafisico-teologici, e, allo stesso tempo, li ritengo i più grandi politici della storia, visti gli “iscritti” ai loro “partiti” e quanto questi hanno fatto e continuano a fare in nome loro. Niente di divino o rivelato, quindi. Solo ignoranza, superstizione e credulità da parte di chi, ancora oggi, segue questi tre “segretari di partito” e i loro diktat, da un lato, antivitali, per dirla alla Nietzsche, e, dall’altro, espansionistici. Tutto ciò non fa altro che dimostrare, dunque, la natura esclusivamente politica dell’azione dei tre fondatori di religioni (Ebraismo, Cristianesimo e Islam), come enunciato nel pamphlet, “veri e propri impostori dediti alla gloria personale e all’asservimento dei popoli”.

 

 

 

Breviario Filosofico, SteMi Editrice, 2018

 

 

 

Torno, con questa prima delle due pubblicazioni di fine anno, al mio primo amore: la filosofia.
Dall’introduzione al volume del prof. Marco Emanuele:

Medico dello spirito, Riccardo Piroddi ci propone una riflessione filosofica al giorno. È un caso di medico che ritorna, di cura necessaria. Perché il tempo che viviamo ha bisogno di cura. E la filosofia serve, lenta ma radicale, a ricordarci le domande fondamentali sull’uomo e sulla condizione umana. Oggi d’intellettuali c’è bisogno e Riccardo lo è, a tutto tondo. È un appassionato di ricerca, guarda dentro, percorre l’oltre; e lo fa appassionandosi all’arte tutta, a quelle meravigliose sensazioni che ci danno il senso del vivere. La filosofia è in-utile, è dono. Non c’è obiettivo predefinito in questo breviario, che raccoglie pensieri e massime dall’antichità fino a tempi più recenti. Il redattore ci prospetta un viaggio unico, sensibile, per la riflessione. L’invito è a leggere ogni mattina, a meditare, a dimenticare per qualche istante il fare fine a sé stesso per entrare nel meraviglioso mondo del pensiero, e farne tesoro. Il mondo di Riccardo Piroddi è nei suoi occhi sorridenti, in quella malinconia napoletana e decadente che, in me, suscita l’amicizia nella cultura. E la filosofia è anche questo: elogio della decadenza. Nella Napoli dei continui risvegli, nella Napoli che fatica e che rinasce, lì c’è il meraviglioso spettacolo creativo che tutto il mondo cerca e che i troppi ingrati oltraggiano.
L’invito è a leggere questo breviario per trovare un po’ di luce nelle nostre difficoltà. Come dice Paolo Conte, ‘qui, tutto il meglio è già qui‘”.

 

 

Decifrato il manoscritto di Voynich con l’Intelligenza Artificiale

 

di

Maximilian Ventura

 

 

Wilfrid Voynich era un antiquario e mercante di libri rari polacco. Nel 1912 si recò in Italia e durante il suo viaggio giunse a Frascati. L’Ordine dei Gesuiti voleva restaurare Villa Mondragone, ma non avendo molti fondi a disposizione decise di vendere una parte dei libri antichi in suo possesso. Fu così che l’antiquario divenne proprietario di uno dei manoscritti più controversi che sia mai stato rinvenuto. Del manoscritto non non si conosce l’autore né il titolo, ma quello che lo rende “misterioso” sono i caratteri utilizzati e la lingua…

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Alcune pagine del Manoscritto Voynich

 

 

 

 

Breviario poetico, SteMi Editrice, 2017

 

 

 

Un piccolo compendio di poesia. Ecco cos’è questo libello che desidero offrire a chi vorrà leggerlo. Una lirica al giorno, per 365 giorni, da meditare, appena svegli o prima di dormire, per cominciare o terminare la giornata con la poesia. Perché la poesia è una monade spirituale che esplode per creare il tempo e l’Universo. Ho scelto i componimenti tra quelli preferiti, quelli che hanno segnato momenti importanti della mia vita. Da Omero, l’aedo dell’animo umano, a Shakespeare, il cantore delle passioni umane, fino alle poetesse e ai poeti ancora viventi e operanti, attraverso tutte le epoche e tutte le latitudini della Terra, quasi a creare un ponte ideale che unisse evi ed esistenze, nel nome della poesia. Una breve storia, dunque, in poesia, del mondo e dell’uomo. Nella scelta ho scelto la mia vita. Essa è trascorsa anche in queste poesie, perché donare poesie di altri attraverso sé stessi è donare se stessi!

 

 

 

Storia della Letteratura Italiana

Dalle origini al Trecento

Volume I

SteMi Editrice

 

Gli autori, più o meno illustri, della Letteratura Italiana, spesso non sopportati in tempi di studi liceali, altro non erano che uomini, illuminati sì, ma pur sempre uomini. E allora, Dante Alighieri, i cui versi hanno segnato parte della vita di ognuno di noi, lui, così impeccabile e intransigente, avrà avuto pure qualche difetto, o no? E Cecco Angiolieri è soltanto quel poeta così simpatico ai meno volenterosi, perché darebbe fuoco a tutti e prenderebbe tutte le belle donne per sé? Tra aneddoti e realtà, non senza mancare di approfondite riflessioni critiche, questo saggio propone un piacevole racconto dei più importanti personaggi letterari italiani, dando spunto agli “intellettuali” per prenderla un po’ meno sul serio e agli “scettici” per rendersi conto che, in fondo, il Decamerone non è solo un mattone destinato ad accumulare polvere su uno scaffale.

Nuova edizione, più critica, in tre volumi, della precedente opera, Storia (non troppo seria) della Letteratura Italiana. Questo è il primo volume, “Dalle origini al Trecento”. Seguiranno, nel 2020, il secondo volume, “Dal Quattrocento al Settecento”, e, nel 2021, il terzo, “L’Ottocento e il Novecento”.