Un poeta, ogni vero poeta, non compone mai da solo. Lo fa sempre a due mani e a due cuori, insieme con la sua ispirazione (qualunque o chiunque essa sia). Questa, infatti, detta e il poeta scrive. Ecco perché il poeta non è mai solo. Ecco perché il poeta, nell’atto di scrivere, soltanto nell’atto di scrivere, si ricongiunge veramente, materialmente e spiritualmente, con la sua ispirazione!
Un poeta, ogni vero poeta, non compone mai da solo. Lo fa sempre a due mani e a due cuori, insieme con la sua ispirazione (qualunque o chiunque essa sia). Questa, infatti, detta e il poeta scrive. Ecco perché il poeta non è mai solo. Ecco perché il poeta, nell’atto di scrivere, soltanto nell’atto di scrivere, si ricongiunge veramente, materialmente e spiritualmente, con la sua ispirazione! (R. P.)
C’è un cofanetto nel mio cuore, piccolo. Con un penna da calamaio incisa sopra. Lì dentro ci sei tu. Ho dovuto chiuderlo per molto tempo. Ma è sempre lì. Quando lo apro risuona una musica dolce. È la tua voce, che legge i miei versi. La delicata armonia sono le tue mani che accarezzano la mia testa, e le mie che sfiorano il tuo corpo nudo e i nostri occhi, lucidi, che arrivano fin sotto la pelle. L’amore non ha tempo e tu sarai sempre il mio infinito…
Lettere. Un alfabeto inventato che inizia col niente e finisce con te. Sillabe. Unioni di lettere che scandiscono il tempo di queste mie ore prive di te. Parole. Legami di sillabe che compongono lemmi che sanno ripetere soltanto il tuo nome. Versi. Serie di parole che danzano in una partitura superba di un solenne canone barocco. Poesia. Insieme di tempo, di lettere, di sillabe e musica, di nomi e parole. Di versi. Di te.
Diecimila anni non sono bastati all’uomo per decifrare i misteri dell’Universo. E tu, vuoi che in pochi minuti io ti spieghi perché mi sono innamorato di te!
Lei è mia madre. Oggi è il suo compleanno. Anche questa foto venne scattata il giorno del suo compleanno. Anche in questa foto si vede quanto siamo diverse. Io ridevo sempre. Anche lei rideva. E con in capelli lunghi e ricci era bellissima. A scattare la foto con la mitica Polaroid che stampava subito c’era mio padre. Che era fissato per queste cose. Lei non lo sapeva, ma dopo qualche anno saremmo rimaste sole. Lei a pagare il mutuo di una casa appena acquistata. Io a fingere la normalità per tornare a scuola. E a cercare di farmi andare bene le cose che erano successe, senza pensarci. Io e lei, perchè altre persone non c’erano. Una sera, dopo molti mesi dall’accaduto, mi accorsi che lei metteva chiavi, chiavistello e due sedie all’interno dietro la porta di casa. Le dissi: “Ma che fai? Se torna Papà come entra?”. Lei mi prese per mano e tutta la notte parlammo sul lettone. E mi raccontò quello che io avevo rimosso. Non sarebbe mai tornato, ma potevamo tenerne viva la memoria con le foto, un filmino. Potevamo parlarne. Potevamo andare a trovarlo, fare pic nic sul prato dove era l’ulivo che avremmo piantato. E io avrei potuto prendere la patente e portare la sua macchina. E molte altre cose. Ma non lo avremmo più visto. No. Su questo punto doveva essere chiara, dura. E lo fu.
E questo scricciolo di donna è dura anche oggi, quando mi dice: “Io ho la forza di ripartorirti di nuovo, se necessario!”.
Oggi è il compleanno di mia madre. Ma lei è andata al funerale della cugina. L’ultima foglia leggera e delicata della sua famiglia d’origine. Le ho prestato una mia maglietta rossa. Come è rossa la maglietta che ho io in questa foto. Io non abbraccio mai mia madre. Non so farlo. Per questo, oggi, le ho dato una mia maglietta.
Novella Settimi
In questi pochi righi c’è l’essenza di quello che sono Donne. Istinto, forza, dolcezza. Queste parole sono un compendio della storia universale, della storia del mondo. Ho scritto spesso che il cuore di una donna contiene la storia del mondo. Leggendo, ne ho avuto una ulteriore e inconfutabile prova. Vi ho letto la storia omerica dell’animo umano e quella shakespeariana delle passioni umane. Mi piacerebbe davvero conoscerle queste due eroine della letteratura dell’animo e delle passioni, non fosse altro che per guardare Novella mentre la madre le ripete: “Io ho la forza di ripartorirti di nuovo, se necessario!”. Questa frase risuona potente come le prime quattro battute della “Quinta” di Beethoven. Mi ha spiazzato. Mi ha esaltato. Ma, soprattutto, mi ha fatto capire che mai e mai parole di un uomo potranno definire ciò che sono le Donne. Forse, la poesia è l’unico sforzo che un uomo possa compiere per cercare di rappresentarle!
Tre bicchieri di vino ho bevuto su un prato di margherite. Il primo, per misurare la mia resistenza ai tuoi occhi. Il secondo, per acquerellare perle tra le tue mani. Il terzo, per barcollare tra i tuoi capelli increspati. E, infine, l’ebbrezza, per vaneggiare il sapore della tua bocca carnosa.
Giovani, liberi di giocare, da soli, col tempo sotto quell’albero di ciliegie dove ci arrampicavamo, al mattino, per cogliere il sole e far colazione. Giovani. Le tiepide notti, insieme, non avevano fine, nemmeno con l’alba. Tredici anni. Un giorno.
Eccoli quelli che amano. Sono queste pire. Queste torce nella neve. Sono miseri, ridicoli, e ti stordiscono coi loro gemiti. Fattene una ragione. Nulla è più tragico di chi rema senza più il favore del faro.
Il poeta, guardando la propria donna, vede, attraverso gli occhi di lei, tutto l’incanto del mondo. E lo canta. Negli occhi di una donna c’è la bellezza del mare, dei riflessi dorati sulla sua superficie, del cielo, delle nuvole, del tramonto. C’è la bellezza di un’opera d’arte, di una costruzione d’ingegno, di una stravaganza della mente. C’è la bellezza della passione, della sofferenza, della mancanza, del desiderio. C’è la bellezza della vita e la bellezza della morte. Sì, anche quella! Ecco cos’è la composizione poetica. Un canto che il poeta non può placare possedendo la sua donna. Un canto che non avrebbe mai potuto avere voce se il poeta non avesse guardato negli occhi della sua donna. La donna è il canto dell’Universo!
Italia, avrei potuto darti tutto e invece, non ti do niente perché seppure ti avessi dato tutto tu non mi avresti ridato niente. È così che funziona è così che tu mi hai insegnato. Italia, ahi serva Italia di dolore ostello
nave sanza nocchiere in gran tempesta
non donna di province, ma bordello! Lo riconosci questo? È il tuo Dante. In quale fogna hai ricacciato i tuoi spiriti magni dopo avergli strappato la lingua e costretti al silenzio? Italia, perché ti fai guidare dagli imbecilli perché ti lasci disonorare da quelli che chiami onorevoli quando la finirai di creare coglioni in serie coi capelli ordinati e le valigette piene di inutilità? Italia, quando smetterai di ascoltare quei figuri vestiti di nero che ti parlano d’amore senza, per fede, aver mai nemmeno potuto toccare una donna? Quando un uomo potrà amare un uomo quando una donna potrà amare una donna quando, Italia, chi è costretto a soffrire potrà amare a tal punto la vita da volerla abbandonare senza bruciare all’inferno? Italia, i tuoi libri sono pieni di polvere e mosche il marmo bianco dei tuoi monumenti è corroso. Non sei stata capace di conservare le tue glorie preferisci i vestiti alla moda, i festini di coca e le puttane di lusso. Italia, deciditi una buona volta butta quella maschera da persona perbene e mostra tutto il tuo sudiciume. Italia, puzzi di immondizia sei marcia e corrotta. Guardati se ci riesci non provi vergogna? Italia, mi fai ridere, non sei più credibile. Ti ho concesso troppe possibilità e mi hai ripetutamente deluso. Tieniti pure l’affetto di mio padre che continua a volerti bene convinto di vivere nel migliore dei paesi possibili. Guarda come l’hai ridotto! E come lui tanti altri. Italia, perché io che non sono figlio di politico, industriale, o grande giornalista tanto vale sia figlio di puttana almeno qualcuno ringrazierà mia madre per la mezz’ora di piacere concessagli? Mi ascolti? O sei troppo impegnata a guardare un reality show? Continui a cercare i tuoi modelli di vita tra le pagine delle riviste scandalistiche e nella cronaca nera. Sei anni per condannare una madre assassina e pochi secondi per far saltare in aria dei galantuomini che ti combattevano Italia mafiosa. I processi si tengono negli studi televisivi i ministri concedono sconti di pena ai criminali i pentiti li mandi in crociera e i collusi in Parlamento. Vai a farti fottere, Italia. Vai – a – farti – fottere! Quando capirai che non esistono più il bene o il male il legale o l’illegale, il pericoloso o il sicuro ma soltanto quello che ti fa divertire e quello che ti annoia? Italia, mi intendi o devo parlare in modo più semplice? Perché sei capace soltanto di inventare obbrobri che si sforzano di rassomigliarti? Perché ci vuoi tutti uguali a te? Quale colpa dobbiamo pagare? Italia, le mie magliette hanno il collo sdrucito e le mie scarpe le suole consumate. Faccio il cameriere e scrivo poesie per restare vivo. Ho buttato via la mia educazione per non diventare come te, Italia. Mi fai schifo, mi fanno schifo quelli come te. Italia, ascoltami, sono nudo e lontano da casa il D-tan mi sta rovinando le mani. Le banche dove ho sempre portato i miei pochi soldi sono i bar e adesso ho sete, Italia. Cerco di andare fuori di testa ogni volta che posso e ora sono dell’umore giusto per scrivere. Italia, mi rivolgo sempre a te quando potrò comprare dal tabaccaio quello che serve per le mie poesie quando quei tipi che sembrano fotomodelli con la pistola cominceranno a dare la caccia a chi veramente merita di essere rinchiuso? Italia, ormai da sei anni non vedo più Paola ma di notte sogno ancora di baciarla. Col nome di donna come lo porti tu lei merita di essere amata non tu, Italia. Ecco cosa di buono ti è rimasto, soltanto il nome di donna! Italia, Luigi si è sposato e nessuno mi ha avvertito. Mia sorella mi telefonò due giorni dopo mentre ero a Ginevra. Già mi hai dimenticato, Italia? Hai già dimenticato uno dei tuoi figli migliori? Italia, nell’aiuola sotto l’albero di pere non spuntano più i ciclamini a settembre. Non ho mai capito se scherzi o fai sul serio, Italia se sei matta o troppo sana se sei fatta o lucida se menti o mi dici la verità. Seghiamoci una canna, Italia, ah no, tu non fumi, hai ragione, è contro la legge. Quanto sei stupida e falsa, Italia! Mi fai pena. Mi vuoi denunciare? Vuoi chiamare la polizia? Fallo! Mentre li aspetto, mi gusterò un’altra bottiglia di liquore generoso.