Allen Ginsberg fu un’importante figura della Beat Generation, movimento letterario sviluppatosi negli anni Cinquanta a partire da un gruppo di giovani studenti della Columbia University. The Howl, a causa della sua vigorosa carica espressiva, divenne il manifesto dei giovani autori che volevano, superando la visione accademica dei propri professori attraverso il rifiuto delle regole imposte…
Riconosciuto per le sue idee anarchiche e la sua abilità con le parole, Fabrizio De André ha riscosso il suo successo a partire dagli anni Settanta, spaziando dal Medioevo al presente. Dall’animo inquieto e introverso ha lasciato un segno nella musica italiana sia come artista che come persona, combattendo battaglie politiche e sociali con i suoi versi…
Il primo poeta nella storia dell’umanità, il cui nome sia noto dalla tradizione antica successiva, ma soprattutto da fonti contemporanee è una donna. Principessa di sangue regale della più gloriosa dinastia della Mesopotamia, grande sacerdotessa di uno dei più venerati santuari…
Ti dedico l’alba. Lascio entrare il mattino con ali d’uccello, onde di mare e resti di sogni, perché ogni mio giorno è nell’orizzonte che divide le tue labbra in aurora e tramonto.
Archiloco è tra i primi poeti conosciuti della letteratura greca, e il primo vero autore consapevole della propria arte poetica (è il primo, infatti, ad usare l'”io” nei componimenti). Potremmo definirlo, a tutti gli effetti, l’inventore del giambo nella lirica arcaica…
Dormi e la notte è sui tuoi occhi di nuvola, sulle tue labbra di zucchero filato, sul bellissimo arco delle tue sopracciglia, tra i tuoi soffici capelli biondi. Non c’è pezzo di te, nessuno, seppur piccolo, che non risplenda, che non urli il fulgore del tuo seme germogliato oltre le stelle. Tra un po’ sarai sorta, come l’aurora, dalle coltri delle lenzuola che hanno avuto il dono di poterti tenere abbracciata stanotte. E allora, sarà l’alba anche per me!
Pecché si accussì bella, ne, pecché? Chisti uocchie lustri manco nu sciucquaglio ‘e oro ‘sti mmane cchiù preziose ‘e nu tesoro ca si me disse ‘na carezza, ne iesse stiso ‘nterra pe’ ‘a priezza. Quanno me parli e riri, me fai scuppià ‘stu core ‘na curtellata ‘mpietto senza senti’ dulore. Pecché si accussì bella, ne, pecché? Tu si’ a reggina ca po’ fa ogne ommo re nu principe consorte a chi tene a fortuna ‘e ave’ ‘sta ciorta surdato ‘e truppa e ‘nzieme ‘mperatore a chi cumbatte ‘a guerra ppe ‘st’ammore. ‘Sta vita mia l’hai fatta addiventà nu suonno e si nun te pozzo ave’, nennella mia, ca m’he ‘mbriacato comme si fussi vino, m’addormo allerta, e sonno ‘e te tenè vicino.
Era conosciuta, fino a poco tempo fa, come “la Compiuta Donzella“: così avevano soprannominata quella misteriosa poetessa gli eruditi dell’Ottocento, facendo eco ai poeti che corrispondevano con lei, i quali affiancavano al suo nome, Compiuta, l’appellativo donzella, signorina. Oggi si preferisce chiamarla semplicemente Compiuta da Firenze, dato che null’altro…
L’oscurità della notte ricopre le stanze del mio cuore calandone il tormento. Inabissami della tua ombra e fammi affondare nella profondità del tuo abbraccio, cullato dal tremore delle stelle riflesse nei tuoi occhi. Donami il sollievo del tuo respiro in modo che io possa bruciare al calore del tuo sorriso.