Le poesie sono l’unico posto in cui posso chiamarti amore senza che tu ne porti il peso. E allora ti canto questa ninnananna soltanto per averti ancora un po’ accanto. Avvicinati, ti prego. Lasciami carezzare i tuoi capelli e ascolta queste mie parole mentre con le labbra sfiori i miei occhi chiusi: riposa la tua mente spaventata. Questo amore è l’unica cosa che posso offrirti. Custodiscilo con cura.
When I was a child I was dreaming of run into a pharmacist which could create a potion to make me fall in love with her.
Make a magic potion for me, my lovely pharmacist, and put in it your eyes, your hair, your mouth, your hands. But don’t care about love: I’ll put it by myself along with the way to repair that damn broken shell.
Some time ago I finally met a pharmacist. She made the potion and I fell in love with her.
Make a magic potion for me, my sweet pharmacist, and put in it your eyes, your hair, your mouth, your hands. But don’t care about love: I’ll put it by myself along with the way to repair that damn broken shell.
Her potion has now become a deadly poison slowly killing me but before I die I’ll tell her, with my slight last breath, once again:
Make a magic potion for me, my beautiful pharmacist, and put in it your eyes, your hair, your mouth, your hands. But don’t care about love: I’ll put it by myself along with the way to repair that damn broken shell.
I fell in love with a lady from North Naples, her copper colored hairs, white glittering teeth, thin waist.
I am alone, far away from her, on the piano trying to compose the finest song while she washes, with her delicate hands, a precious silk clothes.
I fell in love with a lady from North Naples, her copper coloured hairs, white glittering teeth, thin waist.
The notes of my piano are flying away trying to reach her. Who knows if she’ll ever listen to them, who knows if she will understand. On this cold night they will dim until become mute stopping to cry out that…
I fell in love with a lady from North Naples, her copper coloured hairs, white glittering teeth, thin waist.
Last night I gazed at the moon and looking at her face I saw golden tears to gush from her eyes and so were born Lily’s beautiful freckles in the sky.
Lily’s freckles in the sky. Lily’s freckles in the sky.
I don’t know what to do with the moon, the stars, the light wind that caresses my cheeks in the night, the wide open horizon. Nothing makes sense for me if I can’t tell her.
Lily’s freckles in the sky. Lily’s freckles in the sky.
My world was only in her embrace an embrace lasted a few moments but endless to me. I’ve been unable to prove her my love so she has deserted me. Now I can only look up to see Lily’s freckles in the sky.
Lily’s freckles in the sky. Lily’s freckles in the sky. Beautiful freckles in the sky…
Ho combattuto un milione di guerre col silenzio, per tacere le parole, e col rumore assordante, per coprirle.
Ho combattuto un milione di guerre con la notte più buia, per velare i tuoi lampi proteggendo così i miei occhi dalla cecità.
Ho combattuto un milione di guerre coi respiri ansimati, per rianimare le tue rose appassite.
Ho combattuto un milione di guerre non con le armi ma con le pietre, perché lanciandole nell’acqua immobile facessero risuonare, come i cerchi concentrici, il tuo bellissimo nome!
Per te,
che avevi gli occhi spalancati mentre i miei si rifiutavano di vedere, mi son perso nel campo delle margheritine della mia fanciullezza, i cui piccoli petali parlano ma non si toccano. Si lamentano, ridono e, sebbene muoiano, raramente si commuovono. Un inno con qualsiasi altro titolo potrebbe essere più dolce. Forse il sole non splenderà mai più sul campo di margheritine. Di quelli troppo malati, troppo malati per vedere, nonostante non appaia nulla, qualcuno sa, sì. E sarei voluto essere io.
Quell’attimo in cui le mie labbra toccano le tue altro non è che un frammento d’eterno, in una sera, al tramonto, da un’altana affacciata sul mare. Su un pianeta nell’Universo.
Fa da sfondo alla vicenda la guerra franco-spagnola. Il periodo è la metà del Cinquecento. Isabella Morra (1520-1546), nata a Favale, l’odierna Valsinni, vicino Matera, da famiglia nobile, condusse una vita infelice e inquieta nel castello di famiglia, una severa rocca sulla valle del fiume Siri oggi Sinni, sognando la corte francese nella quale viveva il padre, costretto ad emigrare per aver parteggiato con gli sconfitti francesi contro gli spagnoli…
Il mio abbraccio frontale ti tiene a lieve distanza mentre il bandoneón modula i passi di danza. Tu mi segui smaniosa, mi assecondi impegnata, e nei tuo occhi rapiti, rifletto la meraviglia del ballo. Non provo stanchezza, non avverto dolore, ti sospingo con forza e tu mi conforti, con carezze di soffi del tuo fiato ansimante. La tua schiena si flette, e per pochi istanti, non vedo il tuo viso incantato, ma ti tengo ancora la mano e con un rapido gesto, mi sei di nuovo davanti. I petali cremisi della rosa che ho in bocca, si perdono nel tuo labbro inferiore. Il tuo tacco sottile, nello slancio dell’otto, ferisce il mio piede ondeggiante. Credevo fosse un tango. E invece…
La raccolta Penombre di Emilio Praga si apre con un Preludio celebre, ma di cui non sono forse stati del tutto còlti, finora, il profondo sostrato filosofico e la portata largamente anticipatrice, quasi profetica. «Noi siamo i figli dei padri ammalati»: vi è, qui, già quell’idea di malattia, di decadenza, di deriva, di perdita di valori, e insieme di sorda, velleitaria, disperata eppure assurdamente entusiastica, rivolta ed ansia di palingenesi…