Sono molti i libri nei quali Emanuele Severino ha scritto sull’Europa e sulle prospettive dell’unificazione europea. Spesso si tratta di raccolte di articoli pubblicati sul Corriere della Sera dove il filosofo bresciano commentava periodicamente fatti e vicende della politica nazionale e internazionale. Fin dagli scritti riassunti in Gli abitatori del tempo del 1978 e poi in Téchne, il saggio sulle radici della violenza apparso l’anno successivo, è sembrato subito chiaro che…
Dedicate al prof. Antonino Giannone* nel giorno del suo genetliaco
L’era digitale in cui stiamo vivendo è un periodo decisamente tormentato. Le tecnologie che adoperiamo sono mutate rispetto a qualche decennio fa e i cambiamenti che queste hanno portato non sono stati affrontati sempre con tempestività. Le imprese si trovano al centro di questo processo di evoluzione e cambiamento continuo. Sfide diverse si presentano alla società e per questo è necessario trovare nuovi modelli organizzativi, nuove strategie e nuovi modi di pensare per affrontare il mercato. Bisogna saper prendere decisioni per raggiungere specifici obiettivi. Senza piani strategici le aziende restano fragili. In questi contesti, i codici etici assumono capitale importanza. Il rispetto di valori etici come l’onestà, la trasparenza, la giustizia, la moralità è dovuto non solo dai dipendenti, ma dall’intero management. Servirebbe un recupero dell’etica, che, nella società della globalizzazione, è caduta in ogni professione e attività. Bisognerebbe riscoprire i principi e i comportamenti ispirati dalle virtù umane, tramandate, sin dai tempi antichi, dai grandi filosofi greci e latini e, poi, dai pensatori moderni e contemporanei. Apprendere e imparare i valori fondamentali e fondanti dell’uomo, che hanno caratterizzato la sua storia, per ridurre il degrado delle relazioni sociali ed economiche nella società globalizzata, dove prevale la spietata logica del più forte, quella dell’avere rispetto all’essere. Le imprese hanno conquistato il potere d’azione, finora addomesticato con la politica dello Stato sociale del capitalismo. Con la globalizzazione, le imprese sono arrivate a detenere un ruolo chiave non solo nell’organizzazione dell’economia ma anche in quella della società nel suo complesso. L’economia che agisce in maniera globale sgretola i fondamenti degli Stati-Nazione e della loro economia nazionale. Il potere delle imprese internazionali si fonda sulla possibilità di esportare i posti di lavoro dove ciò è più conveniente. Negli ultimi anni, il concetto di etica sembra sia diventato protagonista del dibattito economico: sempre più spesso si usano espressioni come finanza etica, commercio etico, etica degli affari, e tutte le maggiori aziende internazionali si sono dotate di un codice etico. Fa da contraltare a questa apparente “eticizzazione” dell’economia una crisi gravissima, interpretabile anche come la conseguenza e il frutto di comportamenti eccessivi e spregiudicati da parte di alcuni operatori economici. La spiegazione di questo paradosso potrebbe risiedere nel fatto che la domanda di comportamenti etici è una reazione e, appunto, una prevedibile risposta alla crisi attuale, ma anche che la professione di eticità sia in questa fase un mero strumento di marketing usato per mascherare e giustificare comportamenti che, nella sostanza, continuano a essere tutt’altro che etici. L’eredità spirituale dell’ultimo conflitto mondiale è forse l’aver mostrato che l’etica si fonda più che sulle buone intenzioni sull’assumersi pienamente le proprie responsabilità verso gli altri. L’etica è, innanzitutto, un problema di assunzione in prima persona di responsabilità verso una collettività. Ne consegue che l’economia che regola gli scambi tra collettività di attori, tanto a livello di impresa che di interi sistemi economici, sia un campo privilegiato per lo svolgimento del discorso etico. A livello di impresa, può essere opinabile e non oggettivamente misurabile determinare se e quanto una certa azienda, nel suo complesso, sia etica. L’etica dell’impresa può essere vista come il prodotto dei valori che tengono insieme il gruppo e dei meccanismi che premiano il rispetto di questi valori. L’implicazione operativa per i tutti i membri dell’impresa, e soprattutto per i vertici, è che da un lato i valori devono essere chiaramente definiti e comunicati, e, dall’altro, che la devianza dai principi deve essere esplicitamente sanzionata anche se ciò avvenisse a discapito del ritorno economico di breve. A livello di intero sistema economico, se la diatriba teorica sulla eticità del principio del mercato versus altre forme di organizzazione economica tende ad apparire sterile, il focus del confronto dovrebbe piuttosto essere su quali meccanismi, regole e correttivi possano essere introdotti per migliorare il sistema rendendolo tangibilmente più giusto ed equo. Anche in questo caso, la riposta migliore sta nel riconoscimento dei valori condivisi in cui una comunità locale, nazionale o internazionale si riconosce, e su cui ha deciso di fondare la propria vita civile e il proprio destino. Troppo spesso si dimentica il ruolo fondante e preordinato rispetto agli aspetti economici che le dichiarazioni dei valori di libertà, uguaglianza e di ricerca della pace hanno nella nostra Carta Costituzionale o nella Carta dei diritti dell’Unione Europea, e perfino in un documento che regolava solo transazioni squisitamente commerciali come il Trattato della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Solo alla luce di questi valori si può raccogliere la “sfida etica” della globalizzazione per ristabilire il primato delle regole, ritrovando il difficile ma imprescindibile equilibrio tra efficienza, equità, libertà e benessere.
* Docente di Leadership and Ethics presso Icelab, del Politecnico di Torino, ICT for Logistics and Enterprises Center e docente presso la Link Campus University di Roma, nel corso di Laurea Magistrale in Business Management e Gestione Aziendale. Dopo la laurea in Ingegneria al Politecnico di Torino e le specializzazioni in Management in Italia e all’estero (Londra, Parigi, Zurigo, San. Francisco, New York), ha ricoperto ruoli di direzione, fino a direttore Generale e Consigliere di Amministrazione, in aziende industriali e di servizi di assistenza ospedaliera e sanitaria. Pubblicazioni: Etica professionale e Leader nella società della Globalizzazione (ed. CLUT Torino); Etica professionale e Relazioni industriali (ed. CLUT); Strategie aziendali (ed. CLUT); Valori fondanti ed etica per la società della globalizzazione (ed. Mazzanti, Venezia); Elementi di politica aziendale e innovazione tecnologica (ed. Cacucci, Bari), oltre a centinaia di articoli su riviste specializzate e siti web. Socio onorario dell’Accademia di storia dell’Arte sanitaria. Socio fondatore del CEIIL (Centro economia industria informatica e lavoro). In uscita, per Eurilink University Press (giugno 2020),LEADERSHIP AND ETHICS NELLA SOCIETÀ DELLA GLOBALIZZAZIONE – Compendio di lezioni e seminari.
John Locke è uno dei fondatori dello Stato moderno, democratico e liberale. Il filosofo inglese di Wrington è uno dei primi e più efficaci difensori della libertà dei cittadini, oltre che un attento sostenitore del carattere razionale e dimostrativo dell’etica. Locke ritiene che non si può proporre alcuna regola morale di cui non si debba dar ragione…
Sarebbe più appropriato definire quest’ultimo saggio di Marco Emanuele*, La grande metamorfosi – Pensiero politico e innovazione, prefazione di Marco Filoni, postfazione di Vincenzo Scotti, Eurilink University Press, maggio 2020), un vademecum da consultare per tracciare nuovi percorsi politici nella realtà in cui il mondo contemporaneo si è calato dopo l’evento epocale che ne ha ridisegnato non soltanto gli equilibri ma, più in profondità, la forma: la caduta, nel 1989, del muro di Berlino. Mondo attuale, definito dall’Autore “mondo in tre mondi”: quello della connettività e dell’innovazione; del disagio e delle diseguaglianze; dei conflitti e dei muri. Il reale di cui si ha percezione e nel quale si vive è, per definizione, movimento e mutamento, quindi divenire, ce lo ha mostrato, 2500 anni fa, l’efesino Eraclito. Ciò presuppone, non soltanto filosoficamente, la metamorfosi (ecco il titolo del volume!), il divenire da ciò che era prima a ciò che sarà dopo, la trasformazione, che cadenza il ritmo, lo scorrere anche di queste pagine, come l’acqua del famoso fiume eracliteo. E allora, se è vero che non ci si può immergere due volte nello stesso fiume perché l’acqua non è la stessa, come possiamo immergerci due volte nella realtà politica in divenire noi πολῖται della contemporanea πόλις globale? E, soprattutto, come possiamo e dobbiamo pensare la πολιτική in questa fase storica in cui l’innovazione e il suo multiforme corteo processionale, così spesso abruptamente mutevole, stanno suggestionando radicalmente la comprensione, l’interpretazione e l’azione della (e nella) realtà politica? Una nuova kantiana “estetica trascendentale”, che va, però, oltre i processi conoscitivi e verso la politica, è segnata in questo vademecum per poter affrontare “politicamente” la metamorfosi in atto. Un’estetica che è fondamento del nuovo pensiero politico per ridefinire e, dunque, governare la realtà politica e la sua complessità. “I libri parlano sempre di altri libri”, scriveva Umberto Eco, nel 1983, nelle Postille a Il nome della rosa, così come le riflessioni contenute in un libro devono sempre stimolarne altre nuove. Ed è proprio ciò che questo volume così denso di riflessioni, con prezioso garbo intellettuale, riesce a fare.
*Docente di Democrazia e Totalitarismi e Geopolitica presso la L’Università degli Studi “Link Campus University” di Roma. Allievo intellettuale di Edgar Morin, si occupa del tema del pensiero complesso e delle sue applicazioni nei diversi ambiti della convivenza. È editor della piattaforma di informazione geopolitica The Global Eye e scrive regolarmente su Formiche. Con Eurilink University Press ha pubblicato “Del metodo complesso. Ritorno alla complessità” (2013) e, con Mario Pendinelli, “In difesa dell’Europa decadente” (2014). Altresì, è tra gli autori del volume “Il terrore che voleva farsi Stato. Storie sull’Isis” (2016).
La vicenda di Guglielmo I, primo re normanno d’Inghilterra e duca di Normandia, risale all’incirca all’anno 1000. Ad essa è fortemente legata la storia della monarchia in Inghilterra…
Da molti anni Johann Gottlieb Fichte non è più al centro degli studi e delle dispute filosofiche. Eppure la sua opera merita ampiamente di essere ripresa e discussa, se si vuole intendere davvero la storia etico-politica tedesca dalla fine del Settecento all’unificazione bismarckiana della Germania…
Lo schema fondamentale del giusnaturalismo seicentesco è costituito da una fondazione del potere politico attraverso un patto a partire da uno stato naturale (reale o fittizio). Le differenti configurazioni dello stato naturale in Grozio, Hobbes, Spinoza, Pufendorf e Locke sono la premessa di differenti concezioni dello Stato…
Che ruolo può avere la filosofia entro un mondo che ormai si è fatto “uno”, e cioè privo di quel “fuori” rispetto al quale essa ha sempre definito le sue coordinate? Se lo è chiesto Sandro Chignola…
La filosofia moderna – scriveva Simon Critchley in Responsabilità illimitata – nasce non dalla meraviglia, ma dalla delusione, dal “rendersi conto di vivere in un mondo profondamente ingiusto, attraversato dall’orrore della guerra; un mondo in cui, dice Dostoevskij…
Si suole attribuire a John Locke il merito indiscusso d’avere, per primo nella storia del pensiero politico, costruito un modello ideale di Stato come comunità di uguali, governata dalla volontà della maggioranza. Ma non c’era nel suo Secondo trattato sul governo, apparso nel 1690, dove si trova delineata questa costruzione, null’altro se non la rappresentazione concettuale del sogno di un filosofo? Questa conclusione domina la storiografia politica…