La critica recente sulla politica di Spinoza ha raggiunto, nella sua varietà, due sostanziali punti di accordo: si sottolinea il fondamento metafisico della politica spinoziana, e se ne minimizza il significato contrattualistico. Il primo punto non riguarda soltanto Spinoza: si considera parziale tentare di comprendere le visioni politiche dei grandi pensatori politici del XVII secolo senza correlarle ad una concezione dell’uomo inteso come parte di un universo le cui leggi determinano i limiti dell’agire politico…
La curiosità (…) evoca la “cura”, l’attenzione che si presta a quello che esiste o potrebbe esistere; un senso acuto del reale, che però non si immobilizza mai di fronte a esso; una prontezza a giudicare strano e singolare quello che ci circonda; un certo accanimento a disfarsi di ciò che è familiare e a guardare le stesse cose diversamente; un ardore di cogliere quello che accade e quello che passa...
* Il testo, per gentile concessione dell’editore, è tratto da Vincenzo Sorrentino, La filosofia politica di Foucault, Meltemi, Roma, 2008. Si ringrazia Meltemi per il permesso di utilizzare questi materiali.
In ambito giuridico, l’epoca moderna si è fondata sull’idea di fattispecie come strumento di previsione di eventi futuri incerti dai quali vien fatta scaturire una conseguenza giuridica. Al momento del suo massimo splendore la fattispecie consentiva di regolare more geometrico i rapporti tra gli uomini, arginando l’imprevedibilità del continuo divenire in cui è immersa l’esperienza umana…
Viviamo in tempi in cui è tornata di gran moda la parola tiranno. Oltre all’apparire di molta pubblicistica, anche accademica, sono diverse le cause di questo fenomeno: dall’indifferenza, che si tramuta in vero e proprio disprezzo, da parte dei governati nei confronti della politica e delle cosiddette èlites, fino all’insofferenza di molti governanti nei confronti delle modalità democratiche di gestione del potere. Da questo punto di vista, il recente emergere di personalità politiche forti e non convenzionali…
Ci sono critiche al Governo Conte e alla maggioranza di governo, strumentali e vacue, del medesimo tenore ed espressione dell’odio vomitato a prescindere (soltanto perché avversari politici) su Salvini e Meloni (l’attuale opposizione). Ci sono critiche al Governo Conte e alla maggioranza di governo, tecniche, argomentate, specialistiche, “poietiche”, perché mosse, con assoluta cognizione, da chi vive ad altissimi livelli la realtà politico-istituzionale italiana da almeno quarant’anni.
L’eBook “Diario della pandemia Covid-19 – IO ACCUSO” di Raffaele Lauro* (scaricabile gratuitamente cliccando in basso sulla foto della copertina) è una cronaca politica fedele, un racconto specialistico e appassionato, a volte drammatico, spesso elegiaco, non scevro comunque di speranza, di quanto accaduto in Italia e nel mondo negli ultimi sei mesi. Un “breviario” che rende edotti sul presente e propone soluzioni “vere” da adottare in futuro!
Raffaele Lauro (Sorrento, 1944) è un politico, giornalista pubblicista e saggista. Laureato in Scienze Politiche, in Giurisprudenza e in Economia e Commercio con il massimo dei voti e la lode, è stato ordinario di Storia e Filosofia nei Licei e docente di Diritto delle Comunicazioni di Massa presso la LUISS (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali). Capo della segreteria e consigliere politico di diversi ministri, ha ricoperto, come prefetto della Repubblica, l’incarico di capo di gabinetto dei ministeri dell’Interno e dello Sviluppo Economico, nonché di commissario straordinario del Governo per la lotta al racket e all’usura. Senatore della Repubblica (XVI Legislatura), è stato componente, tra le altre, delle commissioni Affari Costituzionali e Antimafia, caratterizzando il suo impegno parlamentare nel contrasto al gioco d’azzardo e a tutte le mafie. Pubblicista e saggista, ha diretto, per sette anni, come direttore responsabile, la rivista “Poste&Telecomunicazioni” e ha collaborato con i quotidiani “Il Mattino”, “Il Tempo” e “Il Popolo”. Sceneggiatore e scrittore, ha pubblicato, ad oggi, diciotto romanzi di successo e ha ottenuto, nel 1987, con “Roma a due piazze”, il “Premio Chianciano di Narrativa – Opera Prima”, seguito da altri prestigiosi riconoscimenti alla carriera, sia istituzionale che narrativa (www.raffaelelauro.it).
L’incredibile delle tecnologie ancora lo dobbiamo vedere e ancora dobbiamo vedere il loro potere terrificante. Saranno molte quelle che fioriranno in questo secolo e per fortuna non credo che le vedrò in atto, ma le percepisco e così in questo mio ultimo definitivo articolo sull’evoluzione tecnologica proverò a parlarne, in particolare di due che più delle altre mi terrorizzano sperando che la generazione dei miei figli…
Alle congiure contro il principe, Machiavelli dedica il più lungo dei capitoli dei suoi Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio e pare farlo per ammonire signori e sudditi della pericolosità dell’impresa: affinché i principi se ne sappiano guardare e i privati se ne tengano lontani per la salute della patria. Nel Principe non occorre mai il termine tiranno, si parla piuttosto del «principe nuovo» fondatore di nuovi ordini. Di tiranni e tirannidi…
Sono molti i libri nei quali Emanuele Severino ha scritto sull’Europa e sulle prospettive dell’unificazione europea. Spesso si tratta di raccolte di articoli pubblicati sul Corriere della Sera dove il filosofo bresciano commentava periodicamente fatti e vicende della politica nazionale e internazionale. Fin dagli scritti riassunti in Gli abitatori del tempo del 1978 e poi in Téchne, il saggio sulle radici della violenza apparso l’anno successivo, è sembrato subito chiaro che…
Dedicate al prof. Antonino Giannone* nel giorno del suo genetliaco
L’era digitale in cui stiamo vivendo è un periodo decisamente tormentato. Le tecnologie che adoperiamo sono mutate rispetto a qualche decennio fa e i cambiamenti che queste hanno portato non sono stati affrontati sempre con tempestività. Le imprese si trovano al centro di questo processo di evoluzione e cambiamento continuo. Sfide diverse si presentano alla società e per questo è necessario trovare nuovi modelli organizzativi, nuove strategie e nuovi modi di pensare per affrontare il mercato. Bisogna saper prendere decisioni per raggiungere specifici obiettivi. Senza piani strategici le aziende restano fragili. In questi contesti, i codici etici assumono capitale importanza. Il rispetto di valori etici come l’onestà, la trasparenza, la giustizia, la moralità è dovuto non solo dai dipendenti, ma dall’intero management. Servirebbe un recupero dell’etica, che, nella società della globalizzazione, è caduta in ogni professione e attività. Bisognerebbe riscoprire i principi e i comportamenti ispirati dalle virtù umane, tramandate, sin dai tempi antichi, dai grandi filosofi greci e latini e, poi, dai pensatori moderni e contemporanei. Apprendere e imparare i valori fondamentali e fondanti dell’uomo, che hanno caratterizzato la sua storia, per ridurre il degrado delle relazioni sociali ed economiche nella società globalizzata, dove prevale la spietata logica del più forte, quella dell’avere rispetto all’essere. Le imprese hanno conquistato il potere d’azione, finora addomesticato con la politica dello Stato sociale del capitalismo. Con la globalizzazione, le imprese sono arrivate a detenere un ruolo chiave non solo nell’organizzazione dell’economia ma anche in quella della società nel suo complesso. L’economia che agisce in maniera globale sgretola i fondamenti degli Stati-Nazione e della loro economia nazionale. Il potere delle imprese internazionali si fonda sulla possibilità di esportare i posti di lavoro dove ciò è più conveniente. Negli ultimi anni, il concetto di etica sembra sia diventato protagonista del dibattito economico: sempre più spesso si usano espressioni come finanza etica, commercio etico, etica degli affari, e tutte le maggiori aziende internazionali si sono dotate di un codice etico. Fa da contraltare a questa apparente “eticizzazione” dell’economia una crisi gravissima, interpretabile anche come la conseguenza e il frutto di comportamenti eccessivi e spregiudicati da parte di alcuni operatori economici. La spiegazione di questo paradosso potrebbe risiedere nel fatto che la domanda di comportamenti etici è una reazione e, appunto, una prevedibile risposta alla crisi attuale, ma anche che la professione di eticità sia in questa fase un mero strumento di marketing usato per mascherare e giustificare comportamenti che, nella sostanza, continuano a essere tutt’altro che etici. L’eredità spirituale dell’ultimo conflitto mondiale è forse l’aver mostrato che l’etica si fonda più che sulle buone intenzioni sull’assumersi pienamente le proprie responsabilità verso gli altri. L’etica è, innanzitutto, un problema di assunzione in prima persona di responsabilità verso una collettività. Ne consegue che l’economia che regola gli scambi tra collettività di attori, tanto a livello di impresa che di interi sistemi economici, sia un campo privilegiato per lo svolgimento del discorso etico. A livello di impresa, può essere opinabile e non oggettivamente misurabile determinare se e quanto una certa azienda, nel suo complesso, sia etica. L’etica dell’impresa può essere vista come il prodotto dei valori che tengono insieme il gruppo e dei meccanismi che premiano il rispetto di questi valori. L’implicazione operativa per i tutti i membri dell’impresa, e soprattutto per i vertici, è che da un lato i valori devono essere chiaramente definiti e comunicati, e, dall’altro, che la devianza dai principi deve essere esplicitamente sanzionata anche se ciò avvenisse a discapito del ritorno economico di breve. A livello di intero sistema economico, se la diatriba teorica sulla eticità del principio del mercato versus altre forme di organizzazione economica tende ad apparire sterile, il focus del confronto dovrebbe piuttosto essere su quali meccanismi, regole e correttivi possano essere introdotti per migliorare il sistema rendendolo tangibilmente più giusto ed equo. Anche in questo caso, la riposta migliore sta nel riconoscimento dei valori condivisi in cui una comunità locale, nazionale o internazionale si riconosce, e su cui ha deciso di fondare la propria vita civile e il proprio destino. Troppo spesso si dimentica il ruolo fondante e preordinato rispetto agli aspetti economici che le dichiarazioni dei valori di libertà, uguaglianza e di ricerca della pace hanno nella nostra Carta Costituzionale o nella Carta dei diritti dell’Unione Europea, e perfino in un documento che regolava solo transazioni squisitamente commerciali come il Trattato della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Solo alla luce di questi valori si può raccogliere la “sfida etica” della globalizzazione per ristabilire il primato delle regole, ritrovando il difficile ma imprescindibile equilibrio tra efficienza, equità, libertà e benessere.
* Docente di Leadership and Ethics presso Icelab, del Politecnico di Torino, ICT for Logistics and Enterprises Center e docente presso la Link Campus University di Roma, nel corso di Laurea Magistrale in Business Management e Gestione Aziendale. Dopo la laurea in Ingegneria al Politecnico di Torino e le specializzazioni in Management in Italia e all’estero (Londra, Parigi, Zurigo, San. Francisco, New York), ha ricoperto ruoli di direzione, fino a direttore Generale e Consigliere di Amministrazione, in aziende industriali e di servizi di assistenza ospedaliera e sanitaria. Pubblicazioni: Etica professionale e Leader nella società della Globalizzazione (ed. CLUT Torino); Etica professionale e Relazioni industriali (ed. CLUT); Strategie aziendali (ed. CLUT); Valori fondanti ed etica per la società della globalizzazione (ed. Mazzanti, Venezia); Elementi di politica aziendale e innovazione tecnologica (ed. Cacucci, Bari), oltre a centinaia di articoli su riviste specializzate e siti web. Socio onorario dell’Accademia di storia dell’Arte sanitaria. Socio fondatore del CEIIL (Centro economia industria informatica e lavoro). In uscita, per Eurilink University Press (giugno 2020),LEADERSHIP AND ETHICS NELLA SOCIETÀ DELLA GLOBALIZZAZIONE – Compendio di lezioni e seminari.
John Locke è uno dei fondatori dello Stato moderno, democratico e liberale. Il filosofo inglese di Wrington è uno dei primi e più efficaci difensori della libertà dei cittadini, oltre che un attento sostenitore del carattere razionale e dimostrativo dell’etica. Locke ritiene che non si può proporre alcuna regola morale di cui non si debba dar ragione…