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Il giardino dei Finzi-Contini

 

 

Recensione di Carmela Puntillo

 

 

 

Giorgio Bassani fa parte, insieme a Lalla Romano, Natalia Ginzburg e, in secondo piano, Dacia Maraini, di un filone della letteratura italiana della seconda metà del Novecento legato a una poetica della memoria, del ricordo, di sapore proustiano, e a un’indagine psicologica di gusto sveviano. Ma questa poetica in Bassani assume un’angolatura particolare: le vicende degli ebrei di Ferrara, comunità cospicua e numerosa, e le persecuzioni naziste e fasciste a cui sono stati sottoposti. I Finzi-Contini sono una famiglia appartenente alla comunità ebraica di Ferrara, vivono una vita di alta qualità nel loro palazzo munito di ampio giardino. Il padre, appassionato di cultura, passa il suo tempo ricercando notizie sugli ebrei e raccogliendo libri per ingrandire la sua biblioteca. Alberto, il figlio, è una persona isolata, presentato dall’autore come schivo e non desideroso delle donne, anzi, ha quadri di uomini nella sua stanza, tanto da far sospettare di essere un omosessuale. Si tratta di un’ipotesi abbastanza fondata, visto che quella dell’omosessuale ebreo è una tipologia descritta da Bassani in un altro romanzo del ciclo “Il romanzo di Ferrara”, “Gli occhiali d’oro”. In realtà, probabilmente si tratta di un nerd, cioè di uno studente di materie scientifiche tipico delle università americane degli anni ‘40, tutto chiuso nelle sue ricerche e che trascura il suo corpo tanto da diventare brutto fisicamente. La figlia Micòl è la vera protagonista del romanzo: è dinamica, sa fare da padrona di casa gentile e brillante nell’intrattenere gli ospiti quando i Finzi-Contini offrono il rinfresco agli invitati alle partite di tennis che si tengono nel loro giardino, sa preparare piatti originali in cucina, sostiene brillantemente la discussione della tesi e sa parlare di argomenti elevati come la teoria per cui gli alberi sentono e vedono come gli uomini. È pratica quanto basta per regolarsi sull’amore che lei ha per i suoi. La sua magnanimità sarà importante per il protagonista (di cui l’autore non dice mai il nome ma che probabilmente è l’immagine di se stesso) il quale entra nella vita di Micòl per chiedere umilmente di restarci. Non dichiara subito il suo amore, ma lei lo capisce e fa finta di niente. Nel tema generale dei sette romanzi di Ferrara, è la figura di Micòl che differenzia questo dagli altri, per cui si può parlare del “Romanzo di Micòl”, il cui personaggio è linea-guida della narrazione. La persecuzione sembra non toccare lei come sembra non toccare tutta la famiglia, ma si manifesta a poco a poco e all’improvviso culmina nella disgrazia. L’esclusione degli ebrei dal circolo del tennis, la cacciata dalla biblioteca pubblica del protagonista e la cancellazione di suo padre dal circolo dei negozianti, la mancata assegnazione della lode a Micòl alla discussione della tesi si susseguono tra l’ironia e l’indifferenza dei protagonisti. Ma all’improvviso scoppia la tragedia: nel 1943 tutti (tranne Alberto che morirà prima di un tumore) vengono catturati dai repubblichini e portati nel campo di concentramento di Fossoli. Da lì verranno trasportati in un lager in Germania. Un ignoto forno crematorio inghiottirà le loro esistenze. È proprio per il presentimento di questa triste fine che Micòl non ricambierà mai l’amore che il protagonista le manifesta; non vorrà coinvolgerlo nella disgrazia preferendo legarsi a Giampiero Malnate, anche lui destinato a essere ucciso, accomunato a Micòl in una morte tragica a causa della guerra.

 

 

 

 

La memoria e la vita

 

 

Recensione di Carmela Puntillo

 

 

Un libro uscito qualche anno fa e che vale la pena leggere è La memoria e la vita, di Serena Elisabetta Dal Mas, Primiceri Editore, 2020. L’autrice, nativa di Belluno ma che per anni ha insegnato Italiano e Latino al Liceo Scientifico Messedaglia di Verona, ha rievocato, attraverso le vicende familiari, sue fino all’età di tredici anni ma soprattutto dei suoi genitori, i momenti salienti delle loro vite, inserendoli e mirabilmente incorniciandoli nella storia d’Italia, dalla Prima guerra mondiale al boom economico degli anni ’50-’60. I fatti obiettivi si intersecano con le considerazioni personali della scrittrice, veri e propri momenti di espressione, di meditazione e di sentimenti che danno un aspetto più vivo, più umanizzato al realismo talora crudo (le guerre, le disgrazie familiari) degli avvenimenti. Possiamo così “far capolino”, tra le righe, nella Prima guerra mondiale, con i prigionieri russi nel campo di Belluno e la fame che tanagliava soprattutto le famiglie con bimbi; nelle guerre di Etiopia, di Grecia-Albania, nella Seconda guerra mondiale, con la durezza e la spietatezza che le hanno caratterizzate, ma anche con le diversità ambientali ed etniche che stimolavano curiosità e davano vita a nuove conoscenze (il paesaggio di Etiopia, i ras, le donne nei costumi tipici); nel boom economico degli anni ’50, con le città industrializzate (Padova) e tutti i servizi che offrivano. Questi avvenimenti sono resi vivi dalle emozioni della scrittrice (il padre che portava da mangiare ai prigionieri russi, che faceva visita a una signora francese durante la Seconda guerra mondiale, la vita nella casa di Belluno dove ci si raccoglieva intorno al caminetto, il trasferimento a Padova con i suoi negozi di lusso, la festa di San Marco a Venezia e la distribuzione delle rose per le strade, il talento artistico della madre) che raccontano momenti della nostra storia con il rimpianto per un mondo che, pur in difficoltà, difficile da vivere, era ricco di valori umani. Un’opera, quindi, che sposa in maniera rigorosa e nello stesso tempo piacevole, la storia obiettiva, personale e nazionale, con la storia soggettiva dei sentimenti e delle emozioni, il tutto reso gradevole dalla grafica che riporta i commenti dell’autrice in corsivo, inquadrati in cartigli, e dalle illustrazioni, le foto dell’album di famiglia. Una lettura appassionante che vale la pena gustare.

 

 

 

 

Venerdì o il limbo del Pacifico

 

 

Recensione di Carmela Puntillo

 

 

 

Ci sono libri che si lasciano leggere volentieri perché sono ricchi di cambiamenti che provocano nel lettore la curiosità di andare avanti per sapere che cosa succederà in seguito. Uno di questi è “Venerdì o il Limbo del Pacifico”, Einaudi, 2010, opera dello scrittore francese Michel Tournier, Grand Prix du Roman de l’Académie Française. Il libro è una rivisitazione dell’opera di Daniel Defoe: ci presenta un Robinson Crusoe, naufrago su un’isola deserta, che deve organizzare un sistema per poter sopravvivere, che incontra il selvaggio Venerdì a cui insegna i vari elementi della civiltà occidentale e che riesce a costruirsi, nella sua difficile situazione, una vita accettabile. Anche nel romanzo di Tournier, Robinson Crusoe è il tipico borghese inglese dotato di acuto spirito di osservazione, religiosità pratica e gusto del comfort e che insegna al selvaggio Venerdì la cultura occidentale che lui ritiene superiore. Una sorta di “colonialismo” personale, quindi. Poi, il colpo di scena: Venerdì gli distrugge tutto e i due rimangono senza niente. Ed ecco che il selvaggio insegna a Robinson le “sue” tecniche per vivere, legate all’osservazione e al connubio con la natura. Fin dall’inizio del romanzo, momento dopo momento, Robinson rivive personalmente le tappe percorse prima dalla civiltà occidentale: dalla caccia e dalla raccolta passa all’allevamento e all’agricoltura, dall’anarchia alla formulazione di leggi scritte per l’isola, dalla permanenza nella parte più esterna della caverna all’esplorazione delle zone più profonde, dal colonialismo alla rivalutazione delle civiltà considerate inferiori. Questa rivalutazione lo porta a scegliere, quando dopo più di ventotto anni arriverà la nave che potrebbe riportarlo in patria, di rimanere nell’isola, immerso in quella vita innocente e ricca di armonia in cui era ormai entrato. Ma Robinson non sarà solo, avrà una compagnia: il mozzo della nave inglese che vuole rimanere anche lui in quel mondo naturale e buono. Sarà Venerdì, invece, a volere andare in Inghilterra e a imbarcarsi sulla nave. L’opera è un’enciclopedia di tipo antropologico per lettori curiosi e colti, in cui è Venerdì ad avere il ruolo più importante, quello di dire che esistono civiltà diverse e migliori di quella occidentale. Il titolo quindi cambia: da “Robinson Crusoe” a “Venerdì”.

 

 

 

 

 

Tre piani

 

 

Recensione di Carmela Puntillo

 

 

Ho saputo dell’esistenza di questo scrittore da un articolo pubblicato su un periodico di varia cultura. Leggendo una sua opera, Tre piani, Neri Pozza Editore, 2017, sono rimasta stupita dalla sua capacità di indagare gli angoli più profondi dell’animo umano. Eshkol Nevo fa parte di quella generazione di scrittori israeliani, fiorita negli anni ‘80-‘90 del Novecento, che non guarda più al passato degli ebrei (olocausto, guerre arabo-israeliane), ma che tratta temi più universali, immettendosi nella letteratura mondiale. Questi autori cercano di creare un’identità propriamente “israeliana”, con caratteristiche peculiari di questa società. Il romanzo (più propriamente è un insieme di tre racconti legati tra loro) ci porta dentro l’animo dei protagonisti, gli inquilini dei tre piani di un palazzo vicino Tel Aviv. Al primo piano vivono Arnon e Ayelet, che hanno due bimbe, Ofri e Yaeli. Una spiacevole vicenda (la piccola Ofri viene presa a tradimento da un vicino, Hermann, che le faceva da baby-sitter e che aveva l’Alzheimer, viene ritrovata con lui in un frutteto) scatena in lui nervosismo e irruenza mai prima apparsi, tanto da portarlo a fare l’amore con una nipote di Hermann, la quale poi lo minaccerà di raccontare tutto a sua moglie. Il brano si chiude nell’imbarazzo di Arnon, che cerca a tutti i costi di tirarsi fuori da quell’impiccio.
Hani, l’inquilina del secondo piano, una donna che soffre la solitudine, supera il suo problema con la compagnia di Eviatar, il cognato che ha commesso un reato di truffa e ora sfugge ai creditori. Un giorno fa all’amore con lui. Alla fine, lo perderà.
L’inquilina del terzo piano, Dvora, un giudice in pensione, ricorda la vicenda del figlo Adar, che ha investito e ucciso una donna incinta di cinque mesi e che per questo è stato messo in carcere. Il marito per il suo errore lo ha rinnegato, lei invece continua a volerlo contattare, coltivando un legame affettivo molto forte. Il figlio li abbandona, ma, alla fine, quando lei ha venduto la sua casa, Avner, un amico, la porta da lui. Il racconto finisce con il riavvicinamento dei due.
Il romanzo ci invita a cercare di conoscerci meglio e di farci conoscere meglio agli altri, a dirsi agli altri. Per questo, i protagonisti sentono il bisogno di affidare le loro confessioni a un interlocutore immaginario (all’autore Arnon, a un’amica lontana irraggiungibile, tramite lettera, Hani, a una segreteria telefonica in disuso, con la voce del suo caro marito Michael, Dvora). Nei loro racconti emergono a poco a poco le loro angosce, le loro paure e i loro dolori. Eshkol Nevo ha voluto mettere in evidenza i tre aspetti dell’esistenza secondo Freud, l’Es, cioè l’inconscio, in Arnon; l’Io, dibattuto fra Es ed il Super-Io in Hani; il Super-Io, cioè le costrizioni della società, in Dvora. Questi aspetti determinano una saga della vita umana in cui tutti noi ci possiamo identificare.

 

 

 

 

Come un fucile carico. La vita di Emily Dickinson

 

 

Recensione di Carmela Puntillo

 

 

 

Un libro appassionante e istruttivo per chi vuole affrontare la lettura delle lettere e delle poesie di Emily Dickinson, apportatrice della cultura e dei valori della società americana di estrazione puritana (utile soprattutto per gli studiosi di letteratura americana) è Come un fucile carico. La vita di Emily Dickinson, della scrittrice sudafricana Lyndall Gordon, Fazi Editore, 2017. La biografia traccia una panoramica molto approfondita dell’opera della Dickinson, vissuta nella seconda metà dell’Ottocento negli Stati Uniti, e lo fa attraverso le vicende personali e della famiglia, le quali figurano così come l’origine della sua produzione. Il libro scorre come una cronaca della vita e della mentalità di una piccola cittadina degli Stati Uniti, mentalità che viene presentata come causa e spiegazione del contenuto dei versi di Emily. È forse la maniera migliore per penetrare nel significato intrinseco del lavoro di una poetessa che era parte di un mondo che non palesava i suoi sentimenti (lei stessa aveva dato ordine che dopo la sua morte fosse bruciata la corrispondenza con le persone estranee). Partendo dall’educazione tendenzialmente religiosa a cui lei non aderiva totalmente, cercando una religione consapevole e non costrittiva (famoso è l’episodio in cui un’insegnante del seminario di Mount Holyoke, che Emily frequentava, chiese di alzarsi in piedi alle ragazze che volessero diventare cristiane e lei, unica fra tutte, non lo fece) e dalla sua vicinanza a quella corrente di pensiero che è all’inizio del movimento femminile in America (segnato dalle dichiarazioni di Seneca Falls), passando alle vicende della sua malattia, probabilmente l’epilessia, di cui non si sa nulla, e alle sue “passioni amorose” (forse solo amicizie) per due persone, Sam Bowles ed il reverendo Wadsworth, giungendo fino alle vicende legali della famiglia, come la causa intentata ai Todd per il lascito di un terreno, la sua poesia si snoda con scioltezza e può essere naturalmente compresa e ricordata anche dal lettore comune. Si presentano quindi ai nostri occhi i lavori domestici, che spesso nascondono con una parvenza di serenità avvenimenti tragici e dolori da cui era stata segnata, la sua attitudine alla dolcezza femminile ed all’intimità delle cose (in una poesia scrive: “Malati? Abbiamo bacche per placare la sete”), gli affetti e gli uomini amati (alcune poesie parlano di un “padrone” non meglio identificato, forse l’uomo che amava, il reverendo Wadsworth o Sam Bowles o forse una persona immaginaria che lei riteneva fosse un padrone), la sua malattia (non fu mai accertato, ma forse era l’epilessia, infatti in alcuni versi dice: “Avvertimento all’ombra sbigottita / che la tenebra sta per cominciare”, alludendo probabilmente ai sintomi di avvertimento dell’attacco), la natura a cui lei era affezionata e la sua creatività nella lingua (la Dickinson ha creato nuovi vocaboli come “perfettità”, perché secondo lei rendevano meglio il concetto, e ha rivoluzionato la punteggiatura, concependo il trattino come uno spazio che può essere riempito dai lettori), il senso del divino, fondamentale nella poetessa, che le parlava di un Dio a cui doveva tutto il suo talento (“È Dio che mi ha fatta – Signore – non mi sarebbe dato d’esser da me stessa”, dice in alcuni suoi versi) e che per lei era un’immagine di sicura giustizia (“Nessuno resta defraudato dal Cielo / anche se il Cielo sembra un ladro rende / in qualche dolce modo occultamente / secondo che decide il suo volere”). Così la biografia spiega indirettamente l’origine della creazione di quelle “perle” arrivate fino ai nostri giorni, che giustificano la burrasca sorta dopo la morte di Emily per la spartizione di questo gioiello immortale.

 

 

 

 

 

“Negoziazione. L’arte di ridurre l’incertezza. Teoria e Metodo”

di Massimo Antonazzi, Franco Angeli, 2024

 

 

Recensione di Riccardo Piroddi

 

 

Il volume Negoziazione. L’arte di ridurre l’incertezza. Teoria e Metodo di Massimo Antonazzi, avvocato, docente universitario e tra i giovani maggiori esperti italiani di negoziazione, si presenta come un manuale completo e approfondito, dedicato all’arte e alla scienza della negoziazione. Attraverso una struttura ben organizzata, l’Autore guida il lettore nei vari aspetti teorici e pratici che caratterizzano il processo negoziale, offrendone una visione dettagliata e multidisciplinare.
Il manuale, che si pregia della prefazione del professor Federico Reggio, è suddiviso in tre parti principali, ciascuna delle quali esamina diverse fasi e componenti del processo negoziale.
La parte introduttiva avvia il lettore ai concetti fondamentali della negoziazione, delineando le definizioni e le forme di resistenza che si possono incontrare. Viene spiegata l’importanza del negoziato in vari contesti, sia istituzionali che personali, e vengono analizzati i conflitti come elementi centrali del processo.
La seconda parte, dedicata alla fase strategica, si concentra sulla preparazione del negoziato, evidenziando l’importanza di una preparazione meticolosa e ben strutturata. Vengono vagliati gli elementi tangibili, come la struttura di interessi, gli obiettivi, il potere, il tempo e il luogo della negoziazione, e quelli intangibili, come le emozioni, il sistema di credenze, la motivazione e le distorsioni cognitive.
La terza parte del manuale si addentra nella gestione delle emozioni durante il negoziato, le euristiche e le distorsioni cognitive che possono influenzare la fase operativa, la psicologia dei gruppi e le tecniche di negoziazione con soggetti di culture diverse, evidenziando l’importanza della comunicazione interculturale e delle differenze culturali.

Uno dei punti di forza del volume è la sua capacità di combinare teoria e pratica in modo efficace. Antonazzi presenta concetti teorici e li collega anche a esempi pratici, rendendo il contenuto chiaro e, soprattutto, applicabile. La divisione del libro in parti distinte permette una comprensione graduale e approfondita delle diverse fasi del negoziato, favorendo un approccio metodico e sistematico.
L’Autore esamina con attenzione sia gli elementi tangibili che intangibili del negoziato, sottolineando l’importanza di entrambi. Ad esempio, nella sezione dedicata agli elementi tangibili, discute in dettaglio la struttura di interessi, il potere, il tempo e il luogo della negoziazione. Questi elementi sono cruciali per la costruzione di una strategia efficace e per la gestione delle dinamiche di potere all’interno del negoziato.
Allo stesso modo, la trattazione degli elementi intangibili è approfondita e ben articolata. Antonazzi analizza come le emozioni, le distorsioni cognitive e la motivazione possano influenzare il processo negoziale. Questo approccio multidisciplinare, che incorpora conoscenze di psicologia e neuroscienza, arricchisce il testo e fornisce al lettore strumenti utili per comprendere e gestire meglio le dinamiche emotive e cognitive durante le trattative.
Un altro aspetto rilevante del volume è l’accento posto sulla preparazione come elemento imprescindibile del negoziato. Antonazzi sostiene che gran parte del successo di una negoziazione dipenda dalla preparazione e dalla raccolta di informazioni. Questo principio è illustrato attraverso l’analisi di vari scenari negoziali, che evidenziano come una buona preparazione possa ridurre l’incertezza e aumentare le possibilità di successo.
Negoziazione. L’arte di ridurre l’incertezza. Teoria e Metodo è un’opera di grande valore per chiunque desideri approfondire l’arte della negoziazione. Con un approccio dettagliato e multidisciplinare, il libro offre una panoramica completa delle competenze necessarie per diventare un negoziatore efficace. La combinazione di teoria e pratica, insieme alla trattazione approfondita dei vari argomenti, rende questo volume un prezioso strumento di apprendimento per professionisti e studiosi del settore.
Il manuale di Massimo Antonazzi costituisce, quindi, un contributo significativo allo studio della negoziazione, fornendo ai lettori una guida completa e dettagliata per affrontare con successo qualsiasi trattativa.

 

 

 

 

America Latina: democrazia, populismo e criminalità

di Giorgio Malfatti di Monte Tretto

 

 

Recensione di Riccardo Piroddi

 

 

 

America Latina: democrazia, populismo e criminalità, di Giorgio Malfatti di Monte Tretto (Eurilink University Press, 2024), ambasciatore e docente universitario, presenta una panoramica esaustiva delle dinamiche politiche, sociali ed economiche dell’America Latina. Il libro si distingue per un’approfondita analisi storica e contemporanea della regione, ponendo l’accento su temi cruciali quali, appunto, la democrazia, il populismo e la criminalità.
Il volume è diviso in due parti principali: la prima si concentra sull’analisi generale dell’America Latina, mentre la seconda consegna una sintesi dettagliata dei singoli Paesi della regione.
L’Autore principia dalla composizione etnica dell’America Latina, evidenziando la complessità e la diversità delle sue popolazioni. Viene tracciata una linea temporale che parte dalle origini indigene, passando per la colonizzazione europea, fino ad arrivare all’attuale combinazione etnica variegata.
Sono poi descritti il passaggio dal colonialismo all’indipendenza, le guerre di indipendenza e le figure chiave come Simón Bolívar e José de San Martín. Viene altresì evidenziato come la transizione abbia lasciato in eredità strutture sociali ed economiche fragili e disuguaglianze persistenti, anche a causa del ruolo predominante dei militari nelle politiche post-indipendenza, un fenomeno che ha contribuito all’instabilità generalizzata e alla formazione di governi autoritari. Viene anche mostrata l’influenza della Chiesa Cattolica nella storia della regione, dalla colonizzazione fino ai tempi moderni, sottolineando il suo ruolo nel mantenimento dell’ordine sociale e nella politica. L’Autore dipinge un quadro dell’America Latina contemporanea discutendo le problematiche attuali, come la disuguaglianza, la corruzione e la violenza, e fornendo una panoramica delle principali organizzazioni criminali che operano nella regione, il loro impatto sulla società e l’economia e le strategie di contrasto adottate dai governi locali.
La seconda parte del libro, invece, si concentra sull’indagine approfondita dei singoli Paesi, con l’esame della loro storia, della politica, dell’economia e le specifiche sfide che ciascuno deve affrontare. Tra i Paesi trattati vi sono Messico, America Centrale (inclusi Honduras, Guatemala, El Salvador, Belize, Costa Rica, Nicaragua, e Panama), i Caraibi (Cuba, Haiti, Repubblica Dominicana, Giamaica, e i territori d’oltremare della Francia), Colombia, Venezuela, Ecuador, Perù, Bolivia, Paraguay, Brasile, Argentina, Uruguay e Cile.
Il volume fornisce una dettagliata analisi storica e contemporanea dell’America Latina. L’Autore, infatti, collega gli eventi passati con le condizioni politiche, sociali ed economiche attuali, offrendo una prospettiva di lungo periodo sulle dinamiche che hanno plasmato l’America Latina.
Dovuta attenzione è data anche alle dinamiche politiche correnti, con un particolare focus sui temi della democrazia e del populismo. Malfatti analizza come questi fenomeni siano evoluti nel tempo, influenzando i sistemi di governo e la stabilità politica dei vari Paesi.
Scopo precipuo del libro è indagare il fenomeno del populismo in America Latina. L’Autore dimostra come questo sia emerso quale risposta alle disuguaglianze sociali e alle crisi economiche e come abbia condizionato la politica regionale. Vengono presentati i casi di vari leader populisti e i loro impatti sulle società latinoamericane.
Un altro obiettivo del volume è lo studio della criminalità organizzata nella regione. Vi è infatti esposta una panoramica delle principali organizzazioni criminali, i loro modus operandi e il loro impatto sulla stabilità sociale ed economica. Viene altresì analizzato il legame tra criminalità organizzata e politica e come questo influisca sullo sviluppo della regione.
Ampio risalto è dato anche all’analisi delle relazioni internazionali dell’America Latina, con un particolare focus sul rapporto con gli Stati Uniti e come questo abbia influenzato le dinamiche politiche ed economiche locali. L’Autore mostra pure il ruolo di altre potenze globali e le loro interazioni con i Paesi latinoamericani.
Anche le questioni socio-economiche che affliggono l’America Latina, come la povertà, le disuguaglianze sociali e la distribuzione del reddito, sono vagliate, in particolare, l’impatto delle politiche economiche neoliberiste e assistenzialiste e come queste abbiano influenzato il benessere delle popolazioni locali.
L’opera si distingue per il suo approccio esaustivo e critico, offrendo ai lettori una visione completa e informata delle problematiche storiche e contemporanee della regione. È un testo fondamentale per chiunque desideri comprendere le complesse dinamiche che caratterizzano l’America Latina perché, con la sua ricchezza di dettagli storici e analisi approfondite, consegna una visione completa e critica delle problematiche attuali della regione.

 

 

 

La Cybersecurity nel ‘Metaverso’ di Giuseppe Ferrigno

 

 

Recensione di Riccardo Piroddi

 

  

La Cybersecurity nel ‘Metaverso’ di Giuseppe Ferrigno, edito da Eurilink University Press, 2024, presenta un’analisi approfondita e strutturata delle sfide e delle prospettive legate alla sicurezza informatica nei mondi virtuali, un argomento di crescente rilevanza nell’era digitale.
Il testo si articola in dodici capitoli, che esaminano vari aspetti della cybersecurity nel contesto virtuale, iniziando con una panoramica storica e tecnologica, passando per la disamina delle attuali piattaforme e approfondendo le applicazioni e le problematiche specifiche legate alla sicurezza dei dati, dell’identità dell’avatar, dell’economia virtuale e della psicologia cibernetica.
Il capitolo I introduce il lettore ai mondi virtuali, tracciandone la storia e l’evoluzione tecnologica, mentre il II elenca e descrive le principali piattaforme di realtà virtuale in uso oggi, come Second Life, Roblox e Fortnite, evidenziando la loro popolarità e il numero di utenti attivi. Questo capitolo fornisce una base essenziale per comprendere il contesto in cui la cybersecurity diventa rilevante. Nel capitolo III, l’Autore esplora le diverse applicazioni dei mondi virtuali, che spaziano dai luoghi di lavoro virtuali all’istruzione, dai giochi alla socializzazione, fino alla moda e al turismo virtuale. Questo capitolo illustra l’ampio raggio di interazioni e transazioni che possono necessitare di protezione da rischi informatici.
Il cuore del testo si trova nei capitoli dal IV all’VIII, dove si analizzano i quattro layer della cybersecurity nel metaverso: la rete Internet, l’identità dell’avatar, l’economia e la cyberpsychology. Questi capitoli espongono un’analisi dettagliata delle minacce specifiche e delle strategie di mitigazione, ponendo l’accento sulla complessità e l’interdipendenza dei vari aspetti della sicurezza nei mondi virtuali. Il capitolo IX si concentra sulla blockchain e il suo impiego per la gestione della proprietà intellettuale e delle transazioni nel metaverso, argomento che unisce considerazioni tecniche e legali. Gli ultimi capitoli trattano le prospettive future, i problemi normativi aperti e il ruolo crescente dell’Intelligenza Artificiale nei mondi virtuali.


Il volume costituisce un’opera essenziale e tempestiva. Attraverso una disamina dettagliata e meticolosamente organizzata, il testo fornisce un panorama esaustivo delle minacce, delle soluzioni tecniche e delle implicazioni legali legate alla crescente prevalenza dei metaversi nella vita quotidiana.
Una delle principali forze di questo libro è la sua capacità di integrare una varietà di temi – dalla tecnologia blockchain all’identità digitale e alla psicologia cybernetica – in un unico tessuto narrativo coeso. L’Autore riesce a guidare i lettori attraverso la storia e l’evoluzione tecnologica dei mondi virtuali, fornendo un contesto critico che aiuta a comprendere la natura e la scala delle sfide di sicurezza attuali. Questo approccio storico non solo arricchisce la comprensione del lettore ma stabilisce anche una solida base per le discussioni sui moderni aspetti della cybersecurity nel metaverso. Il volume brilla particolarmente quando tratta le specifiche applicazioni dei mondi virtuali. Dall’istruzione al lavoro, passando per il turismo e il sociale, l’Autore indaga come ogni ambito presenti sfide uniche in termini di sicurezza e privacy. Questa analisi multisfacettata non solo aumenta la consapevolezza delle potenziali vulnerabilità ma stimola anche la riflessione su come mitigarle in modo efficace.
Un altro punto di forza significativo del libro è l’esame dettagliato dei “quattro layer” della cybersecurity nel metaverso. Questa strutturazione permette di sondare in profondità le diverse dimensioni della sicurezza, dal livello di rete fino agli aspetti più personali e psicologici. Il trattamento olistico di queste tematiche informa e invita anche a un approccio più integrato e sistematico alla sicurezza nei mondi virtuali.
Il volume, inoltre, offre una riflessione critica sull’uso della blockchain e delle tecnologie associate quali strumenti per la gestione della proprietà intellettuale e delle transazioni sicure nel metaverso. L’Autore presenta una discussione equilibrata sui benefici e sui rischi di queste tecnologie, fornendo una valutazione ponderata che è rara nella letteratura attuale su questi argomenti.
La Cybersecurity nel ‘Metaverso’ è, dunque, un’opera preziosa, che propone un contributo significativo al campo della sicurezza informatica, consegnando un’analisi approfondita e comprensiva che è sia educativa che provocatoria. È una risorsa indispensabile per professionisti della sicurezza, sviluppatori di software, legislatori e quanti siano interessati al futuro della nostra interazione con i mondi virtuali.

 

 

 

Un’occasione alla speranza

 

 

Recensione de Il sogno di Sion – Le radici storiche, religiose e politiche
di un conflitto che appare inestinguibile
, di Carlo Giacobbe

 

di Riccardo Piroddi

 

 

Il sogno di Sion – Le radici storiche, religiose e politiche di un conflitto che appare inestinguibile”, Eurilink University Press, 2024, di Carlo Giacobbe, giornalista, già corrispondente e inviato speciale per l’Ansa in Israele, saggista e autore poliedrico, fornisce una profonda analisi del conflitto israelo-palestinese, esplorando le sue radici storiche, religiose e politiche. Attraverso una narrazione che intreccia eventi storici e attualità, figure storiche e movimenti di popoli, l’Autore offre una prospettiva sulle complesse dinamiche di questo conflitto duraturo. La prefazione di Sergio Della Pergola pone il contesto attuale del conflitto, enfatizzando il ruolo di Israele come cartina di tornasole per i processi di lungo periodo nell’Occidente e la critica situazione derivante dall’aggressione di Hamas del 7 ottobre 2023.
Il testo delinea la sequenza degli eventi storici chiave, il ruolo dei principali attori politici e le occasioni mancate per la pace nella regione, fornendo un ricco esame della situazione attuale e delle sue implicazioni per il futuro di Israele, dei palestinesi e della regione in generale. Giacobbe principia con un’analisi storica dettagliata, tracciando le origini del conflitto fin dall’epoca ottomana e dal mandato britannico in Palestina, esaminando, poi, la dichiarazione Balfour del 1917, l’olocausto e la creazione dello Stato di Israele nel 1948, eventi che hanno definito i contorni della moderna questione israelo-palestinese. Attraverso questo esame, l’Autore illustra come il passato continui a influenzare profondamente le percezioni e le azioni di entrambe le comunità. Il volume, inoltre, dedica una particolare attenzione al ruolo della religione, sottolineando come essa non solo fornisca una dimensione spirituale alla terra contesa, ma funga anche da catalizzatore per il nazionalismo e l’identità culturale. La narrazione evidenzia il significato di Gerusalemme e dei luoghi santi per ebrei, musulmani e cristiani, mostrando come queste convinzioni religiose intensifichino le tensioni e complichino la ricerca di una soluzione pacifica. La trattazione si estende alle implicazioni socio-politiche del conflitto, indagando le politiche interne di Israele, la frammentazione della leadership palestinese e l’influenza della comunità internazionale. Giacobbe discute le sfide poste dall’insediamento, dalla sicurezza, dall’accesso alle risorse e dai diritti umani, sottolineando come questi temi alimentino un ciclo di violenza e sfiducia. Significativo è il dibattito sull’identità nazionale e personale che emerge dal conflitto, con l’Autore che riflette sulle possibilità di coesistenza e sul concetto di “terra promessa”, che guida le aspirazioni di entrambi i popoli. La visione di Giacobbe invita al dialogo e alla comprensione reciproca, pur riconoscendo gli ostacoli significativi alla pace. La forza de “Il sogno di Sion” risiede non solo nella ricchezza di informazioni e nella profondità di analisi, ma anche nello stile narrativo di Giacobbe, che rende la lettura molto coinvolgente. L’Autore equilibra con abilità la narrazione storica con le testimonianze personali, creando un tessuto narrativo che avvicina il lettore alla complessità umana del conflitto.
Il volume, pertanto, si pone quale contributo significativo alla comprensione del conflitto israelo-palestinese, affrontando con sensibilità e profondità le sue molteplici dimensioni. Attraverso un’indagine che intreccia passato e presente, Giacobbe non solo illumina le radici storiche e le dinamiche attuali del conflitto, ma invita anche a riflettere sulle possibilità di pace e di convivenza futura.

 

 

 

 

Museums: houses of the Muses, culture and sustainability

 

 

Review of Elena Borin’s
“Sustainability Reporting in Museums”

 

by Riccardo Piroddi

 

 

The volume “Sustainability Reporting in Museums” by Elena Borin, associate professor in Business Administration and Financial Accounting at “Link” University in Rome, and board member of ENCATC – European Network on Cultural Management and Policy (Brussels, Belgium), published by Eurilink University Press in 2023, situates museums within the larger context of cultural and creative sectors (CCIs), emphasizing their significant contribution to the global economy. With museums experiencing steady growth over the past seven decades, the book presents a powerful debate for their role not just as custodians of cultural heritage but as active participants in the sustainability discourse. The detailed analysis of the cultural policies and socio-economic contexts of Italy and Spain provides a nuanced understanding of how museums in these countries are navigating the challenges and opportunities presented by sustainability.
The book’s exploration into the lobbying efforts for the recognition of culture as the fourth pillar of sustainable development is particularly enlightening. It offers a comprehensive overview of the campaigns and policy actions that have sought to integrate cultural organizations into sustainability debates. By examining the transition towards viewing cultural organizations through the lens of economic, social, and environmental sustainability, Borin sheds light on the emerging demands for accountability and transparency in museum operations.
Sustainability Reporting in Museums” meticulously examines the journey towards establishing sustainability reporting standards tailored to cultural organizations. Author’s investigation into the application and characteristics of sustainability and integrated reporting in museums is both timely and crucial. The book not only identifies the gaps in traditional sustainability frameworks but also proposes recommendations for developing sector-specific guidelines and frameworks that capture the unique value cultural organizations contribute to sustainable development.
The empirical research on museums in Italy and Spain is a standout feature, delivering concrete examples of how museums are grappling with sustainability reporting. Through case studies, Borin highlights the challenges museums face in adopting existing sustainability reporting standards and underscores the need for guidelines that resonate with the cultural sector’s specificities. The comparative analysis of sustainability accounting and reporting practices in these museums provides invaluable insights into best practices and potential pathways for enhancing sustainability disclosures in the museum sector.
The volume, therefore is a groundbreaking work that bridges the gap between cultural heritage and sustainability. Elena Borin’s thorough analysis and forward-thinking proposals make a significant contribution to the field, providing practical guidelines and sparking further debate on the role of cultural organizations in achieving sustainable development. This book is essential reading for policymakers, museum professionals, and scholars interested in the intersection of culture, sustainability, and reporting. Its insights into the cultural aspects and sustainable reporting practices of museums not only illuminate the current state of affairs but also chart a course for a more sustainable and accountable future for cultural institutions worldwide.