Filo di spago

 

 

Te ne stai lì,
acquattato e zitto,
nascosto nel ciglio torvo
delle ore maiuscole,
fra le grinze di un divano,
randagio e curvo
ma a modo tuo aggraziato.

E t’ingozzi,
silenzioso cecchino,
in combutta
col pelo sregolato
del sonno.
Consumi e rosicchi,
corto e amaro spago,
passato per la cruna,
divenuto capestro,
acaro elegante
infilato nelle trame avite
dell’ultima sciarpa,
ultima scialuppa,
ti arruffi in coda alla truppa,
acquattato e zitto,
nel garbuglio umido
della reginella
e delle barbe caprine.

E scalfisci e t’umili,
per te passa lo scorcio
dei ricordi migliori.
Acquattato e zitto,
filo di requie,
lama che gratta
dal bassofondo
congiunto al soffitto,
acquattato, lurido e zitto.

(Patrick Gentile)

 

nido-moderno

 

 

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