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Le cose al loro posto
Tu sei e sarai l’itinerario, la traccia, la metafisica colma, speculazione inclemente o sommaria alle volte. Sarai tu: erranza, verzura, calvario, il tempo del lupo, il tempio, la nemesi asciutta, temperie del gramo mio rinascermi dai ventri più oscuri. Premessa la vergogna di me, ch’ebbi e ne avrò. La titubanza aliena a dirmi felice per non sgomentare gli amici frangibili, mutante per scelta, ambientato attore delle abitudini volute, pretese, piegate al duttile, contrarie alla noia. Felice al modo della mannaia. O sei tu, gozzoviglia brutale, che loro massacri consumandoli fuori, poi dentro. Quanti moccoli arsi, all’ingresso frementi. Per la vita tramata, passata, e loro lì curvi. Di una precoce, immonda vecchiezza, io come loro avvezzo ma a una canizie vitale ancor giovane e così germinale che ho una felicità qui tra le ciglia, come fossero masse di verde arboreo più una volpe minuta che vi punta fra gli intrichi lo sguardo. Come fosse stato ogni punto sbandato nell’arco tirato della mia vita intera una primavera tramortente e dopo un vivido mare composto. Come fossero mucchi di cose orrende. Tornate alla svelta ciascuna al suo posto.
(Patrick Gentile)
Jackson Pollock, “Murale”,1943, University of Iowa Museum of Art, Iowa City