L’immutabile ordine del Cielo: Filmer e il diritto divino dei re

 

 

 

Nell’opera Patriarcha or the natural power of kings, Robert Filmer tesse una trama di idee che si stagliano contro il sorgere delle moderne concezioni di democrazia e sovranità popolare. Non si limita a contestare le teorie contrattualistiche di pensatori come Hobbes o Locke; rivendica un’autorità che trascende il volere umano, radicata non nel consenso, ma nel diritto divino e naturale, immutabile come il firmamento. Il suo argomentare è intriso di riferimenti sacri: il potere monarchico affonda le sue radici nel terreno biblico, germogliando dall’archetipo di Adamo, primo patriarca e sovrano per decreto divino. Così, ogni re non è solo un governante tra gli uomini, ma il legittimo erede di una linea sacra, un successore naturale del Primo Uomo, investito di un potere che non ammette contesa, perché sancito dall’Altissimo stesso. Filmer, così, si erge a implacabile difensore del diritto divino dei re, raffigurando la monarchia come una realtà non solo giusta, ma intangibile. Qualsiasi tentativo di resistenza diventa un atto di ribellione e, addirittura, un’offesa all’ordine divino, un’eresia contro il volere celeste. Patriarcha si trasforma in un manifesto contro il vento impetuoso del cambiamento, contro l’ideologia nascente del governo limitato (nel potere) e della separazione dei poteri. Filmer invoca un ritorno alle radici, fornendo una visione che lega la legittimità politica a un passato venerabile, dove il re non è soltanto un sovrano ma il custode dell’ordine divino sulla Terra, una figura che regge il destino dei popoli con mano ferma, sotto lo sguardo benevolo e inesorabile del cielo.

 

 

 

 

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