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Massa Lubrense indossa l’abito estivo
Una fiaba apocrifa narrata dalla Principessa Zoza ne Lo cunto de li cunti, opera dello scrittore napoletano cinquecentesco Giovan Battista Basile, riferisce che all’epoca in cui il Pio Abate Don Antonio Bassolino da Afragola e i suoi fraticelli di povera vita comune ascesero alle poltrone del Consiglio Regionale della Campania, il territorio fu invaso da sacchetti di immondizia. I fedeli esasperati cominciarono maldestramente a credere che l’immondizia avesse spontaneamente abbandonato il Palazzo del Governo Regionale, perché indegna di quella nuova colà insediatasi. Il Santo Abate, per mettere a tacere le sediziose voci del popolo, chiese e ottenne dal Papato di Montecitorio una pioggia di quattrini e oboli, per far si che l’immondizia tornasse alle sedi naturali. Ma il sacro danaro, frutto del lavoro dei fedeli, fu dall’Abate sapientemente distribuito tra i suoi fraticelli di povera vita comune e gli ordini monastici di Gomorra (il testo è poco chiaro su questo punto). I sacchetti di immondizia, intanto, continuavano a passeggiare per strada. Il Santo Abate allora, chiese e ottenne che il vescovo Catenacci assumesse la direzione della delicata faccenda, ma l’immondizia, nonostante tutto, seguitava a deambulare per le vie di ogni contrada. Ma i fedeli, tristi e sconfortati a causa del mortifero odore di quella ingombrante presenza, anche in previsione delle canicole estive, non contenti del risultato precedente, regalarono un dieci per cento in più di voti ai fraticelli del Santo Abate alla Provincia di Napoli. Il Santo Abate, dal canto suo, constatato come la Regione Campania fosse ormai più rossa di vergogna perfino dell’Emilia Romagna, rivolgendosi ai credenti, durante le abituali benedizioni Urbi et Orbi, diceva: “Ricordatevi, immondizia siete e nell’immondizia rimarrete!”.
Pubblicato a maggio 2005 su L’Indice – Mensile di approfondimento della Penisola Sorrentina