Il nido di Bastian. Per una lettura di Close-Open

 

 

 

Capita, talvolta, che i nuovi strumenti della tecnologia, sovente, e a ragione, vituperati, possano divenire, di contro, forieri di positività, altrimenti non raggiungibili. E’ questo il caso occorso a me. Grazie ad un social network, infatti, ho potuto stringere una tra le amicizie, seppure ancora soltanto virtuale, più intellettualmente stimolante della mia vita: quella con Patrick Gentile, autore di questa collectanea di pensieri, di riflessioni, di sentenze. Avendolo ospitato, quotidianamente, per poco più un anno, sul mio blog, è stato deciso di raccogliere tutto il prezioso materiale prodotto, per realizzarne una pubblicazione.
Ho imparato a conoscere Patrick nel modo in cui amo di più. Attraverso la letteratura. Patrick è divenuto, per me, non un personaggio delle letteratura, ma frammento stesso della letteratura, perché ha mostrato, direi scoperto, giorno dopo giorno, a me e ai lettori del mio blog, parti di sé, a volte con garbo, altre volte con durezza, ma sempre con onestà. L’onestà di chi, davanti allo specchio, non ha alcuna paura di vedervi riflessa, chiara e limpida, l’immagine della propria anima. Splendente! Ciò, per me, è letteratura.

Patrick si muove tra le angosce di questo nostro tempo tormentato. Per quanti sono stati giovanissimi tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90, vivendo, con gli occhi di ragazzini, quella stagione, che sembrava potesse portare a personale compimento, nella maturità, il percorso di sviluppo materiale e morale, avviato in Italia fin dagli anni ’60, questo tempo si è rivelato, invece, essere un deserto. Di opportunità, di realizzazioni, di valori.
      La profonda analisi poetica di tali elementi pervade le riflessioni di Patrick. Più volte, in altri luoghi, l’ho definito quale “penetrante e crudo cantore della realtà del nostro tempo”. Mi sovviene l’immagine di un albero spoglio, tra i cui fitti rami, aggrovigliati in un intrico soffocante e immobilizzante di sensazioni, fondamento della percezione dell’esistente, ci sia un nido. L’anima dell’Autore. Questa, offre rifugio al lettore, proteggendolo benevolmente, dopo averlo edotto sul presente, spatolato con l’asprezza della lucida presa di coscienza e pennellato con la tenue malinconia del ricordo. Ma è un nido intrecciato di fili d’erba e di fiori. I fiori sono il “fare” della Natura, la “pars construens” dell’Universo. Il “fare” è il futuro del mondo. E’ il brillio dal quale si accende e si illumina il futuro.
 Il nido di Patrick è anelito, è “conatus” al futuro. Alla bellezza del futuro. Le pagine che seguono ne sono prova. Mai, più di oggi, è capitale tendere se stessi al futuro!
Questa raccolta è il granello di luce che l’imperatrice di Fantàsia tiene tra le mani. E’ tutto quanto rimasto di un mondo che Patrick, io e molti della nostra generazione avevamo immaginato diverso. Allo stesso tempo, però, rappresenta l’occasione per crearlo da noi un nuovo mondo. Proprio come capitò al piccolo Bastian.

 

 

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