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Quel che resta per sopravvivere
Ogni giorno, riaprendo gli occhi, facendo colazione, dando carezze al cane, lavandomi i denti, mi chiedo quanto ancora ne avrò. E se ho consumato troppo ossigeno e me ne restasse perciò una dose irrisoria per il tempo avvenire. Quando cioè, nella seconda metà della mia esistenza, dico, dovrò sopportare la morte dei miei genitori, la ricerca di un nuovo posto in cui stare, l’assenza di qualcuno al mio fianco solo perché non voglio fare la fine dei miei amici. Io sono un uomo che insegue unicamente il benessere. Per me il benessere è lo scopo primo, la sola arma che dovremmo tutti possedere per contrastare l’assurdità del vivere. Non sono più quel che ero fino a qualche anno fa. E a volte soffro per non essere una persona tranquilla. Ma è come se non fossi più idoneo all’analisi del contingente. Di ogni singola stupida inutile cosa che accade a me e a voi scorgo ormai solo lo smisurato abisso appena dietro. Lo smisurato abisso. Ed ecco, poi penso: dovrà pur esserci un modo per cavalcarlo. Un modo. Per sopravvivere.