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Le opere del periodo napoletano di Giovanni Boccaccio

 

Nel 1327, Giovanni Boccaccio, allora quattordicenne, e suo padre, Boccaccino di Chelino, si trasferirono a Napoli, alla corte degli Angioini, per rappresentare il Banco de’ Bardi,Francesco-Petrarch che prestava soldi ai re napoletani. Il giovanissimo Giovanni, all’ombra del Vesuvio, trascorse gli anni più belli della sua vita, si divertì molto, fu introdotto a corte, si innamorò di una donna, che lui disse essere Maria d’Aquino, figlia illegittima di re Roberto d’Angiò e che, col nome di Fiammetta, avrebbe poi celebrato in alcune sue opere, si appassionò alla letteratura classica e alla poesia, grazie allo stilnovista Cino da Pistoia, che per qualche anno fu a Napoli ad insegnare diritto all’Università e, chissà, forse qualche volta raggiunse anche le mie parti, tra Sorrento e Massa Lubrense. Proprio a questo periodo appartengono le sue prime opere: la Caccia di Diana, il Filocolo, il Filostrato e Teseida delle nozze d’Emilia.

 

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La Caccia di Diana

Poemetto di diciotto canti, fu composto per fare la sviolinata a tutte quelle dame di corte, che attizzavano molto l’Autore. Ecco cosa escogitò, in versi, il poeta: le donne più belle di Napoli decidono di andare a caccia. A quell’epoca, appena fuori la città, ad un quarto d’ora di cavallo, c’erano molti boschi. copia-pieter-paul-rubens-caccia-diana_1Prima che alle donne apparisse la dea Diana, queste si rinfrescano in un fiume, tanto per sollazzare un po’ i lettori e, divise, poi, in quattro schiere dalla dea, la quale, nel frattempo, è apparsa, cominciano a cacciare animali. Dopo aver radunato tutte le prede in un prato, Diana chiede loro di fare un sacrificio a Giove e di votarsi alla castità. “Ma tu sì pazz’!”, rispondono tutte in coro. “Qua c’abbiamo il sangue che bolle e tu ci vuoi far rimanere come le suore?”. Diana capisce che non è aria e alza i tacchi, anzi, i sandali. Le donne, allora, pregano Venere, che si manifesta e trasforma tutti gli animali uccisi in giovani bellissimi e più vivi che mai, dopodiché, appare pure il bollino rosso, perché i bambini non possono continuare a leggere, altrimenti capirebbero troppe cose della vita.

Il Filocolo

Tra quelle donne napoletane bellissime, ce n’era una, la fidanzata dell’Autore, che si chiamava Fiammetta. Fu proprio lei a chiedergli di redigere un’operetta che raccontasse le avventure di Florio e Biancifiore, di cui aveva sentito parlare a corte. Boccaccio, che era innamorato pazzo di lei, non se lo fece dire due volte e scrisse questo romanzo in prosa. bodl_Canon.Ital.85_roll145B_frame8Ecco la trama: il romano Quinto Lelio Africano e la famiglia si stanno recando in pellegrinaggio al santuario di Santiago de Compostela, per chiedere la grazia di avere un figlio. Lungo la strada, sono massacrati dai Saraceni di re Felice. Si salva soltanto la moglie, Giulia Topazia, la quale, per intercessione del santo, partorisce una bambina, Biancifiore. Lo stesso giorno, nel palazzo reale di Spagna, nasce Florio, il figlio del re. Per un caso stranissimo, i due bimbi crescono insieme e, ti pareva che non si innamorassero? Claro que sì – in spagnolo fa più chic! Divenuti giovinetti, i genitori di Florio assolutamente non vogliono che il figlio si fidanzi con una sconosciuta. “Chissà questa chi è e da dove viene!”, ripete sempre la regina. Il re Felice, quindi, pensa bene di vendere Biancifiore ad alcuni mercanti, i quali la portano in Oriente dall’Ammiraglio di Alessandria, che la rinchiude in una torre con altre novantanove donne di bellezza mozzafiato. Florio, poverino, non se ne fa una ragione e trascorre le giornate nella disperazione più assoluta. Così, decide di cambiare il suo nome in Filocolo, che nel greco sfizioso e fantasioso di Boccaccio significa “fatica d’amore”, e parte alla ricerca di Biancifiore. Imbarcatosi su una nave con alcuni amici, fa naufragio nel Golfo di Napoli, fermandosi nella città partenopea. Da lì, riparte per Alessandria e, nascosto in un cesto di rose, riesce a salire sulla torre e a liberare la sua amata. Poiché da parecchio tempo non si vedono, i due innamorati si danno da fare, facendosi scoprire dall’Ammiraglio in persona, che li condanna al rogo, ma, grazie ad un anello magico, si salvano e, prima di tornare in Spagna, passano per la Toscana, dove fondano Certaldo, la città natale di Boccaccio. Florio, alla morte del padre, è incoronato re a Roma.

Il Filostrato

Questo poemetto in ottave narra le disgrazie amorose di Troiolo, uno dei cinquanta figli di Priamo, il re di Troia, che si innamora di Criseida, la figlia di Calcante, l’indovino troiano, il quale, predetta la terribile fine della sua città, scappa nell’accampamento dell’esercito greco. Troiolo, con l’aiuto di suo cugino Pandoro, riesce a conquistare la giovane ma, in seguito ad uno scambio di prigionieri, Criseida è richiesta dal padre e torna al campo nemico. Uno dei grandi eroi greci, il famoso Diomede, si infatua della ragazza che, dal canto suo, fa due conti e pensa: “Meglio stare con uno che vince e non con un altro che tra qualche giorno andrà a fare il servo in un palazzo ellenico!”. Come pegno d’amore, la donna gli regala il suo fermaglio preferito. Diomede lo perde in un duello e il monile finisce nelle mani di Deifobo. Troiolo, che per il dispiacere è divenuto magro come un fuscello, quando vede il fermaglio appuntato sulla tunica di Deifobo, il quale, tutto sommato, non c’entrava niente, cerca di ucciderlo. Purtroppo per lui, però, proprio in quel momento si trova a passare di lì Achille, che, in un colpo solo, gli stacca la testa dal collo.

Il Teseida delle nozze d’Emilia

Il mitico duca di Atene, Teseo, va a fare la guerra in Scizia contro le Amazzoni, le donne guerriere che si tagliavano la mammella destra per meglio scagliare la lancia. Queste, sconfitte, sono condotte nella città del duca.b13 La loro regina Ippolita, che ha portato con sé anche la sorella Emilia, sposa Teseo. Questi però, dopo pochi giorni, riparte per un’altra guerra, contro Creonte, il re di Tebe. Finita pure quella, torna ad Atene e, tra i tanti prigionieri, conduce seco due giovanotti, Arcita e Polmone. I due, manco a farlo apposta, si innamorano della stessa donna: Emilia. Teseo dice loro: “Cari ragazzi, vedetela voi, fate una gara a colpi di spada e chi vince si prende mia cognata!”. I giovani amici, che per una donna erano diventati acerrimi nemici, se ne danno così tante, ma così tante, che nessuno dei due riesce quasi più a stare in piedi. La vittoria ai punti va ad Arcita il quale, nonostante sia ferito gravemente, corre a sposare Emilia. Ma Venere lo fa cadere da cavallo, lui batte la testa e prima che muoia, con l’ultimo filo di voce rimastogli, affida la sua signora mancata a Polemone.

 

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I problemi economici del padre, costrinsero Boccaccio a lasciare la bella corte napoletana per tornare a Firenze. Nella città dell’Arno, nonostante l’ambiente partenopeo cui tanto era stato affezionato non ci fosse più, continuò a celebrare le sue amate donne. Qualche anno dopo, il Banco de’ Bardi fallì e, così, decise di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura anche perché, morto il genitore durante la terribile epidemia di peste del 1348, quella che userà come pretesto narrativo per dare avvio al Decameron, poté acchiapparsi l’eredità.

 

Standard&Poor’s: gli effetti del Grexit in Eurozona

 

Lo scorso 29 giugno, l’agenzia di rating Standard&Poor’s ha abbassato il rating di lungo periodo della Grecia da CCC a CCC-. La decisione, spiegano, è il diretto risultato di un’accresciuta probabilità che il Paese rinunci alla moneta unica, stimata al 50%, dopo che il Governo greco ha rifiutato Standard-and-Poorstutte le proposte dei creditori e indetto, oggi, domenica 5 luglio, un referendum per demandare al popolo la decisione ultima. Come noto, le indicazioni del Governo sono di votare “OXI” (no). S&P ha recentemente pubblicato un documento in cui cerca di stimare quali sarebbero gli effetti di un abbandono greco della moneta unica. Per gli analisti, le conseguenze sarebbero disastrose per l’economia ellenica, per le sue banche e per tutte le imprese non finanziarie. La Grecia perderebbe definitivamente l’accesso ai finanziamenti della BCE, il ché creerebbe una grave carenza di valuta estera per i settori pubblico e privato. Senza il supporto dell’Eurosistema, il quale, secondo le analisi di S&P attualmente supera il 70% del PIL, il sistema di pagamenti della Grecia crollerebbe e le sue banche non sarebbero più in grado di funzionare. Inoltre, il debito pubblico e privato, denominato fino ad ora in euro, vedrebbe il suo valore nominale aumentato, una volta convertito nella nuova moneta. Tuttavia, la società di rating vede come contenibile il rischio di contagio del Grexit. L’attuale situazione è molto diversa rispetto al 2012, quando la Grecia diventò una preoccupazione diretta: tutti i membri della zona euro (periferia compresa), oggi, infatti, sono più solidi, sia economicamente sia strutturalmente, e la BCE ha finalmente intrapreso un programma di QE (leggi articolo). Le reazioni dei mercati all’inadempienza della Grecia nei confronti del FMI e alla scadenza del programma di aggiustamento UE, sembrano confermare questo punto di vista. Ma, avvertono gli analisti, se la Grecia uscisse dalla moneta unica, sarà stato dimostrato che qualsiasi paese potrebbe rinunciare alla sua permanenza nell’unione monetaria e ciò metterebbe anche in discussione tutte le ipotesi alla base di più di vent’anni di politica e di politica economica. Una strada pericolosa che potrebbe innescare conseguenze a lungo termine, difficili da prevedere. I mercati, ad esempio, potrebbero sollevare dubbi circa gli accordi istituzionali vigenti in Europa, circa il ruolo dei creditori ufficiali e l’efficacia dei controlli UE sull’applicazione dei programmi di sostegno finanziario. L’ambiente macroeconomico potrebbe diventare meno prevedibile, aumenterebbero le controversie legali e l’impegno stesso per la moneta unica potrebbe essere messo in discussione, aggravando la già fragile situazione economica della regione europea. A livello politico, invece, il Grexit accrescerebbe i dubbi circa l’impegno di rafforzare l’intera architettura alla base dell’Unione Europea. imagesAnche se, dalle parti di S&P, ritengono che i partiti anti UE perderanno molto consenso dopo che i costi sociali ed economici greci si saranno manifestati. Reputano, pertanto, che l’uscita della Grecia dall’Euro sia un evento unico nel suo genere, che potrebbe portare, nel lungo termine, notevoli danni, in tema di coesione politica, in Europa. In base alle simulazioni Standard&Poor’s e Oxford Economics, l’impatto economico complessivo del Grexit sarebbe grave per la Grecia, ma più contenuto per il resto della zona Euro. Le ipotesi chiave per condurre lo studio sono state:

  • la Grecia abbandona la zona Euro il 1° luglio 2015;
  • la Grecia torna alla Dracma. I mercati spingono la moneta sotto il suo tasso di pre-conversione, GDR340/€1, fino a GDR540/€1 nel 4° trimestre;
  • la Grecia fallisce e taglia il suo debito pubblico da 314 Mld€ a 164 Mld€. I restanti membri dell’Eurozona “fanno buone” le perdite della BCE e incrementano il loro debito;
  • un enorme shock di fiducia colpisce l’economia greca, pari a quattro volte l’impatto che sperimentò con la caduta della Lehman;
  • il Grexit richiede alla BCE di rispondere in modo aggressivo, anticipando i piani del QE nel quadrimestre immediatamente successivo al default.

Poiché la Grecia è una piccola economia e tradizionalmente più chiusa rispetto alle altre del blocco europeo, gli effetti commerciali diretti di una sua uscita sarebbero ridotti per le altre economie. Escludendo Cipro (19% di esportazioni verso la Grecia, nel 2013), solo due economie esportano più del 2% del loro totale verso Atene: Macedonia (4,2%) e Malta (3,3%). Eurozone Real GDPAnche ipotizzando un crollo delle importazioni greche del 50% l’anno dopo la sua uscita, questo avrebbe un impatto limitato su Germania, Francia e Italia, stimato tra -0,3% e -0,5% sulla domanda totale di esportazioni, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale calo ridurrebbe il PIL dei tre paesi tra lo 0,2% e lo 0,3% (grafico  a sinistra). L’effetto principale, in particolar modo sui Paesi periferici (quelli economicamente più deboli), si avrebbe, però, attraverso il mercato dei capitali. La simulazione condotta suggerisce che, data la percezione della revocabilità dell’adesione all’Euro, la conseguenza più significativa potrebbe essere quella di reintrodurre un premio per rischio di cambio valutario sui rendimenti Germany 10y Yieldobbligazionari di tutta la regione europea. Il contagio, in tal senso, può causare un picco di rendimenti, soprattutto per quelle economie percepite più deboli dai mercati (cfr. grafici a destra e sottostante). Il programma di QE sarebbe in grado di limitare il rialzo dei rendimenti, ma è probabile che un premio per il rischio di valuta resti in modo permanente. Nell’esercizio, l’aumento dei costi di finanziamento per la zona Euro nel suo complesso, nel periodo 2015/2016, si assesterebbe a circa 30 Mld€, ma l’aumento non sarà distribuito uniformemente. Sarà l’Italia a sostenerne il peso maggiore, con un incremento di 11 Mld€. S&P stima, dunque, un maggior costo del rifinanziamento dei debiti pubblici di 30 Mld€ complessivi per l’intera area e di 11 Mld€ per l’Italia. Italy 10y YieldMa la cifra potrebbe essere sovrastimata: per il calcolo, S&P avrebbe ipotizzato che i tassi dei Btp decennali salgano di 120 b.p., dall’attuale 2,3% al 3,5%. Ma per arrivare a 11 Mld€ di maggiori oneri sul debito nei due anni, sarebbe necessario applicare l’aumento a tutte le emissioni del 2015 e del 2016 (programmate per un totale di 420 miliardi l’anno), e anche immaginare che i titoli a tasso variabile facciano registrare un incremento allineato. La stima dimenticherebbe, però, che il 63% delle emissioni di Btp decennali nel 2015 è già stato realizzato: restano da emettere meno di 200 miliardi. E tralascerebbe che i titoli con tassi variabili sono indicizzati all’Euribor. Insomma: il conto dell’uscita della Grecia dalla moneta unica potrebbe non essere così salato come Standard&Poor’s immagina.

Giuseppe De Simone