Voltaire sferza Rousseau

L’ironia dell’Illuminismo contro i sogni del “selvaggio”

 

 

 

 

Voltaire (François-Marie Arouet) e Jean-Jacques Rousseau sono stati due dei più grandi pensatori dell’Illuminismo francese, ma le loro visioni del mondo e della società si contrapponevano in modo netto. Questo dissenso intellettuale sfociò in diverse prese in giro da parte di Voltaire nei confronti del sistema filosofico di Rousseau, con un tono spesso satirico e pungente.
Rousseau sosteneva una visione romantica della natura umana e della società. Nei suoi scritti principali, come Il contratto sociale e Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza tra gli uomini, esprimeva l’idea che l’uomo fosse naturalmente buono, ma corrotto dalla società. Egli immaginava uno “stato di natura” in cui l’uomo viveva libero, in armonia con sé stesso e con gli altri, prima di essere incatenato dalle convenzioni sociali e politiche moderne.
Voltaire, dall’altro lato, era un convinto sostenitore del progresso civile, della scienza e della ragione. Non vedeva l’uomo “naturale” come idealizzato da Rousseau e, anzi, sosteneva che il progresso della civiltà fosse essenziale per il miglioramento delle condizioni umane. Questo scontro tra la visione idealista di Rousseau e quella pragmatica di Voltaire costituiva la base delle loro divergenze.
Voltaire, maestro dell’ironia, non risparmiò Rousseau da commenti sarcastici e battute velenose. Le sue critiche più celebri si concentrano soprattutto sull’idea dello “stato di natura” e sulla visione utopistica di una società primitiva.

In una famosa lettera, scritta nel 1755, dopo aver letto il Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza, Voltaire ironizzò dicendo: “Signore, ho ricevuto il vostro nuovo libro contro il genere umano e ve ne ringrazio. Piacerete agli uomini cui dite le verità che li riguardano, senza peraltro correggerli. Vi rappresentate con colori molto persuasivi gli orrori della società umana, la cui ignoranza e debolezza si ripromettono tante delizie. Nessuno ha mai impiegato tanto ingegno per farci diventare bestie. A leggere il vostro libro viene voglia di andare a quattro zampe. Ma avendone sfortunatamente persa l’abitudine da più di sessant’ anni, mi è impossibile riprenderla ora e lascio questa andatura naturale a coloro che ne sono più degni di voi e di me”. Con queste battute, Voltaire prendeva in giro l’idealizzazione del “buon selvaggio” di Rousseau, sottolineando l’assurdità di un ritorno a uno stato primitivo. Inoltre, considerava le conquiste della civiltà – dall’arte alla scienza – come segni del progresso umano, mentre ridicolizzava l’idea di abbandonarle per vivere in uno stato di “purezza” pre-civile.
Quando Rousseau pubblicò Il contratto sociale, nel 1762, Voltaire lo trovò ingenuo e utopistico. Egli credeva che la visione di Rousseau di una società governata dalla “volontà generale” fosse una sorta di illusione pericolosa, destinata a fallire se applicata alla realtà politica. Anche se Voltaire non formulò attacchi diretti in forma pubblica come in altri casi, è noto che fece battute sarcastiche nei salotti parigini, ridicolizzando la pretesa di Rousseau di riformare la società basandosi su idee astratte e poco pratiche.
Anche se Candido (1759) di Voltaire non è un attacco diretto a Rousseau, il romanzo contiene diversi passaggi che prendono di mira le filosofie utopistiche in generale, tra cui quella di Rousseau. Nel personaggio del filosofo Pangloss, che sostiene che viviamo “nel migliore dei mondi possibili” (qui è chiara la critica alla filosofia di Leibniz), Voltaire ridicolizza l’ottimismo filosofico, mostrando le sue assurdità di fronte alla crudeltà e alle sofferenze del mondo reale. Anche Rousseau, con la sua visione utopistica di una società ideale e naturale, è implicitamente bersagliato in questo attacco.
Voltaire sostenne in vari scritti che la civiltà, pur con i suoi difetti, è ciò che ha reso possibile lo sviluppo di istituzioni giuste, la libertà di espressione e l’arte. In un certo senso, ogni suo elogio alla civiltà era una risposta ironica al disprezzo di Rousseau per la società moderna. Voltaire trovava insensato voler tornare a una presunta purezza originaria e amava scherzare sull’idea che vivere come “selvaggi” potesse essere in qualche modo preferibile alla civilizzazione.
Le prese in giro di Voltaire verso Rousseau rivelano la profondità della loro divergenza filosofica. Con la sua arguzia e il suo sarcasmo, Voltaire non solo smontava le teorie di Rousseau, ma sottolineava anche la complessità e le contraddizioni insite nelle utopie filosofiche. In un certo senso, questo scontro intellettuale rappresenta l’anima stessa dell’Illuminismo, un periodo di grandi idee e dibattiti accesi sul destino dell’umanità.

 

 

 

 

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